Missioni Consolata - Aprile 2010
ISRAELE che che vengono prima di ogni pro- cesso di riconciliazione. Ciò che mi sorprende sempre è il fatto che non vi sia odio fra la gente comune delle due parti in conflitto. Anzi, in questo senso, penso che siamo noi israelia- ni ad essere in difetto. Siamo indiffe- renti ai palestinesi, non ci importa di loro, non ci importa neppure di o- diarli; semplicemente, viviamo la nostra vita. Loro sono arabi, vivono sullo sfondo, appartengono allo sce- nario, non influenzano la nostra vita, siamo convinti di poterne fare a me- no. L'economia israeliana sta andan- do bene, il turismo si sta riprenden- do…gli israeliani si sentono tran- quilli. Il fatto è che noi possiamo vivere tranquillamente con l'occu- pazione, non ci pensiamo neppure all'occupazione. Ecco il vero proble- ma. Per contro, la maggior parte dei palestinesi andrebbe anche d'accor- do con gli israeliani…Tutto somma- to, non credo che sentano odio ver- so di noi. L'anno scorso ho fatto par- te di uno dei primi gruppi che sono riusciti ad entrare a Gaza rompendo l’assedio dopo l'operazione «Piom- bo fuso». Ero l’unico israeliano, e c’e- rano un sacco di persone che mi chiamavano,mi invitavano per un caffè; alcuni, i più anziani, volevano perfino parlare ebraico. E non di po- litica, non volevano fare discorsi po- litici…si chiedevano semplicemen- te come si sarebbe potuti uscire tut- stato la volontà di smantellare, far cessare l'occupazione. Né che al go- verno ci fossero i laburisti, il Likud, o qualsiasi altro partito. Chiaramente, quando i palestinesi entrano in dialogo con gli israeliani che fanno parte di un movimento di pace, si rendono conto che questi ultimi non sono in realtà capaci di influenzare la politica del loro go- verno e quindi il dialogo si esaurisce ben presto perché i palestinesi dico- no: «Non possiamo normalizzare le relazioni, imparare a conoscere me- glio voi israeliani, diventare amici e, nel contempo, continuare a subire l'occupazione». Bisogna eliminare l’occupazione dai territori palestine- si e poi si potrà iniziare a dialogare. Non possiamo mettere il carro da- vanti ai buoi. Cosa ostacola l’inizio di un pro- cesso di normalizzazione e, quin- di, di pace e riconciliazione? Il vero problema è rappresentato dalla politica e dalle strategie politi- Più di una volta la nostra rivista ha affrontato il tema del conflitto isrealiano- palestinese.Vorrem- mo chiedere se, oggi come oggi, vedi una qualche possibilità di ri- conciliazione fra le due parti. Parlare di riconciliazione è pre- maturo. Questa può e deve avvenire soltanto dopo aver stabilito un ac- cordo di pace. Ci sono stati in passa- to molti tentativi di dialogo tra i- sraeliani e palestinesi; continuiamo sempre a dire che faremo lo sforzo di capirci di più, che ci conosceremo meglio, che parleremo dei nostri problemi…Purtroppo, sono tutti tentativi che, in realtà, non hanno mai funzionato; anche perché il go- verno israeliano non ha mai manife- È possibile avviare un processo di riconciliazione, oggi, tra Israele e Palestina? Lo abbiamo chiesto all’antropologo e attivista israeliano Jeff Halper, direttore del Comitato israeliano contro la demolizione delle case (Icahd). Israele e Palestina: tra pareti abbattute e muri eretti IL SOGNO DI JEFF a cura di Ugo Pozzoli
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