Missioni Consolata - Aprile 2010

MISSIONI CONSOLATA Ma non basta: bisogna motivare la gente a restare nel paese, fornendo lavoro e prospettive per il futuro. La chiesa ortodossa ha lanciato il pro- getto per la costruzione di 20 abita- zioni: alla raccolta dei fondi contri- buiscono anche cattolici romani. «La spesa prevista è di unmilione di dol- lari» chiarisce don Raed, con un sorri- so accattivante verso gli uniati ameri- cani. «In tempi di check point e strade chiuse - continua don Raed - è quasi impossibile raggiungere l’ospedale di Ramallah o Gerusalemme; in que- sti anni, nei check point abbiamo avu- to la nascita di 76 bambini e 24 de- cessi tra madri e bambini. Per questo abbiamo dovuto ingrandire il centro medico, fornendolo di una sala parto e altre piccole strutture di emergen- za. Oggi il centromedico, nonostante la sua minuscola taglia, offre tutti i servizi di un vero ospedale. E questo grazie al vostro aiuto» conclude il parroco ammiccando agli estasiati a- mericani. E continua senza distoglie- re lo sguardo dal gruppo california- no: «Cerchiamo sponsor e volontari per sostenere la scuola, che oggi ac- coglie oltre 450 alunni, dall’asilo al li- ceo, e la nostra Beit Afram, la casa di riposo per anziani e di riabilitazione per handicappati, realizzata nel 2005 con fondi donati dalla parrocchia di San Lorenzo in Firenze e gestita dalle suore Figlie dell’Addolorata». ATaybeh c’è anche una casa di ac- coglienza per pellegrini e gente di passaggio, intitolata a Charles de Foucauld, il quale passò a Taybeh una prima volta nel 1897 e vi ritornò l’an- no seguente per una settimana di ri- tiro, dal 14 al 21 marzo, traendo da qui ispirazione per ben 35 pagine dei suoi scritti spirituali. Olio extra vergine e... per la pace La parrocchia cattolica, essendo la più numerosa e meglio organizzata, è l’asse portante di tutto lo sviluppo del paese, valorizzando al massimo le risorse locali e con gli aiuti che ven- gono dall’estero. «Ma noi cristiani di Terra Santa non vogliamo restare mendicanti, dipendere dagli altri. La nostra gente ha voglia di lavorare e creare prodotti di qualità» continua il parroco. Appena arrivato a Taybeh don Raed ha creato la Olive Branch Foun- dation (Fondazione ramo d’olivo) che ha finanziato la realizzazione di unmoderno oleificio e l’avvio di la- boratori artigianali per la produzione di oggetti di legno d’olivo, sapone, candele, maftul (cuscus), ceramiche... La produzione dell’olio di oliva è un’attività ancestrale a Taybeh, prati- cata da 300 famiglie su 380, con oltre 30 mila olivi e altri 180 mila nei terri- tori dei villaggi circostanti.Ma l’intifa- da e relative misure di sicurezza i- sraeliane hanno reso difficile il mer- cato dell’olio di Taybeh, dimezzandone il prezzo e riducendo- lo a moneta di baratto. La gente era così scoraggiata che non si curava più di raccogliere le oli- ve. «Un anno, all’apertura delle scuo- le, molta gente si trovò senza soldi per pagare la tassa scolastica - rac- conta don Raed -.Dissi che pote- vano pagare con l’olio: sei tani- che da 16 litri all’anno per o- gni studente.Mi ritrovai con oltre trenta ettolitri d’olio d’oliva da smaltire, in com- penso la gente trovò nuo- vo coraggio». L’installazione a Taybeh del frantoiomoderno, senza più dipendere da quello di Silwad, ha per- messo di ottimizzare la produzione dell’olio con certi accorgimenti tecnici, come la raccolta ritardata delle olive e la frantuma- zione in giornata, cosicché l’olio può essere classifica- to come «extra vergine». «Nel 2003 - continua don Raed - abbiamo firmato un contratto con una Ong francese, Ater Ego, che assorbe gran parte della produzione locale: oggi l’olio di Taybeh viene venduto in 4 mila supermercati francesi,mentre i pro- dotti artigianali, tramite il commercio equo-solidale, vengono spediti in o- gni parte del mondo». Un’altra idea del vulcanico parroco, lanciata nel 2004, è la «lampada della pace», una ceramica a forma di lucer- na tradizionale o di colomba, che ol- tre a dare lavoro e di che vivere di- gnitosamente ad una ventina di famiglie, vuole richiamare l’at- tenzione sulla Terra Santa, straziata da decenni di con- flitto israelo-palestinese, in una situazione che a tutt’oggi sem- bra senza via di uscita. «Ci resta un ul- timo rimedio: rivolgiamo al Signore la nostra preghiera per la pace inTer- ra Santa, attorno a un’idea semplice e simbolica: la lampada, con olio e luce, è unmessaggio di pace da parte no- stra e un segno di solidarietà da par- te vostra» spiega il parroco sempre rivolto agli americani. Il suoobiettivoèfargiungere le«lam- padedellapace»apiùdi 100milachiese intutto ilmondo.«Conunatalecatenadi preghieracheunisce i cristianidi tutto il mondo,ilbuonDioascolterà ilnostro appello,nonavràaltrascelta!»conclude donRaed,volgendo losguardoaccatti- vanteancheagli indianidel Kerala. ■

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