Missioni Consolata - Marzo 2010
terraferma. Le foreste di mangrovie ospitano grandi quantità di pesci e di crostacei e sono,nel contempo, l’ha- bitat per svariate specie animali ter- restri o arboricoli, come i giaguari e le scimmie.Da sempre, la sussistenza delle comunità locali dipende da queste foreste: basta pensare che le donne catturano pesci e molluschi, che vengono rivenduti al mercato e permettono di mantenere intere fa- miglie. La crescita rapida dell’indu- stria dell’allevamento dei gamberi ha comportato la perdita, a livello mon- diale, del 38% delle foreste di man- grovie, secondo Greenpeace, e la scomparsa di molte delle tradizionali aree di pesca delle comunità locali. Sia in Asia, che in America Latina si sono verificate violente proteste del- le popolazioni locali, che hanno ten- tato di opporsi all’introduzione del- l’allevamento dei gamberi,ma talvol- ta tali proteste si sono concluse con l’uccisione di qualcuno degli insorti. Oltre alla perdita delle foreste di mangrovie, il danno di questi alleva- menti è dato anche dalle grandi quantità di mangimi artificiali,di anti- biotici e di pesticidi, che vengono ri- lasciati nell’acqua. Inoltre, i siti di alle- vamento dei gamberi necessitano di un frequente ricambio,per cui i pro- prietari abbandonano spesso le zone di palude, ormai trasformate in vere e proprie discariche,per trasferire i loro allevamenti in altre zone costiere. La distruzione delle foreste di mangro- vie è senz’altro una delle cause delle terribili conseguenze degli tsunami, poiché le onde non trovano più alcu- na barriera naturale alla loro potenza distruttiva. E normi quantità di pescato sono necessarie anche per gli alleva- menti dei tonni pinna azzurra o tonni rossi, che prendono sempre più piede nel Mediterraneo. Si calcola che servano 25 chilogrammi di pe- sce, per un chilogrammo di tonno. Questa attività è conosciuta anche come ranching dei tonni e consiste nella cattura e nel trasporto dei tonni in particolari siti, presso le coste del Mediterraneo, dove essi vengono chiusi in gabbia e messi all’ingrasso, per rifornire la clientela giapponese, che paga lautamente per ottenere pesce di elevata qualità per il sushi ed il sashimi. I rapidi profitti derivanti da questa attività hanno portato all’uso di navi da pesca sempre più grandi, che, con reti a circuizione, catturano interi banchi di tonni,per convogliarli nelle gabbie d’allevamento. Le navi, dotate di radar e di sonar, vengono assistite da elicotteri od aerei da rico- gnizione, che dall’alto avvistano i banchi. Sono inoltre stati costruiti nuovi aeroporti,per il trasporto del tonno.Dal 1997, l’Unione Europea eroga annualmente 34milioni di dol- lari, come sussidio per quest’attività ed a questi fondi si aggiungono gli in- vestimenti del Giappone e dell’Au- stralia, che hanno incoraggiato le sempre più organizzate aziende itti- che. Purtroppo la conseguenza di que- sta febbrile attività è stata la drastica riduzione del tonno rosso, che è dimi- nuito del 74%nel Mediterraneo tra il 1957 ed il 2007,mentre nell’Atlantico MC MARZO 2010 63 R ETI DA CIRCUIZIONE : si tratta di reti ideate per catturare banchi interi di pesci, i quali spesso vengono attratti da luci. Una volta catturato il banco di pesci, il fondo della rete si chiude, impedendone la fuga. Questo tipo di pesca può essere molto selettivo, ma anche molto dannoso, se utilizzato per i banchi di pesci giovani, poiché, in questo caso, intacca direttamente le riserve ittiche. R ETI A STRASCICO : per la pesca sul fondo del Mediterraneo, i pe- scherecci usano reti a forma di sacco, con un’apertura larga 20 metri ed alta circa 2 metri. Tali reti sono tenute aperte da due divergenti, detti “tavoloni”, spinti di lato dalla pressione dell’acqua, da galleggianti posti superiormente all’imbocca- tura e da piombi posti inferiormente alla stessa. Il pescherec- cio traina la rete per parecchie ore, per un tratto di mare di 15 o più chilometri, irretendo e sconvolgendo tutto ciò, che si trova in quel fondale. In pratica, a causa dei pesi metallici tra- scinati sul fondale, questo viene quasi arato, con la cattura e l’uccisione di ogni forma di flora e di fauna presente.Per ripo- polare i tratti di fondale, così devastati,possono essere neces- sari degli anni. La superficie interessata da una simile battuta di pesca può arrivare a 100.000 metri quadrati. In tal modo vengono catturati molti pesci giovani, col pericolo di impove- rire le riserve ittiche.Per evitare questo problema,molti Paesi hanno fissato il limite di 20millimetri, per le maglie delle reti, ma di fatto nessuno controlla. R ETI A STRASCICO D ’ ALTURA : si tratta di una variante più distruttiva dell’ambiente marino, rispetto alla precedente, perché que- sto tipo d’attrezzo consente ai pescherecci di pescare sia sul fondo, che a media profondità. L’ampiezza dell’imboccatura delle reti varia da 10 a 15 metri e le maglie sono molto più piccole (9-12 millimetri), quindi inferiori rispetto al limite le- gale. In genere, i pescherecci, che usano questo tipo di reti, hanno motori molto più potenti degli altri e riescono a cattu- rare qualsiasi cosa si presenti sulla loro strada. Le reti a ma- glie piccole, trascinate a forte velocità, creano una sorta di barriera (anche perché in tal modo le maglie si rimpiccioli- scono ulteriormente) e, di conseguenza, riescono a catturare anche pesci di piccole dimensioni, che altrimenti sarebbero sfuggiti. P ALAMITI : si tratta di attrezzi costituiti da cime “madri” lunghe parecchi chilometri, a cui sono applicate migliaia di cime più corte, dotate di ami con esche, distanziate l’una dall’altra di qualche metro. Un sistema di galleggianti e di piombi per- mette a questo attrezzo di essere posizionato sulla superficie dell’acqua o alla profondità desiderata. I palamiti posizionati in superficie spesso catturano tartarughe (decine di migliaia, ogni anno) ed uccelli marini. Purtroppo spesso i palamiti ven- gono posizionati lungo le rotte migratorie delle tartarughe. R ETI DERIVANTI : sono reti fisse, lunghe parecchi chilometri, posi- zionate singolarmente o a gruppi anche fino a 30 metri di profondità, oppure sospese in acqua, mediante galleggianti. La dimensione delle loro maglie varia a seconda delle specie cacciate, che di solito sono pesci spada, alalunga e tonni bo- nito. La pesca con queste reti è del tutto indiscriminata e spesso vi si impigliano delfini, balene, tartarughe e talvolta uccelli marini. T RAMAGLIO : tipo di rete fissa, alta circa 2,5 metri, usata nel Mediterraneo, costituita da un insieme di due reti a maglia larga (200 millimetri), entrambe tese, con in mezzo una rete più estesa e meno tirata, a maglie più piccole (30-40 millime- tri), di modo che il pesce, nuotando in mezzo, vi resti intrap- polato. C’è rete e rete MISSIONI CONSOLATA
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