Missioni Consolata - Marzo 2010
MC MARZO 2010 55 gg g rantite cinque condizioni essenziali: l’accesso all’acqua, i servizi igienici, lo spazio vitale sufficiente, la durata e qualità delle abitazioni e le garanzie giuridiche del pos- sesso delle case. Sempre Un Habitat informa che attual- mente metà della popolazione mondiale vive in città e questo, nel giro di un ventennio, aumenterà fino al ses- santa per cento. Nei paesi in via di sviluppo, in particola- re, questa crescita è decisamente sostenuta: ogni mese, cinque milioni di persone abbandonano le zone rurali e vanno a ingrossare le fila della popolazione urbana, in- seguendo gli stessi sogni e speranze che portano mi- gliaia di immigrati sulle coste italiane. Al di là delle ovvie considerazioni sui drammi legati al- la vita in uno slum , ciò che impressiona di questi quar- tieri è la presenza di dinamiche quotidiane del tutto si- mili a quelle vissute dalle persone appartenenti a conte- sti sociali più agiati. Ben oltre la soglia di degrado tolle- rabile per un cittadino occidentale si sviluppa infatti un «microcosmo», come lo ha definito padre Paolo,missio- nario comboniano attivo nello slum di Korogocho, «con le sue regole e la sua economia». In Kenya, un terzo de- gli abitanti degli slum è un finto povero che ha scelto di vivere in questi quartieri per evitare gli alti costi e doveri dei luoghi residenziali oppure per lucrare sulla dispera- zione altrui, affittando baracche di fango e lamiera a chi, invece, non ha scelta. Non solo. La baraccopoli è ben lontana dall’essere un errore, un imprevisto storico e sociale; al contrario. «Gli slum sono vere e proprie riserve di manodopera giorna- liera a buon mercato», commenta padre Franco,missio- nario della Consolata in Kenya. «E sono un ottimo cen- Il microcosmo delle baraccopoli Peter posa distrattamente una mano su un mucchio di T-shirt impilate con cura sul suo banco del mercato. Ha sentito il fischio del treno in lontananza e sa che fra pochi secondi un convoglio ferroviario lambirà la sua merce passando sulle rotaie che attraversano Kibera, il più grande degli oltre duecento slum di Nairobi. Viene da sorridere pensando agli annunci nelle stazioni eu- ropee, dove voci meccaniche raccomandano ai viag- giatori di non oltrepassare la linea gialla di sicurezza o- gni volta che un treno in transito scorre tra i binari. Pe- ter compie quel gesto con estrema naturalezza, in mo- do quasi automatico: abita e lavora in una bidonville di trecentomila persone e ha imparato a convivere con la mobilità causata dai pochi lentissimi treni di passag- gio, il fango della stagione delle piogge, i rivoli di liqua- mi che scorrono negli scoli a cielo aperto, l’odore acre di pneumatici bruciati e il puzzo dei rifiuti urbani mai raccolti. Secondo le stime di Un Habitat, l’agenzia delle Nazio- ni Unite che si occupa degli insediamenti umani, un a- bitante del globo su sei vive in una baraccopoli, cioè in Campagna quaresimale cooperando... RISORGIAMO DALLA POLVERE Inizia con questo numero una nuova rubrica: Cooperando... , spazio di riflessione, proposte e pro- getti per pensare il mondo della cooperazione inter- nazionale insieme a Missioni Consolata Onlus. Baraccopoli di Kibera, Nairobi, passa il treno della ferrovia che collega il porto di Mombasa con Kampala in Uganda.
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