Missioni Consolata - Marzo 2010

54 MARZO 2010 BRASILE/ITALIA cimila nello stato del Mato Grosso. «L’immigrazione deve essere trat- tata come un’emergenza umanita- ria e non la si può confondere con la criminalità», ha affermato Lula al G8, confrontando i provvedimenti mes- si in atto dal Brasile con quelli che stavano per essere adottati in Euro- pa. Ma non è tutto. Secondo Lula, la regolarizzazione è stata il primo passo di un progetto di più ampio respiro che punta alla creazione di una nuova Legge dello Straniero, e che ha come obiettivo riumanizzare l’immigrazione in Brasile. Uno strumento per evitare che gli immigrati, in condizioni di estrema fragilità finanziaria, siano oggetto dello sfruttamento e del traffico u- mano praticato dalle gang di narco- trafficanti, che insieme ad altre or- ganizzazioni criminali operano nelle zone di frontiera. La legge 11961 ha dato ai clande- stini che vivono in Brasile la possibi- lità di ottenere la residenza provvi- soria per due anni, che al momento della scadenza potrà essere trasfor- mata in permanente.Vengono ga- rantiti ai beneficiari della legge gli stessi diritti e doveri dei brasiliani, ad eccezione di quei privilegi di cui si gode per nascita, come la possibi- lità di candidarsi a cariche elettorali. Mettendo a confronto la politica del Brasile con la regolarizzazione effettuata dall’Italia nel settembre del 2009 per colf e badanti o con lo stesso decreto flussi, appare chiaro che le complesse pratiche burocra- tiche italiane hanno una precisa fi- nalità: creare condizioni tali da non permettere agli immigrati di legaliz- zarsi. Sette mesi prima della promulga- zione della legge di amnistia, in vi- sta del progetto di integrazione dei Paesi dell’America del Sud, il gover- no Lula ha siglato un accordo bilate- rale con l’Argentina, permettendo la concessione del visto permanente a turisti e cittadini argentini muniti di visto provvisorio. Un visto che - co- me si sostiene a Brasilia - oltre a per- mettere al viaggiatore di vivere e- sattamente come un cittadino del Paese che lo ospita, gli offre al tem- po stesso la possibilità di decidere se stabilirvisi definitivamente. Questa preoccupazione, presente anche nella legge di amnistia, dimo- stra che la politica migratoria del Brasile, offrendo le condizioni di ba- se per l’inserimento legale dell’im- migrato nel mercato del lavoro, anti- cipa in un certo senso il processo di integrazione. Nulla di tutto questo si avverte per ora nelle scelte dell’Italia, nono- stante l’allarme mano d’opera che rischia di compromettere seriamen- te il potenziale produttivo del Paese a causa dell’invecchiamento della popolazione, del basso indice di na- talità e del rifiuto da parte dei giova- ni italiani di svolgere lavori meno re- munerativi o qualificati. ■ Umanizzare le politiche di immigrazione Nel clou della polemica sulla rifor- ma della legge sull’immigrazione, che in Italia ha trasformato in un i- stante un milione di irregolari in cri- minali a tutti gli effetti, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva si è presentato alla riunione del G8 dell’Aquila annunciando di voler da- re una grande lezione di immigra- zione ai Paesi più sviluppati. Lula si riferiva alla legge 11961 di amnistia dei clandestini in Brasile, promulga- ta il 2 luglio del 2009, che ha per- messo la regolarizzazione di cin- quantamila stranieri provenienti da altri Paesi latini. L’iniziativa del go- verno, in realtà, non è stata altro che la ripresa di una disposizione del ‘98, in occasione della quale trentanove- mila immigrati furono amnistiati nel Paese. La differenza fra la politica brasi- liana e quella italiana, ovviamente non riguarda solo i numeri. Il Brasile - oggi con poco più di 870 mila im- migrati regolari - è passato dal suo ruolo di tradizionale ricettore di stranieri - quando fra il 1820 ed il 1940 giunse a ricevere circa cinque milioni di persone - a quello di pae- se emissore di migranti, verso la fine degli anni ‘80. Solo negli ultimi anni è ritornato ad attrarre l’interesse dei Paesi limi- trofi, ed in particolare dei boliviani. Le stime prima della regolarizzazio- ne dello scorso luglio, indicavano che sessantamila si erano attestati clandestinamente a São Paulo e die- Qui sopra: il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula,mostra le mani sporche di petrolio di un nuovo pozzo scavato dai brasiliani. Sotto: Afonso Marcelino da Silva, lavoratore brasiliano.

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