Missioni Consolata - Marzo 2010
DOSSIER 42 MC MARZO 2010 Responsabilità di religioni e chiese Nel conflitto israelo-palesti- nese fino a che punto c’entrano le ragioni religiose? «La situazione di oppressione e violenza in cui viviamo rendono difficili le relazioni tra gruppi e in- dividui e risvegliano l’antagonismo tra sensibilità religiose differenti. Tuttavia la religione diventa molto spesso un pretesto per affermare la posizione politica, come la que- stione delle moschee sulla spiana- ta del tempio. Nelle grandi feste, come capodanno o sukkot, c’è sempre qualche gruppo di fanatici ebrei che tentano di prendere pos- sesso della spianata del tempio. Da parte araba è nata una nuova ideo- logia: si afferma che non c’è mai stato il tempio, ma il luogo è isla- mico dai tempi di Abramo. L’ostilità dei palestinesi non è contro gli ebrei in quanto ebrei, ma contro lo stato d’Israele: ostilità semplicemente politica, derivate dalla situazione politica e non da sentimenti di antisemitismo. Ma in Oriente la dimensione reli- giosa compenetra e anima tutte le attività private e pubbliche, per cui le religioni hanno una grande re- sponsabilità, in questa parte del mondo, nella ricerca della giustizia e della pace; perciò i leader reli- giosi possono avere un'influenza decisiva sui fedeli, in un senso o nell’altro, incitare alla guerra e vio- lenza o esortare alla pace. Qual è il rapporto tra chiesa e stato d’Israele? All’interno del territorio israelia- no, i rapporti della chiesa con lo stato d’Israele sono basati sul ri- spetto dovuto a ogni autorità. Quando i cristiani arabo-israeliani mi chiedono come comportarsi di fronte allo stato, io rispondo: sie- te cristiani, siete arabi e siete cit- tadini israeliani. Siete dunque te- nuti a una triplice fedeltà: alla vo- stra fede cristiana, al vostro patrimonio culturale arabo, che condividete con i musulmani d’I- sraele e i popoli arabi, e allo stato d’Israele in cui vivete e disponete di un sistema democratico dove sviluppare la vostra vita sociale e religiosa. ra» (At 1,8). Per questo noi restia- mo e resteremo, lungo i secoli, i te- stimoni di Gesù nella sua terra. Situazione insopportabile «Qual è il ruolo dei cristiani, og- gi, in Terra santa?» si pone la do- manda il patriarca, dandone pure la risposta: «Oltre a chiesa di testi- moni, siamo anche chiesa del Cal- vario, sempre in croce per i con- flitti politici che hanno interessato questa terra. Se Gerusalemme è per eccellenza la città della croce, la chiesa di Terra santa nasce sot- to di essa. Ogni cristiano partecipa alle sofferenze della sua gente: i cristiani israeliani di espressione ebraica si sentono parte di una so- cietà che soffre e ha paura; i cri- stiani palestinesi condividono le sofferenze e le tragedie dei pale- stinesi. Sulla carta esiste un’auto- rità palestinese; in realtà non ab- biamo alcuna libertà e l’occupa- zione militare diventa sempre più insostenibile e violenta». Muro di separazione, umiliazio- ni ai chek point , aggressioni, de- molizioni di case, impossibilità di movimento, disoccupazione... La lista continua sciorinando le ingiu- stizie che tengono un popolo in ostaggio, impediscono lo sviluppo e fomentano odio e violenza. «Ai disagi materiali si aggiungo- no pericolose ricadute sociali e morali come la disgregazione del- le famiglie» prosegue il patriarca, spiegando che, per uscire dai ter- ritori occupati occorre uno specia- le permesso, che vienemolto spes- so rifiutato. Ne consegue che se un coniuge lavora a Gerusalemme e l’altro vive nei territori palestinesi, entrambi sono impediti di vivere insieme come famiglia. «Ci sono cristiani di Betlemme, per esem- pio, che non sono mai stati a pre- gare nei luoghi santi a Gerusalem- me. Si dà la colpa alla Giordania, che ha governato Gerusalemme fi- no al 1967: a quei tempi gli israe- liani non potevano recarsi al muro del pianto. Ora il regime d’Israele si comporta allo stesso modo con i cristiani palestinesi e dei paesi islamici come Siria e Giordania». In alto, scena di intifada: alcuni giovani pronti a scagliare pietre contro i soldati israeliani. A destra,musulmano in preghiera nel suominuscolo negozio a Gerusalemme.
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