Missioni Consolata - Marzo 2010
DOSSIER 30 MC MARZO 2010 patriarcale greco-cattolico a Geru- salemme; nel 1842 si stabilì a Ge- rusalemme il vescovo anglicano- luterano; nel 1847 fu ristabilito il patriarcato latino. Evviva la differenza Oggi i cristiani in Israele e Terri- tori palestinesi sono circa 180 mi- la: 100mila cattolici (50milamelki- ti, 41mila latini, 8milamaroniti, un migliaio di altri riti), 70 mila greco- ortodossi e altri 5 mila ortodossi orientali; 5mila tra anglicani e pro- testanti. Durante l’ultimo secolo si sono aggiunte nuove realtà, non sempre quantificabili: cattolici di lingua ebraica, assemblee di ebrei messianici, lavoratori migranti, cri- stiani dall’ex Unione Sovietica, sen- za contare i milioni di pellegrini da ogni parte del mondo che affollano i luoghi santi. Ne risulta quindi un ricco e com- plesso mosaico di chiese, ognuna delle quali con la propria storia, teologia, spiritualità, lingua, riti, tradizioni... Tale pluralità non pre- giudica l’unità, ma arricchisce la chiesa universale; anzi, essa offre l’ispirazione per affrontare alcune urgenze ancora attualissime, come il problema dell’inculturazione del vangelo e il rifiuto di ogni tenta- zione di fondamentalismo e inte- gralismo. La chiesa di Gerusalemme rima- ne punto di riferimento, profezia perenne per la chiesa universale e per tutte le chiese locali. Teologi- camente e organizzativamente la comunità dell’età apostolica rima- ne il modello della chiesa di Cristo, al quale si richiamano tutti i cri- stiani che, in ogni tempo, hanno sentito il bisogno di rinnovarsi spi- ritualmente. Anche negli atti con- creti con cui ha saputo superare le iniziali tensioni e difficoltà interne, la prima chiesa rimane un model- lo e punto di riferimento per con- servare anche oggi l’unità nella di- versità. In un’epoca in cui la globalizza- zione rischia di essere confusa con l’uniformità, le chiese di Gerusa- lemme sono un richiamo a guar- dare alle origini, quando l’unica ve- rità, che è Gesù Cristo, fu accolta da culture diverse e narrata, cele- brata, pensata in modi differenti, nella teologia, liturgia, spiritualità, diritto... Tali espressioni non furo- no elaborate da un unico centro, ma fu il risultato dell’incontro del vangelo con le situazioni concrete dei singoli popoli. Per questo le chiese di Gerusalemme sono mo- tivo di ispirazione, oggi, per l’atti- Il documento Kairos Palestina PACE SUBITO P orre fineall’occupazionedei territori palestinesi eal boicottaggioche stran- gola l’economia della Palestina, riducendo inmiseria la popolazione; elimi- nare il muro di separazione che sigilla la barriera fra i due popoli, rinegoziare con serietà e chiarezza per costruire la pace nella regione: sono i punti princi- pali di un appello firmato e diffuso, in vista del natale 2009, da una quindicina di leader cristiani, fra i quali il patriarca emerito di Gerusalemme, Michel Sab- bah, il vescovo luteranoMunibYounan, il patriarcato greco-ortodosso di Geru- salemme, Theodosios Atallah Hanna. L’appelloè stato intitolato «DocumentoKairos Palestina»,proprioperché in- siste sul «momento di grazia, tempo favorevole» (kairos), in cui è possibile ri- prendere in mano con coscienza la questione dell’eterno conflitto fra i popoli di Terra santa. Grazie allo sforzo di buona volontà della comunità internazio- nale, dei leader politici della regione e delle chiese nel mondo, «la pace è possi- bile» ed è la sola speranza per il futuro della Terra santa. Ma essa impone uno sforzo concreto da parte di tutti,non solo «parole vuote», risuonate per troppo tempo senza cambiare nulla nella situazione reale. I firmatari dell’appello denunciano «l’occupazione come peccato controDio e l’umanità» e, fra i problemi più scottanti, «il muro di separazione israeliano eretto in territorio palestinese, blocco di Gaza, colonie israeliane che sorgono su terreni palestinesi, umiliazioni subite ai posti di blocco militari, restrizioni religiose e accessi controllati ai luoghi santi, la piaga dei rifugiati che attendo- no il loro diritto al ritorno, prigionieri detenuti in Israele e paralisi della comu- nità internazionale di fronte a questa tragedia». Tuttavia, afferma il testo, «Dio ci ha creato per vivere in pace. La nostra terra ha una missione universale e la promessa della terra non è mai stato un pro- gramma politico,ma piuttosto preludio alla salvezza universale». Inoltre, si fa appello alle chiese di tutto il mondo perché «dicano una parola di verità e prendano posizione riguardo all’occupazione israeliana del territo- rio palestinese»,affinché «venga applicato contro Israele un sistema di sanzio- ni economicheeboicottaggio», il quale«nonrappresentaunavendettamapiut- tosto un’azione seria al fine di raggiungere una pace giusta e definitiva». (Fides) Betania, il muro di separazione tra l’asilo delle suore comboniane e i bambini musulmani che lo frequentano.
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