Missioni Consolata - Marzo 2010
MC MARZO 2010 23 prate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte» (Is 55,1). Emerge chiaro che il vi- no è sempre la Toràh , la Parola di Dio per cui all’epoca del Messia l’abbondanza del vino significa l’abbondan- za della Parola che non avrà più bisogno di scuole par- ticolari perché tutti la insegneranno a tutti: «poiché da Sion uscirà la Legge e da Gerusalemme la Parola del Si- gnore» (Is 2,1-5). Giovanni esprimerà questo esito con il solenne ingresso del «Lògos» che «era dal principio» ed irrompe nella storia (cf Gv 1,1.14). Israele è simbo- leggiato dalla vite che Dio ha divelto dall’Egitto e tra- piantato nella terra promessa (Sal 80/79,9) e per que- sto egli legherà i tralci, cioè tutte le componenti d’I- sraele tra di loro, ma legherà anche se stesso al popolo d’Israele. Il Re Messia non solo unirà le diverse anime del popolo in unico sentimento, ma sarà anche l’esege- ta della Toràh che così sarà compresa e capita da tutti i popoli che formeranno la nuova umanità messianica (cf Gv 1,18). È l’era che chiude definitivamente la carestia di Am 8,11-12. N EL SEGNO DI UN SORRISO Il vino sarà così abbondante da sostituire anche l’ac- qua: il versetto «lava nel vino la sua veste e nel sangue dell’uva il suo manto» richiama anche il sangue del sa- crificio dell’Agnello che lava le vesti di coloro che ven- gono dalla tribolazione: «Sono quelli che vengono dal- la grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (Ap 7,14). È un sangue che rende candida la propria identità e la propria adesione alla risurrezione di Gesù, passando attraverso la morte. Anche la comunità di Qumran pre- para il banchetto per i giorni del Messia, cioè per gli ul- timi giorni e si mangerà pane e mosto che saranno be- vande esclusive di questo banchetto escatologico (cf 1QSa II,11-12). Allo stesso modo anche la Pasqua e- braica che anticipa quella della fine dei tempi è imper- niata su quattro coppe di vino, sintesi della storia del- la salvezza ( 1a coppa : la creazione; 2a coppa : l’elezione d’Israele in Abramo; 3a coppa : l’esodo [è la coppa che Gesù prende nella sua ultima cena in Ma 14,25; Mt 26,29; Lc 22,18] e infine la 4a coppa con cui si conclu- de il canto dell’Halle (Sal 113/112-118/117) che altro non è se non l’eco dei cinque temi della Rivelazione: l’uscita dell’Egitto; la divisione del Mar Rosso; il dono della Toràh ; la risurrezione dei morti; le tribolazioni del Messia (cf S ERRA , Contributi 248). Una caratteristica del tempo messianico sarà il «sor- riso» qui indicato con il bianco dei denti a motivo del molto latte bevuto. Il talmud babilonese spiega l’espres- sione della benedizione di Giacobbe a Giuda: « Denti bianchi da latte . Ha detto Rabbì Jeudà: È migliore colui che rende bianchi i propri denti al proprio compagno rispetto a colui che gli dà da bere del latte» ( Ketubot 111b). Rendere bianchi i propri denti al compagno è espres- sione tipicamente orientale per dire «sorridere», cioè mostrare i denti bianchi. È più importante nella vita un sorriso che nutrirlo. Il sorriso, l’accoglienza, la dispo- nibilità sono superiori a dare da mangiare, cioè dare cose materiali. Questa attitudine di chi crede in Dio è bene espres- sa nella Mishnàh , trattato Pirqè Avot / Massime dei Padri I,15 in cui a nome di Shammài s’insegna: «Fa del tuo stu- dio un’occupazione abituale; parla poco, ma fa molto [= fai pochi voti, ma pratica molto la carità] e accogli ogni persona con volto sereno». Quando una persona acco- glie un’altra persona con un sorriso, è segno che il Mes- sia è già arrivato. L A VITE DELLO S POSO CHE È C RISTO Anche il Ct si proietta in un contesto messianico quando la sposa conduce lo sposo nella casa della ma- dre: «Ti condurrò e ti farò entrare nella casa di mia ma- dre e tu mi insegnerai: ti darò a bere del vino aromati- co, del succo del mio melograno» che il targum com- Da sinistra: museo di Qumran, vicino al Mar Morto, le giare di terracotta che furono usate per nascondere i rotoli delle Sacre Scritture; le giare furono poi casual- mente ritrovate da un pastorello agli inizi del secolo scorso nelle famose grotte. Cana di Galilea, resti di una giara di pietra usata come contenitore per l’acqua; le sei giare a cui si riferisce il Vangelo di Giovanni erano probabilmente simili.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=