Missioni Consolata - Marzo 2010
DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (45) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (11) UN PROTAGONISTA DELLE NOZZE: IL VINO DELL’ABBONDANZA Il tempo del Messia, prefigurato dal targum sul testo di Gen 49,10-12, sarà segnato da un’abbondanza strepi- tosa di vino e latte . La terra di Giuda, notoriamente ab- bastanza arida diventerà florida e irrigata dal vino e dal latte: una terra dove scorre «latte e miele» (Es 3,8.17, ecc.). Poiché i due versetti si riferiscono direttamente al Messia, il vino è un’allusione all’assemblea di Israele che riceve la Toràh , mentre l’asinello e il figlio d’asina sono un’allusione al Messia: «Chi vede (in sogno) un vi- tigno scelto, aspetti il Messia, secondo quanto fu detto: “Egli lega alla vite il suo asino ed a vitigno scelto il fi- glio della sua asina”» ( Talmud , trattato Berakòt/Benedi- zioni , 57a). Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme per andare all’appuntamento con la sua morte si presenta come il Messia della discendenza di Davide che viene a dorso non di un cavallo, simbolo di guerra e di violen- za, ma di un asino, strumento di lavoro e di lavoro pe- sante: «Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come stà scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro di asina » (Gv 12,14-15; cf Zc 9,9-10). Il Messia che viene a dorso di un asino è colui che por- ta l’unità nel popolo di Dio, ma porta anche la Toràh al compimento pieno, cioè a comprensione universale. I L GIOGO DELLA T ORÀH Nella stessa benedizione di Giacobbe in Gen 49,14- 15 la tribù di Ìssacar è paragonata ad un «asino robusto … ha piegato il dorso a portare la soma». Secondo la tradizione ebraica Ìssacar è la tribù che si dedica inte- ramente allo studio della Toràh : «Egli porta su di sé il giogo della Toràh , come un asino robusto che è carica- to di un fardello pesante [cf anche Midràsh Genesì Rabbà XCXC, 10] (Rashì, Genesi 411). Il vino è l’abbondanza della Toràh , mentre l’asino è colui che porta il peso del- la Toràh . L’asino nel giudaismo è simbolo dello studio della Toràh per la sua costanza (cocciutaggine) e fedeltà a sopportare ogni peso (e lo studio è un peso notevo- le). A questi testi si ispira anche Gesù quando invita i suoi ascoltatori ad imitarlo: «Prendete il mio giogo so- pra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore … il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leg- gero» (Mt 11,29-30), come lui stesso darà l’esempio quando si carica non più del leggero peso della Parola, ma del giogo della croce che in questo contesto assu- «L a terra darà i suoi frutti diecimila volte tanto e inuna vite sarannomille tralci e un tralcio farà mille grappoli e un grappolo farà mille acini e un acino farà un kor [ 1 ] di vino ( 2Baruc XXIX,3-5). Quando Giacobbe, il patriarca padre dei dodici figli che daranno vita alle dodici tribù di Israele sta per mo- rire, benedice Giuda con queste parole: «Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue del- l’uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte» (Genesi 49, 11-12). È l’unico testo in tutta la Toràh che accenna espres- samente al re Messia: «Il targum Onqelos [dal 60 a. C. al sec. II d. C.] applica que- sto versetto al re Messia. La vite simboleggia Israele. Il ter- mine il suo asinello è interpretato come “la sua città” cioè Gerusalemme. La vite è Israele di cui sta scritto: Io ti avevo piantato come vigna pregiata [Ger 2,21]. L’espressione figlio della sua asina è interpretata come: “Essi edificheranno il suo santuario”, dove il termine asina ( ’aton ) è riferito per si- gnificato al termine “ingresso” ( ’iton ) del tempio, che ri- corre nel profeta Ezechiele (cf Ez 40,15). Il targum presenta ancora un’altra interpretazione. La vite sono i giusti. Il suo asinello sono “coloro che si occupano dello studio della Toràh ”, in riferimento al testo: Voi che cavalcate asine bianche [Gdc 5,10]. L’espressione lava nel vino la sua veste significa “la sua veste sarà di porpora preziosa”, il cui colore è come quello del vino» (cf Rashì, Genesi 409-410). U N ASINO , UNA VITE , IL M ESSIA In Is 49,12 si conclude che gli occhi sono iniettati di vino (sangue di vite): «Scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte». Avere gli occhi scuri, cioè rossi di vino, nel contesto, significa essere talmente pie- ni dalla Toràh da esserne sommersi fino agli occhi: co- me un recipiente pieno che straborda. In Es 20,18 si di- ce che il popolo vedeva i suoni con cui Dio si rivelava la montagna del Sinai. Ascoltare e vedere sono quindi sino- nimi. Non basta ascoltarla con gli orecchi perché la Toràh deve anche «uscire» dagli occhi, deve riempirli, perché essa fa vedere il Signore . Occhi iniettati di vino è dunque sinonimo di conoscenza profonda della Parola del Signore. Chi vede la Toràh che ascolta ha compreso la rivelazione del Sinai. MC MARZO 2010 21
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