Missioni Consolata - Marzo 2010
18 MC MARZO 2010 VESCOVI D’AFRICA/2 creasse in futuro a Gibuti, che per ora è risparmiato.Ad esempio la pi- rateria non si risolve solo sull’acqua, arrestando i pirati,ma è una conse- guenza di un problema sulla terra, in Somalia. C’è uno sforzo concreto per il ma- re, mentre l’azione di contrasto sulla terra in questomomento è verbale, di buone intenzioni,ma bisogna che queste e i timidi passi che si fanno, siano più rafforzati, presi conmag- gior decisione. Lei pensa che questo governo somalo riuscirà a rimanere in pie- di a lungo? Gli shebab ( gioventù, in somalo, è il nome con cui si fanno chiamare gli estremisti islamici somali, ndr) sono forti, perché mentre si svolgeva a Gi- buti la quindicesima conferenza sul- la riconciliazione della Somalia, loro avevano già cominciato a prendere il terreno inmano. Era successa la stessa cosa con il precedente gover- no di transizione.Non so se prende- ranno veramente il potere, anche perché penso che in quel caso, l’E- tiopia reinterverrebbe inmodomol- to chiaro, per opporsi. La cosa scate- nerebbe come reazione un inter- vento, forse anche del Kenya,mi immagino. Il governo federale di transizione ha unmargine minimo di potere. Come al solito ha la comunità inter- nazionale che lo appoggia,ma sul terreno le cose non vanno tanto be- ne, soprattutto in quella zona. È vero che dietro gli shebab e anche agli al- tri ci sono ancora gruppi con legami clanici. Quindi si ha l’impressione, come dicono i somali, che abbiano cam- biato camicia: la prima era quella della libertà e la democrazia, la se- conda è stata quella del clan, la terza quella del semplice signore della guerra e adesso, la quarta, è quella dell’ideologia islamica.Ma si ha l’im- pressione che dietro ci siano sempre alcuni gruppetti, con legami clanici. Recentemente hannomostrato una video cassetta in cui dichiarava- no la loro lealtà nei confronti di Al Qaeda.Non so se è vera o se è cerca- re un ulteriore appoggio.Credo che abbiano dei rapporti,ma ho l’im- pressione che cerchino di tirarli an- cora di più dalla loro parte. Per so- stenerli nella loro ideologia,ma an- che nella loro presa di potere con questi legami clanici. Cosa ci dice dei cattolici in So- malia, sono perseguitati? I cattolici in Somalia, sono pochis- simi. Anche prima di questa guerra civile eravamo circa 2.000 di cui il 90% stranieri.Questi sono andati via, quelli rimasti in parte sono stati uccisi. E anche tra i somali una buo- na metà è partita.Ne resta un grup- petto, forse meno di un centinaio, ma disperso. Io sono in contatto te- lefonico con alcuni di loro,ma nulla di più. Risiedono soprattutto nella zona di Mogadiscio,ma metà della popolazione è fuori città, in campi di sfollati. Dire che sono perseguitati vorreb- be dire che c’è qualcuno che li per- seguita inmodo generale e che so- no tanti. Io direi che non c’è perse- cuzione inmodo formale,ma certamente questi gruppuscoli vio- lenti legati a shebab e altri, hanno bi- sogno di crearsi dei diavoli da com- battere. Prima,ma anche ora, quelli che co- noscevano i cristiani, avevano impa- rato a vivere insieme pacificamente, però adessomancando la legge e lo
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