Missioni Consolata - Marzo 2010

INDIA 16 MC MARZO 2010 no le accuse di proselitismo forzato, dietro cioè ricompense o con l’in- ganno, perché – dicono – la comu- nità cristiana «continua a offrire i suoi servizi a tutti i settori della so- cietà indiana senza alcuna discrimi- nazione». «Le accuse infondate di conversioni fraudolenti - continuano i vescovi - sono dovute agli interessi di gruppi impegnati a polarizzare la società in base alle loro credenze re- ligiose». Il portavoce della Conferen- za episcopale dell’India ha affermato che,dopo gli attacchi e i saccheggi nell’Orissa durati mesi, i cristiani so- no ora costretti a convertirsi all’in- duismo, e a saccheggiare e distrug- gere le loro chiese. Inoltre, se la mag- gioranza delle religioni presenti in India convive inmodo pacifico, alcu- ni governi della Federazione hanno messo in atto e ampliato le leggi sul- l’anti-conversione e non intervengo- no inmodo tempestivo ed efficace per contrastare la violenza contro le comunità cristiane locali. Questi fatti indùcono a pensare che le violenze contro i cristiani, cat- tolici o protestanti, non siano sem- plicemente una strategia socio-po- litica, ma piuttosto l’espressione di un integralismo religioso che cerca d’imporre l’induismo in ogni parte dell’India, anche nelle regioni delle minoranze tribali del nord-est e, nel- la parte meridionale del Paese, tra i cristiani del Kerala, regione evange- lizzata fin dal IV secolo.Gli attacchi a chiese e istituzioni cristiane si sono infatti estesi negli Stati di Chhatti- sgarh, Madya Pradesh, Karnataka e Kerala e rischiano di dilagare in altri Stati della Federazione, ormai entra- ti, come altre parti del mondo, nel vortice del fondamentalismo reli- gioso prodotto dalla secolarizzazio- ne della società. Una tale violenza - affermano an- cora i vescovi dell’India - sta umi- liando l’antica civiltà indiana e valo- ri come la non-violenza (Ahimsa), la tolleranza, il rispetto per le religioni, il diritto alla libertà di coscienza e di religione, che l’India ha gelosamen- te conservato per secoli e che la Co- stituzione indiana ha posto a fon- damento della nazione. In India tut- ti si dicono scioccati per gli avvenimenti accaduti nell’Orissa.Va inoltre riconosciuto che la deriva del fondamentalismo è solo una manifestazione aberrante di una piccolissima parte dell’India. Essa è però oggi un grave rischio anche per quelle religioni che tentano di preservare e difendere la propria i- dentità con metodi violenti, inac- cettabili alla coscienza umana e al- l’interno stesso dei contenuti della propria fede in Dio. In India - osservano i vescovi - c’è comunque «bisogno di un dialogo profondo» che non va impoverito dal sincretismo,ma sviluppato nel rispetto reciproco. Il cardinale O- swald Gracias, arcivescovo di Bom- bay e presidente della Conferenza episcopale indiana, ha ricordato che la Chiesa cattolica in India «non ha mai mancato» di promuovere il dialogo e continuerà a farlo rima- nendo «dalla parte dei poveri, dei malati, senza guardare se sono indùisti,musulmani o cristiani». Ac- canto alla preghiera «è vitale e fon- damentale» il dialogo. «Solo un ve- ro dialogo interreligioso - ha conti- nuato - permetterà di eliminare ogni possibile causa di tensione e di disaccordo tra gruppi religiosi ed etnici dell’India». Tutto il mondo cristiano, a comin- ciare da papa Benedetto XVI, lo desi- dera e spera che siano rimossi al più presto equivoci e pregiudizi. L’India non si merita il radicalismo del- l’Indùtva, il movimento estremista nell’India democratica.Non va infat- ti dimenticato che nella tradizione indùista la non-violenza è uno degli insegnamenti più importanti e che una guida esemplare della non-vio- lenza è stato il Mahatma Gandhi, giunto al punto di sacrificare la pro- pria vita per mano di un fanatico indù. Lo stesso Primo Ministro della Federazione indiana ha riconosciuto che l’ondata di violenza che ha col- pito i cristiani in questi ultimi mesi è una vergogna nazionale, in contrad- dizione palese con i grandi valori di non-violenza, tolleranza e rispetto delle religioni che l’India ha coltiva- to per secoli. ■ Campo di profughi cristiani (cattolici e protestanti) nella regione di Orissa.

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