Missioni Consolata - Marzo 2010

dell’unica realtà.Questa unità a vol- te la si ritrova in un Dio personale e a volte in una realtà ultima non per- sonale. Accade però che nella storia reli- giosa dell’India tra le tante divinità del pantheon indù si sia giunto a considerare il proprio dio come su- periore o più potente degli altri. Questo concentrarsi su un dio par- ticolare portò sovente a un vero e proprio settarismo nella storia del- l’induismo e a sanguinose competi- zioni fra i diversi gruppi religiosi. Si aggiunga ora il desiderio di trovare una chiara e ben definita identità indù di fronte alle pressioni eserci- tate sull’induismo da altre tradizio- ni religiose venute dall’esterno, co- me il cristianesimo o l’islamismo. Contro i cristiani dell’Orissa A scatenare la furia dei fonda- mentalisti contro i cristiani è stato un omicidio eccellente, quello dello Swami Laxmanananda Saraswati, guida spirituale del Vishwa Indù Pa- rishad, il movimento dei nazionalisti indù nello Stato dell’Orissa.Un co- mando di una trentina di persone, ben armato, ha fatto irruzione nel suo ashram e lo ha freddato. L’azio- ne fu rivendicata dai guerriglieri maoisti del People’s Liberation Re- volutionary Group. «Abbiamo ucci- so lo Swami – hanno detto – perché mischiava la religione alla politica». Nonostante questa rivendicazione, i seguaci dello Swami Saraswati han- no subito puntato il dito contro i cri- stiani. Un’accusa non casuale: da tempo, infatti, lo Swami Saraswati conduceva una durissima campa- gna contro le conversioni al cristia- nesimo. Accusava i missionari di mangiare le vacche sacre e di «com- prare» battesimi tra i cosiddetti «tri- bali», una popolazione indigena di circa 500 gruppi che insieme ai ka- nikar, i muthuvan, gli urali e i mala a- rayan sono ancora oggi considerati dei dalit, degli intoccabili, dei fuori casta, nonostante che la divisione in caste sia stata ufficialmente abolita in India. Le popolazioni tribali dell’India nord-orientale sono sicuramente i più ben disposti verso la religione cristiana.Non credono nella reincar- nazione come gli indùisti,ma riten- gono che quando si muore si va a edifici monumentali e uno dei mag- giori centri indùstriali del paese. Più di 2.000 persone furono uccise.Di mira furono prese soprattutto le donne, che subirono stupri di grup- po prima di essere bruciate vive. I ri- belli indù incendiarono e saccheg- giarono negozi, case e moschee. Cir- ca 15.000 musulmani furono cacciati dalle loro case. Secondo il rapporto stilato da Amnesty Inter- national, il governo del Gujarat e la polizia di Stato non si impegnarono a sufficienza per difendere la popo- lazione civile. Pluralismo religioso e tolleranza Dagli scontri tra indù e musulma- ni, costellati da vere e proprie stragi, recentemente si è passati ai linciag- gi e alle persecuzioni delle comu- nità cristiane, opera di fondamenta- listi indù, che accusano i cristiani di indebito proselitismo. I cristiani in India, cattolici e protestanti, sono una esigua minoranza.Di fronte a circa l’83 per cento di indùisti e all’11 per cento di musulmani, i cri- stiani sono soltanto il 2 per cento su una popolazione di 1 miliardo e 150 milioni di abitanti. L’induismo com- prende inoltre un’ampia varietà di credi e pratiche religiose; si va dalle pratiche di una devozione intensa e appassionata all’ascetismo severo e all’affidarsi alle proprie capacità yo- giche, da un pantheon indù popo- lato da un grande numero di divi- nità alle molteplici forme di teismo fino al più radicale rifiuto dell’esi- stenza di un Dio personale. E men- tre si considera questa diversità co- me una debolezza, la si può consi- derare anche come la base stessa per riconoscere la diversità fuori dalla propria tradizione religiosa e fondare quella che si è soliti definire «tolleranza indù». In effetti, l’assenza di un credo co- mune in un unico Dio può conside- rarsi la principale ragione della tol- leranza indù verso le altre religioni. Una simile generalizzazione non fa però giustizia alla tradizione indùi- sta, che certamente include anche forti tradizioni teistiche e monotei- stiche. Nelle Scritture indù si ritrova- no infatti vari tentativi di mantenere un equilibrio fra il riconoscimento della diversità e la ricerca di unità 12 MC MARZO 2010 INDIA

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