Missioni Consolata - Febbraio 2010
64 MC FEBBRAIO 2010 ALGERIA civile», cioè una legge che avrebbe passato la spugna su tutti i crimini della guerra civile, sia quelli compiuti dagli integralisti, sia quelli dell’eser- cito e dellemilizie paramilitari. Ecco i tanti motivi per gridare: «Basta con la repressione di ogni for- ma di libertà»,ma soprattutto «basta con il malessere sociale ed economi- co». L’attitudine dei manifestanti che più illustra questa rabbia accumula- ta è l’usanza presa di sfidare i gen- darmi, armati di armi da guerra e ta per la perdita di un compagno sfocia nell’irruzione di tutte le fru- strazioni di una vita vissuta senza speranze e dei soprusi subiti da par- te di un sistema violento, corrotto e sprezzante. Questo diventa il vero combustibi- le della rivolta. La misura è colma. Sono tanti «basta!»: basta con la violenza e l’arroganza del potere; ba- sta con l’impunità degli «sbirri» del regime. Va ricordato che siamo nel- l’anno in cui il governo sta preparan- do la legge detta della «Concordia A L Q AEDA NEL M AGHREB E SERVIZI SEGRETI ALGERINI C osì come Al Qaeda internazio- nale che non viene mai decapi- tato per giustificare quel terrore globale chiamato «guerra al ter- rore», Al Qaeda nel Maghreb ha tutta l'aria di una grande e tragica bufala. È Hassan Hattab, l'ex leader del «Gruppo salafita per la predica e il combattimento» (Gspc, l'ultimo re- parto rimasto attivo dei Gia, i «Gruppi islamici armati», che hanno messo il paese a fuoco e a sangue per 15 lunghi anni), che dichiara l'adesione dei combattenti algerini alla rete gihadista internazionale e la trasformazione del nome in «Al Qaeda fi Bilad almaghrib al Islami», Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). A prenderne inizialmente il co- mando è Abderezzaq El Para. Quest’ultimo, ex paracadutista (come buona parte degli emiri più sanguinari della guerra degli anni ‘90), si era fatto conoscere a livello internazionale con il rapimento dei 32 turisti occidentali nel deserto al- gerino. La sua cattura in Ciad da parte dei ribelli del «Movimento per la democrazia e la giustizia nel Ciad» (Mdjt) e i tentativi dei servizi segreti di Algeri di recuperarlo di nascosto, svelarono il legame mai reciso di El Para con i servizi e con i generali. O ggi alla testa del nucleo ancora attivo ci sono ancora «ex» mili- tari. Quelli arrestati da anni non vengono processati e dichiarano di volersi pentire per poter approfit- tare delle generose amnistie accor- date da Bouteflica a tutti i criminali (militari e ribelli) della carneficina algerina. Oggi quello che è rimasto dei gruppi armati è - sembra - sotto il comando di un certo Abdelmalek Droukdel. Un puro e duro. Formato in Afghanistan. Combattente dei Gia fin dalla prima ora. Ma la tempi- stica, il tipo di azione e la concen- trazione degli atti in Cabilia, dove il governo algerino ha bisogno di mantenere una forte presenza mili- tare, prova che i servizi algerini in qualche modo non ne hanno mai perso il controllo. K. M. La «guerra al terrore» in Algeria Incontro generazionale: alla prote- stain Cabilia iniziata da studenti si sono poi uniti gli adulti. Pagina a fianco: interno della basili- ca Notre Dame d’Afrique di Algeri, consacrata dal cardinale Lavigerie nel 1872.
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