Missioni Consolata - Febbraio 2010
60 MC FEBBRAIO 2010 ANGOLA ce, il dato rilevante è stata la profon- da e decisa volontà degli angolani di partecipare al voto, di esercitare un diritto in quanto cittadini di un pae- se che finalmente respira i ritmi del- la pace». Il Movimento per la liberazione dell’Angola,Mpla, dell’attuale presi- dente Eduardo dos Santos, al potere dal 1979, ha stravinto, ottenendo ol- tre l’81% dei consensi, contro il 10% del principale partito di opposizio- ne, l’Unita. I due storici schieramenti, protagonisti di una guerra civile du- rata 27 anni, si sono ufficialmente riaffrontati alle urne dopo le elezioni del 1992 che si erano concluse drammaticamente con un non rico- noscimento della vittoria del Mpla da parte dell’Unita e un riacutizzarsi degli scontri. «Sulle elezioni del 2008 - aggiun- ge Martins - occorre comunque fare alcune puntualizzazioni. La voglia di partecipare, di dire la propria, si re- spirava per strada nell’estate di due anni fa, una sensazione intensa e bellissima di cittadinanza. Voglia di riscatto, certo, a cui si ag- giungeva un interesse personale. Lo stato, per garantire l’accesso alle ur- ne a tutta la popolazione, compresi i 2 - 3 milioni di cittadini sprovvisti di qualsiasi documento di identità, di- strutto durante la guerra omai pos- seduto, dal 2006 aveva avviato una campagna di sottoscrizione al regi- stro elettorale, secondo la quale chiunque si fosse immatricolato ot- tenendo la tessera per votare avreb- be poi potuto usare il nuovo docu- mento per far emettere la propria carta di identità.Nessun controllo, 10 minuti di colloquio con due testi- moni che garantivano l’identità an- golana, e uscivi con il tesserino tra le mani». Poi, passate le elezioni, la situa- zione è cambiata, la tessera eletto- rale a livello legislativo non è stata più considerata documento suffi- ciente per permettere l’emissione della carta di identità. Si è creata così una situazione contraddittoria, molti angolani sono oggi ricono- sciuti come elettori ma non come cittadini, in quanto senza docu- mento di identità, non hanno, al- meno legalmente, accesso a nes- sun servizio pubblico, dagli ospe- dali alle scuole, e non possono firmare nessun regolare contratto di lavoro. E così oggi, in attesa della nuova Costituzione e delle presi- denziali, non pare ci sia l’intenzione di avviare un censimento su scala nazionale per favorire la regolariz- zazione dei cittadini angolani che esistono solo «a metà». «Il decentramento del potere e delle responsabilità da parte delle principali cariche pubbliche, a livello locale, regionale e nazionale, è un’al- tra questione aperta nel contesto politico angolano - riprende Glenda Martins -.Ancora oggi, a 7 anni dalla fine della guerra,molte pratiche di tipo amministrativo passano per il vaglio di alte cariche politiche. Sia- mo sempre in bilico tra una non as- sunzione di responsabilità da parte dei quadri minori e unmantenimen- to del controllo da parte dei supe- riori. Una situazione che rallenta o- gni processo decisionale, che posti- cipa l’avvio di progetti e iniziative di qualsiasi tipo, anche in situazioni di emergenza. Per questo una delle priorità degli organismi non governativi stranieri operativi in Angola riguarda il raffor- zamento della società civile, dalle Ong locali ai gruppi religiosi, dai mass media alle associazioni, la crea- zione di nuovi poli decisionali, che affianchino le strutture politiche tra- dizionali e le stimolino a migliorare la propria efficienza. Serve - conclu- de Martins - un lungo, capillare, crea- tivo lavoro sulla cittadinanza attiva, che ricrei la fiducia e stimoli il prota- gonismo. Non bisogna dimenticare che la diffidenza e la sfiducia che an- cora molti angolani respirano è an- che legata ai 40 anni di guerra, pri- ma per l’indipendenza e poi civile, sino al 2002.Una lacerazione menta- le profonda, che solo le prossime ge- nerazioni, non nate e non vissute durante il conflitto, potranno supe- rare appieno». ■ *La ura Fanto zzi, è viaggiatrice e giornalista professionista. Tra il 2005 e il 2006 ha lavorato in Angola per il Pnud e per l’Ong Medici con Africa Cuamm. Nel 2008 e 2009 è stata con- sulente dell’Unicef. Attualmente è im- pegnata nello startup di Iidac Europa, associazione di promozione sociale che si dedica al protagonismo giovanile e alla cittadinanza attiva, legata alla Ong brasiliana Iidac. A SUD DI CASA L’Africa delle donne Ci sei. All’improvviso apri gli occhi ed inizia un nuovo pezzo di vita. Respiri l’aria calda del suolo africano mentre i giorni pas- sano e tu ti senti meno diver- sa, a volte anche un po’ più nera, nonostante un incarna- to decisamente bianco palli- do. A sud di casa, l’Africa delle donne, è il racconto di volti e sguardi, di paesaggi e città incontrate in quasi due anni di vita in Angola, dal 2005 al 2006. Un’esperienza come cooperante nell’ex colonia portoghese, che si rivela mol- to più di un lavoro, diventa un’occasione per conoscere dal vivo l’intensità di un paese bellissimo, ricco e sofferente, creativo e problematico. Una nazione dal respiro profondo, senza veli e senza mezze mi- sure, che ti lacera e ti riporta alla radicalità della vita, uni- ca, e a volte brevissima. Un libro in cui la storia del- l’Angola si mescola alla mia. Al mio essere Laura, un po’ più donna e un po’ più adulta, cresciuta da questo paese e dai suoi abitanti. 173 pp. Terre di mezzo Editore 2009, 7 € . Per ordinare il libro: http://libri.terre.it/libri/collana/0/libro/242/ A-sud-di-casa Partecipa al blog: www.asuddicasa.it.
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