Missioni Consolata - Febbraio 2010
MISSIONI CONSOLATA zioni non economiche, come l’alfa- betizzazione e la speranza di vita) a fine 2007 l’aspettativa di vita era di 46,5 anni. E oggi la mortalità infanti- le si stima di 131 bambini morti su 1000 nati vivi (dati CiaWorld Fact- book, 2009). «Per parlare di settore sociale in Angola - specifica Glenda Martins, cooperante nel paese dal 2005 al 2008 - occorre anche prendere in considerazione alcune prospettive spesso poco considerate, tra cui la relazione tra contesto pubblico e privato e la profonda differenza tut- tavia esistente tra i centri abitati e i villaggi. Pur essendo innegabile lo sforzo che il governo sta compiendo per sistematizzare le infrastrutture della nazione, comprese le scuole e gli ospedali, resta urgente la valoriz- zazione del capitale umano, ovvero delle persone che devono lavorare in tali infrastrutture». La classe docente non è sufficien- temente pagata, spesso costretta ad estenuanti trasferte, a lavorare in scuole improvvisate, senza banchi e senza libri, o a lunghe permanenze nei villaggi, in contesti di vita radi- calmente differenti dai centri urbani, da dove la maggior parte degli inse- gnanti proviene. Per questomotivo, quando possibile, i docenti optano per un contratto con un ente forma- tivo privato, spesso straniero. Stesso dicasi per i medici ed il per- sonale infermieristico, che scelgono di esercitare in una clinica piuttosto che in un ospedale pubblico, dove sarebberomeno pagati, senza possi- bilità di training , in ambienti di lavo- ro spesso carenti di strumentazione sanitaria di base, e non solo di mac- chinari tecnologici. «Inoltre - continua Martins - occor- re creare una strategia che garanti- sca accesso e fruibilità dei servizi e la presa di coscienza, da parte degli angolani, dei propri diritti.Una tra- sformazione che ha bisogno, non solo di strutture efficienti ed avveni- ristiche, che possono anche incutere timore e addirittura limitare l’acces- so ai servizi da parte della popola- zione, ma di un processo di progres- siva sensibilizzazione, di servizi of- MC FEBBRAIO 2010 55 di esportare grossi quantitativi di materie prime, grezze o semi lavora- te, e di reggere con queste, di fatto, una larga fetta del Pil del paese, non ha mai favorito l’avvio di concrete politiche sociali, o di strategie di re- investimento dei capitali derivati dall’oro nero a favore delle fasce più deboli della società. Per questomotivo la sfida sociale, ovvero la costruzione di una società che fornisca a tutti i cittadini pari op- portunità di vita, in Angola prevede un cammino ancora molto lungo. Secondo l’Indice di sviluppo umano elaborato dal Pnud (un indicatore di sviluppo di una nazione che unisce ai dati relativi al Pil, anche informa- Superficie: 1.246.700 kmq Capitale: Luanda Popolazione: circa 17 milioni di abitanti (stima) Gruppi etnici: ovimbundu 25%, kimbundu 23%, kongo 13%, lwena 8%, chokwe 5%, meticci 2%, bianchi 1% Lingue: portoghese (ufficiale), bantu , khoisan Religioni: cattolici 50,7%, protestanti 14,7%, altri cristiani 4,3%, altri (culti tradizionali) 30,3% Crescita demografica: 2,5% (2000-2005) Aspettativa di vita: anni 46,5 Mortalità infantile: 13,1% entro 1 anno Alfabetizzazione: 67,4% Ordinamento politico: Repubblica presidenziale Indipendenza: 11 novembre 1975 (dal Portogallo) Capo di stato: José Eduardo dos Santos (dal 20 settembre 1979) Reddito pro capite: circa 6.250 dollari Usa (2008) Risorse economiche: petrolio (50% del pnl), diamanti, ferro, manganese, gas naturali, fosfati, diamanti; industria: raffinerie (Luanda e Lobito), siderurgici (Luanda), cementifici, zuccherifici, birra, tabacco, oleifici; agricoltura di esportazione: caffè; di sussistenza: cereali; allevamento, pesca Debito estero: 11,7 miliardi di dollari (2005) Crescita Pil: +21,3% nel 2007, +16 nel 2008 Inflazione: 11,9% Indice di sviluppo umano (Onu): 162 su 177 paesi.
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