Missioni Consolata - Febbraio 2010

ANGOLA 54 MC FEBBRAIO 2010 C ammini sul marginal , il lungo- mare di Luanda, la caotica ca- pitale dell’Angola, e lo slancio verso un futuro lo respiri, nonostan- te i fumi del traffico e il viola trasluci- do di petrolio che si riflette dalla baia. Lo respiri dai corpi di chi fa jog- ging tra lo smog, dai vestiti attillati delle giovani segretarie di società straniere, dal passo deciso di busi- nessmen che escono ed entrano di continuo dai nuovi uffici della città. Uno slancio che si fonde con il ra- dicato orgoglio della popolazione, negli sguardi profondi e taglienti dei ragazzi di strada che lavorano come parcheggiatori abusivi controllando le auto in tutti gli angoli del centro, nella fierezza dei portamenti delle madri che sin dall’alba attraversano nei taxi collettivi tutta la città per an- dare a lavorare, nelle cadenze ritma- te con cui si muovono le spalle mu- scolose degli studenti e le anche sottili delle studentesse. Sono questi i colori forti della tra- sformazione quotidiana dell’ex co- lonia portoghese, una metamorfosi economica che sta reggendo anche alla crisi mondiale degli ultimi 18 mesi. Suolo ricco,mi ci ficco «Sull’Angola e sulle sue ricchezze naturali, viste come prima e più im- portante opportunità di sviluppo sono da anni puntati gli sguardi di moltissimi stati - racconta Angelo Ferrari giornalista dell’Agenzia Giornalistica Italiana, corrisponden- te dall’Angola e dal Congo dal 2008 . Il petrolio e altre materie prime, quali il gas naturale e i diamanti, so- no un oro benedetto che riempie le casse dello stato e di alcuni privati, ma che da sempre ha ostacolato un’effettiva diversificazione della produzione, e quindi, ha di fatto li- mitato uno sviluppo armonico di tutti i comparti economici della na- zione. Inizia però oggi a diffondersi la voglia di un’autosufficienza, in primis alimentare, che consenta al paese di non dipendere dall’ impor- tazione per tutti i prodotti agricoli e industriali venduti sul mercato in- terno». Il rapido processo di sminamento di una parte dei terreni agricoli, così come la creatività e l’orgoglio tipici dei giovani angolani, stanno agevo- lando questo processo di rinascita di attività produttive appaltate ne- gli ultimi 40 anni a paesi occidentali od orientali. E dovrebbero portare, nei prossimi anni, alla creazione di un mercato interno e di una reale dinamicità economica basata sul la- voro e sulla concorrenza di produt- tori locali. Eppure, nonostante il Prodotto in- terno lordo (Pil) procapite sia 6.251 dollari (dati 2008 del Pnud, Il Pro- gramma delle Nazioni Unite per lo sviluppo), raddoppiato rispetto ai primi mesi post guerra nel 2002, l’Angola resta una nazione dove cir- ca il 65% della popolazione vive nel- l’indigenza, ben al di sotto della so- glia minima di povertà. La possibilità Sotto: Luanda, cartellone propagandistico del presidente Dos Santos. Di fianco: l’effige del Mpl (al potere) su un muro della capitale.

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