Missioni Consolata - Febbraio 2010
ROMANIA 48 MC FEBBRAIO 2010 L evedi subito,lecase.Sono la prima cosa che incontri e non puoi che rimanere a bocca a- perta: vere e proprie ville a più piani, alcune arredate conmarmo, colora- te, estrose, comunque impressio- nanti. Perché sei arrivato in Romania con l'idea che le case dei rom che fanno la spola tra lì e l'Italia siano l'ultima frontiera dell'indigenza, e in- vece trovi un benessere inatteso.A quel punto la prima domanda che ti fai, e che poi rivolgi al tuo interlocu- tore, è: come è possibile tutto ciò? La risposta non si fa attendere: «Guarda meglio». In effetti, con oc- chio più attento scopri che qualcosa non quadra: le proporzioni esterne degli edifici non sono quasi mai ri- spettate, gli interni sono angusti e riempiti di oggettistica kitsch , a volte le pareti danno l'idea di essere stor- te. C'è, per esempio, la casa di Lucan a Tantareni, paesotto di 6 mila abi- tanti (tra cui circa 600 rom, il 10%) nella zona di Craiova, a sud del pae- se: è di un giallo canarino che cattu- ra subito lo sguardo, non puoi non notarla, quasi alla fine di Judetul Gorj, la via dei rom, isolata dal resto del paese. È bella da fuori, l'abitazio- ne di Lucan, omone dai modi gentili. Ma è piccola, dentro. «La vuoi? Te la vendo», ti sorprende l'uomo, che sorride sfoggiando un ottimo italia- no frutto degli anni vissuti alla peri- feria di Milano, dove ha «lavorato co- me asfaltatore riuscendo a mettere via i soldi necessari». In che senso la vendi? «Nel senso che nonme ne faccio niente.Ho impiegato anni per costruirla, assieme ai miei due fratel- li. In tutto ci ho speso 45 mila euro, ma te la vendo a 30 mila. Il motivo è che qui non c'è lavoro, non posso vi- verla questa casa, né io né la mia fa- miglia», spiega Lucan,mentre la mo- glie ti invita a prendere un tè e la de- cina tra figli e nipoti ti scorrazza intorno chiedendoti chi sei e come mai sei arrivato da loro. Il padrone di casa sa già che tornerà presto nel nostro paese, perché i soldi comin- ciano a scarseggiare, per lui come per la maggior parte degli altri abi- tanti romdi Tantareni. Molti di essi, però, la casa bella non se la possono permettere: il ca- so di Lucan vale uno su dieci, alme- no. Le altre nove sono baracche, spesso dignitose dall'esterno, fati- scenti dentro («ma non ai livelli dei “campi rom”che ci sono solo in Italia in cui ci vergogniamo a viverci», ti di- cono inmolti). Per il resto, poche macchine (ma quelle che ci sono, di grossa cilindrata, spesso con targhe italiane),molti cavalli con il carro, il mezzo più comune di trasporto fra i rom rumeni, e schiere di ragazzini in giro a giocare con tutto quello che trovano. S ecambi paese,lascenaè la stessa: eccoci a Bals, cittadina di 20 mila abitanti sempre nei dintorni di Craiova.Qui i rom vivono in più zone, sempre comunque divi- Visitando i Rom nella loro terra I Rom, i Gipsy, gli Zingari... nomi tutti che in questi tempi evocano paure su cui cavalca molta della politica nostrana. Una visita in Romania, per «guardare meglio», sfata molti dei luoghi comuni su questo popolo discriminato in patria e all’estero. GIPSY di Daniele Biella
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