Missioni Consolata - Febbraio 2010

MISSIONI CONSOLATA MC FEBBRAIO 2010 41 oggi, quelli che vivono nelle sconfinate campagne usate come pascolo per il bestiame (principale risorsa) e quelli che si accampano nella squallida peri- feria della capitale Ulaanbaatar, in mezzo a cemento e asfalto, cercando fortuna ma trovando molto spesso degrado e confu- sione. G ùgher e condomini russi, abito tradizionale e moda europea, cavalli e automobili: questi sono alcuni dei binomi che manifestano questo mo- mento di passaggio culturale dalla tradizione alla modernità che la Mongolia di oggi vive non senza qualche smarrimento. Come missionari provenienti da diverse parti del mondo che hanno già attraversato il mirag- gio del consumismo abbiamo il dovere di aiutare soprattutto le nuove generazioni a non la- sciarsi abbagliare, ma a saper in- teriorizzare i valori ereditati dal ricco passato per integrarli con una visione del mondo più aperta, ma anche più insidiosa. Missione e missionari C’è sicuramente un dono molto prezioso che la missione in Mongolia può offrire: è quello di missionari trasfigurati dall’e- sperienza vissuta. La chiamerei la grazia della missione: spoglia- gruppo. E sappiamo che la parte visibile di un iceberg è quasi sempre quella più piccola, ri- spetto alle dimensioni della parte sommersa. Enucleare i pa- radigmi portanti della religione, della cultura e della visione del mondo mongola è la finalità principale dello sforzo di inseri- mento sempre più reale che vor- remmo attuare, come missio- nari, in questo gruppo umano; solo così facendo potremo un giorno accompagnare degna- mente chi avrà scelto Cristo e vorrà seguirlo con tutto il suo cuore mongolo. Ciò che è stato possibile fare grazie alla tenacia e all’intuito di alcuni nostri mis- sionari in altri contesti in termini di conoscenza di una determi- nata cultura, a servizio dell’evan- gelizzazione, è un grande dono che ha richiesto tempi anche piuttosto lunghi. Bisogna quindi essere realisti e mettere in conto lunghi anni di osservazione, stu- dio, riflessione, condivisione di vita, amicizia, scambio, ascolto. Al momento non ci sentiamo an- cora in grado di delineare con certezza il profilo della religio- sità mongola, in cui giocano un ruolo fondamentale il buddismo lamaista e la tradizione sciama- nica. Ciascuna di queste espe- rienze religiose andrebbe stu- diata a fondo e non è così facile poterlo fare: non sono poi così numerosi gli studi scientifici al riguardo e quelli più attinenti alle vere questioni sono spesso dispersi all’interno di una com- plessa letteratura in lingua origi- nale; per entrambe esiste la legge dell’occulto o dell’iniziato, per cui non si può avere comodo accesso alle fonti e a chi le inter- preta in modo autorevole. Per il momento ci limitiamo a porre in atto dei segni, sulla base di quello che siamo in grado di comprendere. La mis- sione in Mongolia è ancora agli inizi e vorremmo sperare con tutte le nostre forze che l’individuazione del «cuore» di questa cultura sia possibile, con il nostro impegno e la grazia di Dio. Nel frattempo è già mis- sione vera, quella che viviamo ad Ulaanbaatar e ad Arvaiheer; so- prattutto se accettiamo la sfida di lasciarci provocare da questa realtà e camminare umilmente il sentiero della preghiera e della comunione. ■ mento di sé, ridimensionamento dei propri orizzonti, ricompren- sione di sé alla luce del vangelo. Siamo noi i primi da evangeliz- zare! Qui si ritrova il movimento centripeto che sempre accompa- gna quello centrifugo della mis- sione, il ritornare che segue al- l’andare. Non solo nel senso di quella fase della vita che segna il rimpatrio del missionario/a, ma in quello del continuo tornare a noi stessi e a Dio con il bagaglio della missione vissuta. Questa dinamica si ripete ogni giorno di missione: siamo chiamati, inviati e chiamati di nuovo ai piedi del Signore. I silenzi di questa terra, la solitudine, il ritornare bambini sui banchi di scuola, l’incontro con la gente, la fraternità: piano piano tutto questo porta a vivere l’annuncio in modo più auten- tico, sereno, pacificato. Forse ci scopriremo diversi da come ci vedevamo prima, magari in si- tuazioni missionarie più gratifi- canti e ormai ben rodate; ma questa sarà una vera e propria grazia, perché vorrà dire che non siamo più impermeabili al- l’amore di Dio, che ci fa passare attraverso le esperienze della vita perché cresciamo nella co- noscenza di Lui e di noi stessi. La cultura di un determinato popolo può esser vista come l’iceberg del senso comune di un

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