Missioni Consolata - Febbraio 2010

MISSIONI CONSOLATA MC FEBBRAIO 2010 33 C on la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica, anche la Mongolia si la- sciò alle spalle lo statalismo tipico di una con- cezione marxista leninista della storia che tanta inci- denza aveva avuto nella società mongola. L’emancipazione politica dal dominio sovietico si tra- dusse soprattutto in un disastro economico per la Mongolia che fino ad allora aveva goduto di lauti sus- sidi stanziati dall’URSS per sostenere questo stato cu- scinetto che separava l’area sovietica dalla Cina. Da un giorno all’altro i mongoli si trovarono privati di gran parte degli aiuti che ricevevano dall’Unione Sovietica; non avendo i mezzi per saldare i debiti con i russi che fornivano energia elettrica, ampie zone del paese dovettero rassegnarsi ad un blackout che si protrasse per diversi anni e l’economia mongola subì un vero e proprio tracollo generale. Ma, a diffe- renza dei paesi satelliti dell’Urss, la società mongola seppe assimilare i vecchi quadri del partito comuni- sta dentro il nascente sistema democratico formato da partiti di diversa ispirazione, ma aperti alla colla- borazione con gli apparati di un tempo. Si può dire che, facendo tesoro della saggezza legislativa di Gengis Khan, i mongoli hanno trovato una loro strada per inserirsi nella moderna economia globale sviluppando forme di gestione del capitale e di vita democratica conciliabili sia con la loro storia più re- mota, sia con la realtà internazionale contempora- nea. Se la riacquistata libertà poneva quindi la Mongolia nel novero delle nazioni democratiche, l’accesso al libero mercato spalancava le porte ad un capitalismo selvaggio con il quale la Mongolia si trova tutt’oggi a fare i conti. Abituata da decenni ai piani quinquennali, fotocopia di quelli sovietici, la privatizzazione delle imprese e la concorrenza spie- tata, hanno messo la giovane democrazia mongola di fronte a tutta una serie di situazioni difficili. I l primo tra questi problemi, e per certi versi il più evidente, è quello dell’inquinamento atmosferico. Le vecchie centrali termoelettriche a carbone, se da un lato garantivano a tutta la popolazione il ri- scaldamento necessario ad affrontare le basse tem- perature dei lunghi inverni della steppa, dall’altro lato hanno gravemente inquinato l’aria, in modo particolare quella della capitale Ulaanbaatar. L’allevamento intensivo ed incontrollato, unito alla deforestazione, ha portato ad una progressiva ero- sione del suolo; inoltre, nelle regioni prossime al de- serto del Gobi, ci sono preoccupanti segnali di scar- sità d’acqua. Il processo democratico ha messo in luce come le minoranze etniche, proprio per la loro condizione di minorità, debbano essere tutelate con leggi e strumenti che ne permettano la sopravvi- venza. La stessa cosa va detta per il fenomeno dei profughi provenienti dalla Corea del Nord attraverso la Cina, un fenomeno poco appariscente, ma di una certa rilevanza proprio per le implicanze politiche che esso comporta. Un altro serio problema che interpella in maniera ra- dicale l’attuale società mongola, è la situazione dei minori; oggi, il triste fenomeno dei bambini/ragazzi di strada che si pensava fosse tipico solo delle grandi megalopoli africane o latinoamericane appar- tiene anche alla realtà della Mongolia. Secondo al- cune recenti stime si calcola che oltre il 30 per cento dei bambini tra i 5 e i 14 anni lavori in condizioni tra le più disagiate. Nella capitale Ulaanbaatar i ragazzi di strada sopravvivono ricorrendo agli stessi espe- dienti dei loro coetanei di Sãn Paolo del Brasile o di Lagos in Nigeria. Su queste frontiere l’attività sociale ed umanitaria della comunità cattolica in Mongolia ha cominciato a muovere i suoi passi, creando per questi ragazzi alcuni centri di accoglienza e forma- zione per coloro che vogliono intraprendere un cam- mino di riscatto dalla loro condizione. A gli occhi di un viaggiatore occasionale e allo sguardo distratto del turista, si può dire che la Mongolia contemporanea si manifesta in forma ambivalente: da una parte si presenta come un grandioso scenario della natura in cui sembra che il tempo si sia fermato, dall’altra il paese si rende conto del ruolo sempre più importante e stra- tegico che va assumendo nel contesto geopolitico asiatico; tutto ciò sta effettivamente forgiando la so- cietà mongola attuale. La sfida che la Mongolia in questi anni sta portando avanti è di una consistenza senza eguali rispetto ad altri paesi; tra mille difficoltà essa sta cercando di preservare il tesoro prezioso della sua identità cultu- rale forgiatasi lungo i secoli, inserendola senza troppe scosse violente nella modernità della globa- lizzazione mondiale. Si potrebbe dire che l’antico ed il presente in Mongolia si intersecano, si fondono e per certi versi si proiettano verso il futuro; il carisma di Gengis Khan, le sue leggi, le sue tradizioni, il guardare in faccia ogni situazione avversa e farvi fronte con il coraggio tipico dei guerrieri della steppa, è oggi più vivo ed attuale che mai. M.B. La Mongolia oggi Inquinamento atmosferico a Ulaanbaatar.

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