Missioni Consolata - Febbraio 2010

MISSIONI CONSOLATA MC FEBBRAIO 2010 31 simi trekking anche a cavallo o in bicicletta; oppure a Sud, verso il misterioso deserto del Gobi con le sue dune di sabbia alte anche trenta metri. Noi ci acconten- tiamo per ora di fare il giro dei musei della capitale: il Museo di storia naturale, che ospita pre- ziose testimonianze del territorio e dove fanno bella mostra, non solo ricostruzioni straordinarie di alcuni scheletri di dinosauri, ma anche «vetrine» di ambienti natu- ralistici di grande efficacia sce- nica; il Museo nazionale di storia mongola è uno dei principali mo- tivi di richiamo della capitale: per chi volesse approfondire la storia del periodo dell’«orda mongola», troverà la collezione delle arma- ture autentiche del sec. XII, oltre alla corrispondenza tra papa Innocenzo IV e Guyuk Khan (la spedizione e la cronistoria di Palazzo del Parlamento con la monumentale statua in bronzo del fondatore della civiltà mon- gola, l’indimenticabile Gengis Khan; il Palazzo della Cultura, contenitore di musei e di altre istituzioni culturali; il Teatro di Stato dell’Opera e del Balletto, in- confondibile con il suo colore rosa salmone; e infine, a chiusura della grande piazza, l’edificio rosso mattone della Borsa valori. Il clima è piacevole (caldo ma ven- tilato!) e la gente guarda incurio- sita questi occidentali che visi- tano con interesse la loro capi- tale. Il turismo si dirige normal- mente verso le regioni del Nord, ricoperte di foreste e punteggiate da laghi e laghetti, per lunghis- G engis Khan: il personaggio: un grande impero, guerre e saccheggi, un esercito a ca- vallo e al galoppo su praterie alla conquista di terre sempre nuove, insomma una leggenda sugge- stiva e inquietante, perduta e sperduta in regioni lontane, sco- nosciute per noi europei. Un viaggio alla scoperta di Gengis diventa complicato e forse nemmeno ricco di interesse (poche sono infatti le «tracce» storiche e documentali del perso- naggio), ma un percorso attra- verso la sua terra, la Mongolia, è indubbiamente di maggiore fa- scino culturale, soprattutto viven- dolo come full immersion nella natura, apparentemente mono- tona ma in effetti straordinaria- mente varia. Dopo un volo aereo lunghis- simo, sorvolando la pianura russa e le steppe dell’Asia Centrale, at- terriamo ad Ulaanbaatar, la capi- tale. Ci accoglie un missionario dei padri della Consolata. Appassionato, forte e intelli- gente, padre Ernesto Viscardi sarà la nostra guida durante tutto il soggiorno. Ulaanbaatar: un ag- glomerato urbano disordinato e apparentemente privo di identità, dove i quartieri si adagiano sulle rive del pigro fiume Tuul oppure si arrampicano divorando le col- line che fanno da corona alla più grande città della Mongolia. Troviamo il tempo, prima di af- frontare la steppa, per una visita alla città: il centro storico, dove sulla grande piazza Sukhbaatar (eroe della rivoluzione che pro- clamò l’indipendenza della Mon- golia dalla Cina) si affacciano il MONGOLSKI ROAD Fra città, steppe e deserto per incontrare una minuscola chiesa cattolica e una comunità di missionari e missionarie della Consolata che cerca di essere presenza evangelica nella terra di Gengis Khan. di Dino Campiotti Le grandi dune sabbiose del deserto del Gobi. Non solo turismo: la delegazione Cei in Mongolia mpressioni di viaggio I

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