Missioni Consolata - Febbraio 2010

DOSSIER 30 MC FEBBRAIO 2010 Q uando, nel 1911, l’ultima dinastia cinese, quella dei Qing, si sgretolò e la Cina divenne una repubblica, la Mongolia venne divisa. La parte che va sotto il nome di Mongolia Interna restò nell’orbita del con- trollo della Cina, di cui ancora oggi costituisce una regione au- tonoma. Il 1° dicembre dello stesso anno, la Mongolia Esterna si dichiarò indipendente dalla Cina costituendosi come nazione indipendente sotto la guida di una monarchia al cui vertice stava l’ottavo Javdzandamba (Buddha incarnato) Hutagt III. Sotto la protezione dello Zar di Russia, il 25 maggio del 1915, Mongolia, Cina e Russia, firma- rono un trattato che definiva le frontiere e garantiva alla Mongolia una limitata autono- mia. Nel 1917, la rivoluzione bolsce- vica pose fine all’impero Russo, dalle cui ceneri nacque l’Unione Sovietica che, nel luglio del 1921, aiutò i mongoli a liberare la capi- tale Ulaanbaatar dai cinesi; l’11 luglio dello stesso anno fu procla- mata la nascita del «Partito rivolu- zionario del popolo mongolo». Il Bogd Khan, il grande lama bud- dista a capo dei mongoli, rimase come una figura cerimoniale priva di veri poteri e il neonato Partito popolare mongolo prese il comando del paese. Nel 1924, alla morte del re fu annunciata la nascita della Repubblica Popolare di Mongolia; con questo atto la Mongolia divenne il secondo paese socialista del mondo. L’intesa ideologica e politica tra i due paesi si consolidò e si perfe- zionò soprattutto nell’elimina- zione degli avversari non comuni- sti. Iniziò anche l’emarginazione della religione, arrivando in certi casi ad autentici gesti di persecu- zione; migliaia di monaci buddi- sti, sacerdoti sciamani ed aristo- cratici mongoli, furono imprigio- nati, torturati ed uccisi. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Mongolia riuscì a re- sistere all’invasione giapponese e alla fine della Guerra nel 1946 ar- rivò anche il riconoscimento dalla Cina. Nei decenni successivi, con l’aggravarsi della tensione tra Mosca e Pechino, la Mongolia si schierò decisamente a fianco dell’Unione Sovietica, mentre le relazioni con la Cina restarono sempre piuttosto tese. La Mongolia si strinse sempre più all’Unione Sovietica; la classe diri- gente, nonché i laureati del paese completarono i loro studi nelle Università moscovite e venne uti- lizzato perfino l’alfabeto cirillico per scrivere la propria lingua. Solo con il disgelo degli anni Ottanta si ricomposero i rapporti tra la Mongolia e la Cina e, nel 1985, la Mongolia allacciò rela- zioni diplomatiche con gli Stati Uniti. D opo la Glasnost di Gorba č ëv, con la successiva implo- sione dell’ex Unione Sovie- tica si ebbe anche in Mongolia un cambio nel clima politico, che av- viò un deciso processo di rinnova- mento democratico, con libere elezioni con più partiti in lizza che portarono le principali forze di opposizione a conquistare la maggioranza ed il governo del paese. Con la nuova Costituzione, approvata attraverso un referen- dum popolare, la Mongolia si è in- serita decisamente nel novero delle nazioni democratiche. Oggi i mongoli amano ripetere agli stranieri in visita al loro paese che essi sono, insieme al Giappone e alla Corea del Sud, una vera, autentica democrazia nel continente asiatico, un tra- guardo non da poco se si consi- dera l’attuale quadro complessivo dell’Asia Centrale. ■ Sopra: gruppo musicale tradizionale. A lato: arazzo raffigurante Gengis Khan.

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