Missioni Consolata - Febbraio 2010
26 MC FEBBRAIO 2010 stesso concetto si trova in Paolo il quale descrive Cristo come « primogenito di tutta la creazione perché in lui fu- rono create tutte le cose … Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono» (Col 1,15-17; cf Ef 1,4;) e si tro- va pure in Pietro che presenta Cristo come «agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo , ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi» (1Pt 1,19-20). A questa tradi- zione sulla Toràh preesistente si riferisce Gesù quando prega dal Padre la «gloria», cioè la sua identità di Dio: «E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse … poiché mi hai amato prima della creazione del mondo » (Gv 17,5.24). I L VINO , LA MANNA E IL PANE DELLA P AROLA Questi testi e questa tradizione sulla «preesistenza», conosciuti da Gesù e dagli apostoli, alla luce del sim- bolismo del vino che rappresenta la Toràh , ci dicono che l’alleanza del Sinai non è un avvenimento secon- dario, perché in essa si compie una attesa che era un desiderio e un progetto di Dio, ancora prima che il co- smo esistesse. La Parola di Dio (o «Donna Sapienza» se- condo il libro dei Proverbi), infatti, è eterna come il pensiero stesso di Dio e il Sinai è il punto di arrivo del disegno di amore di Dio, quel disegno che Giovanni chiama «Lògos/Dabàr» (Gv 1,1) della cui «gloria mani- festata» il racconto dello sposalizio di Cana fa da sfon- do e da contesto al cuore della rivelazione: l’incarna- zione del Lògos: «E il Lògos carne fu fatto» (Gv 1,14), la cui preesistenza è contenuta anche nel Targum che tra- duceva il libro dell’esodo. Riportiamo in parallelo si- nottico il testo dell’Esodo e il testo del Targum che ve- niva proclamato nella sinagoga per fare vedere come le idee e i pensieri detti da Gesù e riportati dal vangelo fossero materia di formazione comune: Nel Targum «il pane che è conservato» è il pane dei co- mandamenti e quindi dell’alleanza cioè il pane della parola di Dio che nella e con la Toràh nutre e vivifica il popolo santo. Da ciò possiamo dedurre che il Giudai- smo del sec. I fosse in attesa del tempo del Messia co- me un tempo in cui Dio avrebbe rinnovato anche il mi- racolo della manna ( 2Bar 29,8; Or Sib 7,148-149; Rut R. 2,14) e che l’evangelista Giovanni descrive nel mirabi- le capitolo 6 del suo vangelo. Il pane/manna non è un cibo per sfamare la fame, ma principalmente il cibo che nutre l’obbedienza ai comandamenti del Padre. Gesù mette al centro del suo vangelo il comandamento del- l’amore, riducendo ad esso i 613 precetti della tradizio- ne giudaica (cf Gv 12,50; 13,34; 14,15.21; 15,10.12; 1Gv 1,2.3; 2,7; 3,23; 5,2-3; cf 2Gv 5-7). Infine, la man- na è la Parola di Dio che si incarna nei comandamenti che nutrono chi li vive, come insegna anche la Sapien- za: «Hai sfamato il tuo popolo con il cibo degli angeli (Lxx: an- ghèln trophên), dal cielo hai offerto loro un pane pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto … perché i tuoi figli, che hai amato, o Signore, imparassero che non le diverse specie di frutti nutrono l’uomo, ma la tua parola tiene in vita coloro che credono in te » (Sap 16,20-21.26). Il pane degli angeli diventa il nutrimento dei figli di Dio che sono custoditi e conservati direttamente dalla Parola che ascoltano e che praticano nei comanda- menti, nel comandamento dell’amore perché «l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quan- to esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3 cf Mt 4,4). Pa- ne e vino sono alimenti della vita dell’uomo medio- rientale e diventano anche «sacramenti» dell’alleanza e- terna e nuova (cf Ger 31,31) che si esprime e si mani- festa nella Parola di Dio consegnata da lui stesso a Mo- sè sul Sinai. Le nozze di Cana hanno senso dentro que- sto quadro di riferimento ampio e solenne perché nel- l’intenzione dell’autore non sono l’occasione per un miracolo da poco, ma spalancano una porta nuova sul- la storia dell’Esodo che oggi noi riviviamo attraverso gli sposi assenti, il vino abbondante e «bello», nella pre- senza della Madre e nel gesto di Gesù perché l’Esodo è ora, è qui. Adesso. [continua – 10] _________________ 1 Sul tema del «vino» (o della vigna) cf J. L. Mckenzi, Dizionario Biblico , a cura di Bruno Maggioni, Cittadella Editrice, Assisi 1978, 1036-37 [vino] e 1042-44 [vite/vigna]; A. M. Gerard, Dizionario della Bibbia , voll. 1-2, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1994, vol. 2°, 1615-17 [vigna] 1617-19 [vino]; sul tema cf anche la bibliografia in A. Serra, Contributi , 227 nota 2. E S 16,4.15 T ARGUM 4 Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a rac- coglierne ogni giorno la razione di un giorno, per- ché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge». 15 Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Man hu: che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». Allora Yhwh disse a Mosè: «Ecco, io sto per far pio- vere pane dal cielo con- servato per voi fin dal principio . Il popolo uscirà a raccoglierne la razione di ogni giorno per metterli alla prova e vedere se os- servano i miei comanda- menti . Essi si dissero l’un l’altro: «Che cosa è?». Essi non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: « È il pane che è stato con- servato in alto nei cieli per voi fin dal principio e che adesso Yhwh vi dona». Pagina precedente: uno dei quattro frantoi per la pro- duzione del vino, scoperti presso Avdat, città dei naba- tei costruita nel deserto del Negev (Israele), sulla «rotta delle spezie» che congiungeva la penisola arabica al porto di Gaza, passando per Petra in Giordania.
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