Missioni Consolata - Febbraio 2010

24 MC FEBBRAIO 2010 «E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”» (Mc 14,24-25). Prima di cominciare il commento del racconto di Ca- na versetto dopo versetto, dobbiamo incontrare e co- noscere, in questa e nella prossima puntata, un prota- gonista indiscusso dello sposalizio di Cana che è il Vi- no : all’inizio della narrazione manca ed è motivo di preoccupazione e alla fine abbonda e migliora. In tut- to il racconto il vino è citato 5 volte (Gv 2,3[2x].9.10 [2x], mentre, come abbiamo detto a più riprese, la spo- sa è nominata neppure una volta e lo sposo una volta appena, alla fine del racconto (Gv 2,9) e solo per rice- vere il rimprovero del responsabile delle nozze. Tutti questi elementi sottolineano insieme che il vero prota- gonista dello sposalizio di Cana è lui, il Vino , che assu- me un ruolo determinante perché in esso si cela una concentrazione straordinaria di significati che dovre- mo trovare. U N VINO PER TUTTI I POPOLI La Bibbia attribuisce a Noè la piantagione della pri- ma vigna da cui ricava il vino, fonte di allegria e di gioia (cf Gen 9,20-21). Il vino è anche una droga al centro di un incesto tra due figlie e il loro padre, Lot, che ubria- cano per avere da lui una discendenza per paura di e- stinguersi (cf Gen 19,30-38). La Palestina, come in tut- to il Medio Oriente, è un paese agricolo mediterraneo e l’uva e il vino non solo sono familiari, ma formano parte importante del nutrimento ordinario, se è vero che la terra promessa è descritta come un paese «dove scorre latte e miele» (Es 3,8.17; 13,5, ecc.) e dove ab- bonda il vino, segno di fertilità, di abbondanza e di gioia (cf Gen 49,11; Dt 33,28). Quando gli Ebrei arri- vano ai confini di quella che da terra promessa diven- terà il loro paese, Mosè manda alcuni esploratori in ri- cognizione ed essi ritornano con un grappolo d’uva, colto nelle vicinanze di Ebron, che portano in due (cf Nm 13,23). Non meraviglia quindi che tanto nella letteratura che nella Scrittura il vino assuma anche un simbolismo molto forte 1 . Il vino nella tradizione biblica è sinonimo di gioia e di festa come si legge nel Cantico dei Cantici che tutta la tradizione giudaico-cristiana interpreta al- legoricamente come il canto dell’alleanza nuziale tra Yhwh e il suo popolo. Qui troviamo anche il nesso tra il vino e le nozze perché non vi può essere allegria senza il vino che diventa anche la misura della tenerezza sponsale: «Sì, migliore del vino è il tuo amore» (Ct 1,2). In ebraico «vino» si dice «yayìn», le cui consonanti (y_y_n) corrispondono al numero 70 (10+10+50), cioè le settanta nazioni che popolano la terra, secondo la convinzione, ancora attuale al tempo di Gesù. Il Targum mette in relazione «amore» e «vino» contrap- ponendoli perché il primo simboleggia Israele che Dio ama più di tutte le nazioni, simboleggiate nel secondo: «Per la grandezza del suo amore, con cui ama noi [= I- sraele] più che le settanta nazioni» (cf Targum a Ct 1,2) a cui fa eco il midràsh: «Il tuo amore è migliore» è I- sraele; «più del vino» sono le nazioni del mondo; sono le settanta nazioni del mondo. Così ti insegna che I- sraele è caro al Santo – benedetto Egli sia – più di tut- te le nazioni» ( Cantico Rabbà , I,19). Nelle nozze di Cana, donando un vino abbondante e migliore del vino pre- cedente, Gesù offre al mondo intero una rivelazione u- niversale per radunare tutti i popoli sotto il segno del- la manifestazione della «Gloria». Il vino di Cana esten- de ai popoli senza alcuna riserva l’alleanza del Sinai che prefigura quella che avverrà nel vino/sangue versato sulla croce: «Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19,34). I L S INAI , CANTINA E SCUOLA DELLA T ORÀH Nel Cantico dei Cantici il vino è citato 8 volte e sempre in un contesto erotico-amoroso che trasporta la sposa- Israele verso lo Sposo-Dio (Ct 1,2.4; 2,4; 4,10; 5,1; 7,3.10; 8,2): «Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore» (Ct 2,4). La tradizione rabbi- nica considera il monte Sinai come la cantina, la «casa del vino» per eccellenza dove fin dalla creazione del mondo Dio ha conservato per Israele il vino buono del- la Toràh , come spiega dettagliatamente il midràsh : «“Mi condusse alla casa del vino”: è il Sinai, dove è stata data la Toràh , che è paragonata al vino: “Bevete il vino che io ho preparato” [Pr 9,5]» (Midràsh Numeri Rabbà II, 3). «Disse l’Assemblea d’Israele: Il Santo – benedetto Egli sia – mi ha condotto alla grande cantina del vino, cioè al Sinai e là mi ha dato gli ordinamenti della Legge e i pre- I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (10) UN PROTAGONISTA DELLE NOZZE: IL VINO DEL MESSIA Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (44) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista

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