Missioni Consolata - Febbraio 2010

MISSIONI CONSOLATA MC FEBBRAIO 2010 23 te quello che già mi avevano rac- contato: «Ricordo i primi sbarchi, al- l’inizio degli anni Novanta. Erano a- siatici dallo Sri Lanka e dal Pakistan. Ho coinvolto la gente del posto e devo dire che tutti hanno sempre ri- sposto con un grandissimo senso di accoglienza e spirito di condivisio- ne. Non avendo strutture idonee li abbiamo accolti nell’oratorio o nella scuola elementare. E tante persone sono venute subito a manifestare vicinanza con sorrisi, aiuti, parole a questi fratelli». F rancesco Campisi è uno dei vo- lontari che ben rappresenta il gruppo dei portopalesi impe- gnati nel primo soccorso.«Sono im- pegnato nel volontariato da più di dieci anni - afferma Francesco - in cui abbiamo garantito la prima ac- coglienza a tantissime persone, compresi molti bambini. Ricordo i volti di tanti di loro quando, strema- ti e pieni di escoriazioni a causa del caldo e dell’acqua salata, ti tendeva- no la mano subito dopo aver or- meggiato al molo i barconi. Era uno dei tanti sbarchi dell’estate 2006. A- vevo avuto una giornata pesante di lavoro in campagna.Dopo mezza- notte scattò l’allerta per il primo soccorso a trenta persone che sta- vano arrivando al porto.Ma il mio non è un caso isolato». Francesco è sposato, papà di due bambini e non senza difficoltà con- cilia gli impegni di lavoro con quelli del gruppo di protezione civile co- munale, la squadra che entra in fun- zione per la prima accoglienza dei migranti. Sergio Taccone mi raccon- ta anche le storie di migranti che ri- mangono talmente colpiti dall’ac- coglienza di Portopalo al punto di decidere di rimanerci. Giovanni, cittadino tunisino, nato a Cape Buon, è in Italia dal 1979. Il suo vero nome è Ben Dafhar Abde- lamhid ma a Portopalo lo conosco- no tutti come Giovanni «u tunisinu» Dopo aver fatto il pescatore, oggi produce il celeberrimo pomodoro «ciliegino di Pachino» e fa l’interpre- te della protezione civile durante le fasi di assistenza post-sbarchi. «A Portopalo sono stato subito accolto benissimo,mi hanno fatto sentire uno di loro,mi sono integrato molto presto. Lavorando regolarmente ho raggiunto la mia autonomia e in questo modo integrarsi è stato mol- to facile», dice Giovanni. E Sergio ri- batte come «dal couscous agli spa- ghetti il salto non è stato traumati- co, in fondo tra Sicilia e Tunisia le differenze sono minime.Non c’è sbarco in cui non vi sia la presenza di Giovanni». ■ Sopra: don Calogero Palacino, anima della solidarietà a Portopalo, sa coin- volgere gli immigrati nelle attività del- l’oratorio. A sinistra e sotto: volontari in azione per offrire un primo aiuto di emergenza agli immigrati appena ar- rivati dopo traversate traumatiche.

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