Missioni Consolata - Febbraio 2010

BEATO ALLAMANO 14 MC FEBBRAIO 2010 la vostra forza, affermava. Spazi ulte- riori di preghiera specialmente eu- caristica e contemplativa durante il giorno dovevano saltar fuori dall’in- dustriosità personale di ognuna nel disbrigo sollecito dei suoi doveri di missione, di ufficio, di lavoro. Il Padre amava santa Teresa d’Avila. ne cono- sceva la dottrina, preannunciava che un giorno sarebbe stata anno- verata tra i dottori della chiesa; tut- tavia metteva in guardia contro i fa- cili sentimentalismi misticizzanti di qualcuna. Bisogna essere «attivi nel lavoro, contemplativi nella preghiera». Quest’ultima deve sostenere l’azio- ne, ma insegnava che la contropro- va della verità della preghiera in una missionaria della Consolata deve trovarsi nell’instancabilità dello zelo e del servizio. Queste sono le cose che il Fonda- tore diceva e che anch’io ho udito ri- petere da pioniere umili e fervide. Dalle loro parole e dalla loro testi- monianza ci era facile capire che co- sa intendesse il Padre quando dice- va che voleva delle suore semplici, distaccate, ecc. Suore semplici , non sempliciotte Suore semplici, forti, di buona in- telligenza e industriosità, distaccate da tutto e da tutti, eppure sorridenti, socievoli: capaci di approccio con la gente, specialmente con gli umili, con quelli che soffrono, con i pove- ri... Di qui l’impegno che doveva es- sere generale per farsi capire dagli altri, di parlarne il linguaggio, di sco- prirne le frasi idiomatiche che rivela- no una cultura, un sentire popolare specifico. In un periodo storico carat- terizzato dal colonialismo, da un sen- so di superiorità del bianco, egli in- culca il rispetto agli umili, agli incolti; vuole mitezza con tutti: guai a chi al- za la mano anche solo su un bambi- no e guai a chi non bada a un pove- ro perché è uno che non conta... Suore diverse... e, proprio perché missionarie, capaci di aprirsi ai fratel- li, al mondo.Tipica quella frase: «Reli- giose per voi,missionarie per gli al- tri»: cioè delle consacrate che vivono il loro impegno con fedeltà assoluta ed espandono la loro ricchezza inte- riore con disinvolta scioltezza: sem- pre, dappertutto, con tutti. Suore sciolte La scioltezza. È un sostantivo che piace al Padre per cui egli lo ripete molte volte nelle sue familiari con- versazioni con le suore. Le vuole «sciolte» nello spirito: libere da im- bavagliature e ristrettezze mentali, libere nel cuore, aperto a tutti eppu- re riservato a Dio solo; e le vuole «sciolte» nel comportamento este- riore, capaci di muoversi con disin- voltura nelle circostanze più impre- vedibili quali la vita missionaria po- trà loro riservare. «Sciolte»... Quell’aggettivo insolito coniato in un tempo quando alla donna, e tanto meno alla suora, non era lecito uscire di casa da sola, quando l’uomo era l’autorità ege- mone nella famiglia e nella società, fa pensare anche qui ad un Allama- no che esce dalla mentalità comune e, come Gesù ai suoi tempi, si fa pro- motore della donna nella sua di- mensione creaturale più ampia. E quando il Servo di Dio dice a delle giovanissime suore: «Voi dovete (in Africa) essere madri per la gente di là e anche dei missionari». Le lancia senza paura e con semplicità di pa- dre, al loro destino di donne, alla scuola di Maria. La sua vulnerabilità Sì, a studiare bene l’Allamano ac- canto alle sue suore, balza fuori un Allamano diverso da quello che ap- pariva al Santuario e altrove, dove tutti lo vedono sempre dignitoso, misurato nei gesti e nelle parole, co-

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