Missioni Consolata - Febbraio 2010

BEATO ALLAMANO 12 MC FEBBRAIO 2010 per le sue suore, che insiste a dire devono essere «diverse, diverse» ... Non perché non apprezzi l’intrinse- co valore della vita consacrata così come la vede nei conventi di cui è anche superiore e direttore spiritua- le ma, proprio perché ci crede, ne te- me la facile banalizzazione in am- bienti dove l’ideale scende a gesti trasandati nel tran-tran quotidiano. In casa sua egli sogna invece, e la esi- ge, l’atmosfera di una spiritualità che non scada nella mediocrità, nell’abi- tudine: vuole si ricerchi la santità con la prontezza scattante di chi, en- tusiasta della sua vocazione, non perde tempo in malinconici ripiega- menti, non s’impigrisce nel cantuc- cio comodo, non conosce i flussi e ri- flussi delle mezze volontà, dei «mol- li», dei «fiacchi»: questi, dichiara, se non si scuotono, vuole siano dimessi senza remissione. E senza cedimenti non riammette chi, in un momento di crisi o di no- stalgia, se ne è andata a casa...No, chi ha posto mano all’aratro, e poi si volge a guardare indietro, non è atto per il Regno di Dio. Sorridendo, spie- ga che a lui personalmente «la mine- stra riscaldata» non va proprio giù... È fermo sulle decisioni prese, ed è pure elastico quando lo coglie un’il- luminazione interiore. Così, se aveva una certa allergia ad accettare giova- ni cresciute in orfanotrofi, nel timore di incolmabili carenze affettive, quando vede Gabriella Bertino, non esita ad ammetterla, anche se viene da una di quelle istituzioni di princi- pio secolo. È deciso a non accettare in via di massima candidate non rite- nute idonee dal medico per la vita missionaria.Attenendosi a quel prin- cipio, nel 1910 rimanda Adele Crespi, lombarda, a casa sua.Ma verso le quattro pomeridiane pensa di non poter rifiutare l’ingresso a una ragaz- za venuta da lui proprio il giorno del- la Presentazione di Maria al Tempio. Allora, sotto l‘urgenza dell’ispirazio- ne fa partire di corsa Don Borio per- ché raggiunga Adele in stazione e la riporti alla Consolatina.Don Borio la trova già sul treno e la mamma, che si rifiuta di cedere la figlia a un prete sconosciuto, se la vede rapire sotto gli occhi,mentre il convoglio si muo- ve nella bruma autunnale... Suore sportive E tante altre cose...Voleva che le giovani si preparassero all’Africa in tutti i modi materialmente e spiri- tualmente; facessero del moto e si allenassero alle lunghe camminate richieste in Africa per le visite ai vil- laggi... Se si offriva l’occasione d’un sacrificio, fossero pronte a coglierla, perché in Africa avrebbero dovuto fare a meno di tante cose e i sacrifici non sono mai sufficienti a ottenere la conversione dei cuori... Se poi qualche volta il confessore di casa- madre non poteva venire regolar- mente tutte le settimane per il rito penitenziale, considerassero ciò un tirocinio pratico alla povertà di ser- vizi religiosi che avrebbero incontra- to in missione, dove non sempre sa- rebbe stato possibile «soddisfare i desideri anche più pii». Qui sotto: Ghekondi, Kenya 1915, sr. Serafina, una delle prime missionarie, insegna il catechismo in un villaggio. Sopra a destra: sr. Ignazia Pia, la prima Missionaria della Consolata del Kenya (1956). In basso a destra: Nyeri, Mathari, 1923, sr. Giuseppina Battaglia posa scherzosa con il fucile di fr. Benedetto Falda accanto all’ele- fante da lui abbattuto perché deva- stava i campi della missione. Attorno a lei, ci sono giovani aspiranti suore e Madre Margherita, loro formatrice.

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