Missioni Consolata - Gennaio 2010
PROVOCAZIONI MISSIONARIE 8 MC GENNAIO 2010 Corrado,questa culturamoderna sembra aver stravolto il ruolo del sacerdote: cosa ne pensi? Ritengo che anche qui da noi ci sia- no le condizioni per un ritorno di in- teresse alla spiritualità e alla religio- ne. Dovremo forse ripensare il no- stro essere sacerdoti alla luce di quelli che sono i bisogni più avverti- ti dalla gente di oggi, inmodo da es- sere una presenza significativa. L’in- contro con altre culture in cui, oggi più di ieri, abbiamo la fortuna di im- batterci, ci può dire qualcosa in più sul ruolo dei leaders religiosi e sulla funzione che essi dovrebbero svol- gere. Certamente noi partiamo dal nostro fondamento, dalla fede in Gesù Cristo e dalla Sacra Scrittura, ma non dobbiamo avere paura di incontrarci, ripensando la nostra presenza e la nostra missione a par- tire dall’incontro con gli altri.Un pic- colo esempio tratto dalla mia espe- rienza: per gli indios Yanomami ci presentiamo come portavoce o lea- ders religiosi ed essi notano subito che siamo diversi dagli antropologi, o dagli infermieri che arrivano a visi- tarli. Noi siamomissionari, crediamo in Dio.Quindi, quando per esempio c'è un rituale sciamanico in favore di una persona malata, loro ci dicono: «Voi pregate anche il vostro Dio». Non chiederebbero ad un infermie- re o a unmedico di fare altrettanto. Hai fatto un accenno al popolo Yanomami.Dicci qualcosa del contatto che hai avuto con questa cultura completamente diversa dalla nostra. Prima di fare il noviziato avevo già avuto la possibilità di incontrare e vivere un po’di tempo con questo popolo. È stata una grazia, un’espe- rienza forte di immersione in un'al- tra cultura che mi ha dato una cari- ca per vivere l'anno di noviziato.Ho poi avuto la possibilità di continua- re la mia formazione accademica in Brasile e il fatto di aver conosciuto già un poco quella realtà mi ha aiu- tato ad orientare i miei studi. Suc- cessivamente, una volta ottenuto il mio diploma, ho fatto un’altra espe- rienza di servizio e dato che penso non sia necessario girare il mondo intero per essere missionario… so- no tornato là con questa esperienza precedente scoprendo quanti cam- biamenti rapidi avvengono in un popolo come quelloYanomami. Per non parlare dei rapidi cambiamenti che avvengono nella missione, sia per quanto riguarda il nostro ruolo come per il servizio che siamo chia- mati ad offrire. Che difficoltà hai avuto nel trovar- ti in unmondo «altro», completa- mente diverso da quello in cui eri solito vivere? Ho avuto la fortuna di vivere a S.Paolo, in un contesto estremamen- te interculturale, e questo fattomi ha aiutato.Quello brasiliano è un popolo che vive una grande mesco- lanza di culture e di valori. Prendia- mo per esempio gli Yanomami; per loro un valore grande è la presenza in comunità, la gioia dell'incontro, della festa; è un popolo per il quale la festa è la dimensione centrale. Oggi andiamo, anzi, corriamo, incon- tro agli altri: sia qui nelle nostre ca- se, che là nel contatto con questi po- poli. In un certo senso siamo chia- mati a giocarci molto; dovremo morire a noi stessi. L’interculturalità non dovrebbe farci paura. In un mondo come il nostro siamo tutti invitati a donare qualcosa di nostro per ricevere in cambio qualcosa che appartiene a qualcun’altro. E dopo l’ordinazione? Spero in un veloce ritorno in Amaz- zonia; almeno penso…e spero. Corrado Dalmonego, mantovano, è un giovane missionario della Consolata che proprio in questo mese, il 9 gennaio, viene ordinato sacerdote. Oggi, la sua è una scelta controcorrente, di quelle che fanno pensare. Alla vigilia del «passo decisivo», lo abbiamo fatto parlare della sua scelta e di quanto lo aspetta. CORRERE INCONTRO… a cura di Ugo Pozzoli Padre Corrado con giovani Yanomami.
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