Missioni Consolata - Gennaio 2010
KENYA - KISUMU 58 MC GENNAIO 2010 comunità parrocchiale dove la gen- te è coinvolta a tutti i livelli: dal con- siglio parrocchiale alle piccole co- munità cristiane e famiglie. Anima della comunità sono due missionari della Consolata keniani, p. Justus Adeka del ‘73 e p. Joseph Gitonga del ‘67, una coppia tutta speciale, un Luo e un Kikuyu, le due etnie al centro degli scontri sangui- nosi dell’inizio 2007; due missionari che non si son spaventati di fronte alle molte difficoltà e, soprattutto, non han fatto concessioni alla vio- lenza che ha travolto la nazione. P. Joseph era quello nella posizio- ne più difficile, in“territorio nemico” per così dire, eppure, nella sua sem- plicità, è rimasto al suo posto tra la gente, anche se con un po’di paura, perché un missionario è per tutti ed è presenza di amore e di pace là do- ve c’è odio e violenza. E la sua non è solo una presenza da obbedienza. Standogli vicini ci si rende conto co- me ami questa terra e questa sua gente, i più poveri in particolare, e come sia a sua volta amato. Comunità di comunità Alendu, pur essendo già una «fi- glia» di Chiga, è una missione vasta. Degli oltre 50 mila abitanti, solo cir- ca 9.000 sono cattolici che fan riferi- mento, oltre che alla chiesa parroc- chiale, anche a quattro cappelle principali,Osaria, Rabuor, Buoye e Onjweru, a cui, a loro volta, son colle- gati diversi centri di preghiera e tan- te piccole comunità.Alendu è tutto un cantiere, dovunque ci sono chie- se in costruzione.No, non ci sono imprese che offrono il prodotto chiavi inmano. Le chiese stanno cre- scendo giorno dopo giorno, anno dopo anno, raccolta dopo raccolta, un po’alla volta, secondo le capacità della gente e magari qualche aiuto generoso da benefattori lontani. Lamia prima visita è adOsaria. P. Josephmi ci conduce guidando la sua piccola Suzuki 4x4. Passiamo su strade ( e chiamale strade! ) che zigza- gano tra le piccole proprietà fami- gliari, diventando sempre più strette fino a trasformarsi in sentieri quan- do son lontane dalla strada princi- pale. Di tanto in tanto suona il clac- son, sia per salutare le varie famiglie cristiane, sia per prevenire incontri imprevisti conmucche, galline, ca- pre e bambini che se ne stanno nel mezzo della pista. Ed ecco Osaria: una grande pianta con una tettoia e quattro panche sbilenche, un pozzo con pompa e una chiesa in costru- zione, per ora solo uno scheletro di cemento armato. Osaria è al centro dell’area degli allagamenti.Quando piove, p. Jo- seph lascia la 4x4 e, tirati su i panta- loni, guada gli acquitrini attento a seguire esattamente i passi delle sue guide per non fare bagni indesi- derati. La vita della gente è magra, il terreno avaro, i campi troppo piccoli per sfamare tutte le bocche, le case sono poco più che capanne, le scuole son scarse,mancano gli asili, troppi bambini marinano le classi per fame, perché non c’è cibo a scuola e ancor meno a casa.Di di- spensario non se ne parla e perfino il costruire dei buoni cessi a tonfo è un grosso problema nel cotton soil, visto come crollano facilmente o si riempiono d’acqua alle prime piog- ge, creando rischi igienici senza fi- ne. Eppure la comunità non è sco- raggiata. Le 500 o poco più famiglie cattoliche dell’area sono piene di speranza. Scellino dopo scellino stanno facendo crescere la loro chiesa e con essa la loro comunità. Da quando c’è la parrocchia ad A- lendu, hanno goduto di servizi reli- giosi regolari, e questo ha dato nuo- vo spirito ad una comunità prima abbandonata a se stessa, dove il prete si vedeva raramente. E quelle che ne traggono più vantaggio so- no le donne, che sono la vera spina dorsale della comunità e portano quasi tutto il peso della famiglia, mentre gli uomini, umiliati dalla mancanza di lavoro e incapaci di nutrire le loro famiglie, tendono a ri- tirarsi dalla vita comunitaria, rifu- giandosi spesso nell’alcool. Rabuor, dedicata all’apostolo S. Filippo, è più ambiziosa. Situata ai margini della strada principale Nai- robi-Kisumu, la chiesa in costruzio- ne ha le ambizioni di una cattedrale. La struttura base, ariosa e capiente, vanta un bel tetto robusto sulle pa- reti di mattoni, cotti localmente. Mancano le porte, eccetto quella principale; non ci sono le finestre appaltate al miglior offerente; le panche son piantate nel pavimento di terra che quando piove si allaga; Interno della chiesetta di Onjweru con p. Joseph Gitonga (seduto). Pagina accanto, tre fratellini orfani spaccano pietre a Buoye durante le vacanze natalizie.
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