Missioni Consolata - Gennaio 2010
SINODO AFRICANO /4 16 MC GENNAIO 2010 derio e volontà cosciente di unire fede e vita, teoria e pratica all’inter- no della chiesa e nelle sue relazioni con la società civile e politica. Un cammino di conversione e di ricon- ciliazione. In una lettura trasversale dei testi e degli interventi, ho percepito il de- siderio profondo di proclamare che è arrivato il tempo dello scambio di beni: dare e ricevere tra Africa e altri continenti, in termini di chiesa, cul- tura, economia, educazione,missio- ne; tra chiesa diocesana e vita reli- giosa; tra riconciliazione con un pas- sato con situazioni ancora da curare e la progettazione di un futuro con sempre più comunione e collabora- zione; tra i mali endemici e i valori da offrire ad altri continenti (amore per la vita, speranza e missionari). Ho percepito una chiesa impe- gnata nella promozione della perso- na e dei popoli nel nome del Vange- lo, con l’intenzione chiara di essere «sale della terra e luce del mondo». Sono emersi punti forti La presa di coscienza che la chiesa nel mondo è una comunità di perso- ne riconciliate,operatrici di giustizia e di pace,«sale e luce» inmezzo alla so- cietàdegli uomini edellenazioni.Una chiesa famigliadi Dionellaqualenon possono sussistere divisioni su base etnica, linguistica o culturale. Il desiderio di restituire alla cele- brazione del sacramento della ricon- ciliazione tutta la sua importanza nella sua doppia dimensione indivi- duale e comunitaria. Il riconoscimento dell’importanza della vita in comunità come appor- tatrice di riconciliazione e pace, at- traverso l’educazione, la catechesi, la preghiera, l’impegno nel campo del- la salute e in iniziative di sviluppo. Il dialogo ecumenico e quello in- terreligioso, concepito come parte integrante della predicazione del Vangelo e dell’attività pastorale del- la chiesa in nome della riconciliazio- ne e della pace. Il desiderio di puntare sulle forze interne (catechisti, religiosi, profes- sionisti cattolici, ecc.), senza chiu- dersi ai missionari di altre parti del mondo. L’aumento di autostima della chiesa e del popolo del continente, per non continuare a lamentarsi del- le pene sofferte,ma stabilire dei punti di soluzioni all’interno della chiesa, paese, città e persone, con- tando sulle proprie risorse. Il riconoscersi una chiesa missio- naria: tanti figli e figlie di Africa pre- senti sempre inmaggior numero negli altri continenti. La determinazione che l’Africa si sviluppi secondo le proprie esigen- ze, espressa questa nei diversi ap- pelli ai governi, alla comunità inter- nazionale e ai maggiorenti dell’eco- nomia mondiale con richieste di programmi in difesa della vita, con il «no» totale alla pena di morte e alla criminalizzazione degli immigranti e clandestini. La promozione del ruolo delle donne nella società e nella chiesa, ri- conoscendo più fortemente la loro dignità. Esse costituiscono una riser- va morale d’incalcolabile valore, da- to che sono loro a modellare le futu- re generazioni. Combattere la corruzione nella politica, parlando inmodo diretto ai governanti cattolici delle ingiustizie che commettono e invitandoli a cambiare vita o lasciare la carica. La difesa delle risorse naturali, par- ticolarmente della terra e dell’acqua, in favore dell’uomo. E questi sono solo una piccola parte dei punti emersi. In concreto, come applicare nelle comunità il messaggio e le «pro- posizioni» del sinodo? La prima cosa da dire a ogni cri- stiano del continente è che la chie- sa universale è al suo fianco, facen- do memoria delle grandi opere di evangelizzazioni fatte, essendo vici- na nelle difficoltà presenti e dispo- sta a camminare insieme sulle vie della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ogni fedele deve prendere co- scienza che lui è chiesa e che la chie- sa sarà bella e attiva se ognuno si sente parte viva della comunità, nel- la famiglia e nel lavoro. Bisogna introdurre nella compila- zione del progettomissionario della «missione - parrocchia» l’insegna- mento della dottrina sociale della chiesa nella formazione dei catecu- meni, nella catechesi in preparazio- ne ai sacramenti e nella formazione continua. Come missionari il nostro ruolo sarà sempre quello ispirato dalla lo- gica dello scambio di doni.Abbiamo un tesoro da trasmettere, la «buona novella» di Gesù, fatta dono nella nostra debolezza e nel nostro gran- de amore. Ma dai cristiani africani riceviamo il messaggio che Dio è il creatore di tutto e che vuole fare festa con le persone, i popoli e con tutto il crea- to. Dobbiamo quindi intensificare lo scambio d’informazioni e sussidi con le chiese locali, condividendo e- sperienze che «funzionano» nel campo della giustizia e pace, come le scuole di perdono e riconciliazio- ne. Perché essereministri di riconcilia- zionevuol dire agire sumolti fronti: la riconciliazione sacramentale,fonda- mentaleper avere lapace;mettere in pratica iniziativedi riconciliazione tra gruppi indisarmonia o inguerra; ri- conciliarci noi stessi nellenostre co- munitàquandoper ragioni di cultura odi provenienza etnicanonandiamo d’accordo. Comepastori,dobbiamo avere il co- raggiodi denunciareogni corruzione, oppressione,discriminazione,razzi- smo, particolarmentedel settorepub- blico, perchéproduconopiùpovertà edi conseguenzapiù violenza. ■ Aquiléo Fiorentini, superiore gene- rale dei missionari della Consolata. Nella pagina precedente, distribu- zione dell’eucarestia nella parroc- chia Likeleva,Mozambico.
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