Missioni Consolata - Dicembre 2009

MC DICEMBRE 2009 69 NAIROBI (KENYA) COLEI-CHE-RIDE NON RIDE PIÙ H a gli occhi pieni di lacrime Colei-che-ride, il sorriso non c'è più sulla bocca che si morde le labbra nello sforzo di non piangere. La mamma l'aveva chiamata Colei- che-ride perché era nata col sorriso sulle labbra. Furono il suo sorriso e i grandi occhi ridenti che mi colpiro- no la prima volta che la vidi alcuni anni fa. Ora ha circa quattordici anni, Colei-che-ride. I suoi occhi grandi non mi abbandonano un secondo, seduta davanti a me, in quello che era il mio ufficio a Nairo- bi. Ha il corpo minuto, da bambina che non ha mai avuto il lusso di avanzare cibo nel piatto. Più piccola della sua età, almeno secondo i nostri canoni, ma già donna. Ed è con coscienza di donna che ora rivede tutto l'orrore di tante vio- lenze famigliari per mano del padre ubriacone: le botte alla madre, i litigi continui, le oscenità di lui nei suoi confronti quando l'alcool lo possie- de. E capisce perché la madre sia fuggita, portandosi dietro lei e il fra- tellino, disposta ad una vita piena d'incerti e senza lavoro in un villag- gio povero, periferico, pieno di gen- te scappata dalla violenza, rifugiati interni, vedove e orfani. Colei-che-ride, non ride più. Ma non ha smesso di sognare. Vuole andare a scuola, vuole recuperare l'anno perduto a causa dell'angoscia causata dalle minacce di violenza da parte del padre. Crede con tutte le sue forze che l'educazione sia la via del riscatto, la garanzia di un futuro diverso per sé e la sua famiglia. Mentre mi racconta il suo dramma, una nube in più attraversa i suoi occhi. Ha sentito che me ne devo andare, che non sarò più in Kenya. E una volta che io non ci sarò più, chi si prenderà cura di lei? Chi l'aiuterà a realizzare il sogno di una vita diversa da quella intessuta di violen- za di sua madre? Vi ho raccontato la storia di Colei- che-ride. Ve ne potrei raccontare molte altre di bambini, donne, ragazzi, mamme e papà, nonni e gio- vani che in questi ultimi 21 anni di Kenya hanno visto i loro sogni rea- lizzati, il loro fardello reso più legge- ro, grazie a qualcuno che ha sogna- to con loro e li ha aiutati a portare il loro peso. Colei-che-ride e i suoi fratelli, le sue sorelle, i suoi amici, quelli come lei che soffrono violenza dalla vita, gridano alla nostra solida- rietà, sfidano la nostra responsabi- lità. Non possono aspettare risposte istituzionali, commissioni di lavoro, piani pluriennali e riforme politiche. Colei-che-ride aveva bisogno di una mia risposta d'amore in quel momento per poter tornare a sorri- dere, per avere il coraggio di conti- nuare a sognare. La povertà è violenza, hanno detto con forza i padri sinodali al secondo sinodo speciale per l'Africa che si è concluso alla fine dello scorso otto- bre a Roma. Povertà è violenza e madre di violenza. Povertà si associa ad ignoranza e fame cronica. Povertà diventa schiavitù e dipen- denza. Eppure Gesù ha proclamato: «Beati i poveri». Dio ha detto che «è il difensore dell'orfano e della vedo- va», i più poveri tra i poveri. Come fare sperimentare tutto questo a Colei-che-ride? Come far conoscere l'amore l'amore di Gesù a una bam- bina che non dorme e non studia perché vive l'incubo della violenza P. Gigi con le bimbe dell’Allamano Girls Home in Meru, Kenya. TuttoMondo FILO DIRETTO tra i missionari della Consolata e i loro amici nei quattro continenti

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