Missioni Consolata - Dicembre 2009

68 MC DICEMBRE 2009 sulla Parola di Dio «Dei Verbum» del 1965 questo do- cumento ufficiale della Chiesa è il secondo pilastro che non può essere disatteso da chi è responsabile della predicazione, della catechesi e della celebrazio- ne eucaristica e/o sacramentale. D AL S INAI A C ANA E DA C ANA AL S INAI Abbiamo a più riprese accennato che il racconto delle nozze di Cana è un midràsh cristiano dell’even- to del Sinai e, quindi, una spiegazione dell’Esodo al- la luce della novità che è Cristo. Ne esaminiamo al- cuni aspetti in modo organico, considerando ancora il racconto nel suo insieme. Questo metodo di pren- dere e lasciare, anticipare e sottolineare potrebbe di- sturbare chi è addentro alle questioni bibliche e che vorrebbe andare subito al sodo dell’esegesi, ma è ne- cessario per coloro che sentono questo discorso per la prima volta. Bisogna procedere per gradi e salire la scala gradino dopo gradino, anche per abituare la ra- gione e il cuore ad assaporare, gustare senza ingol- farsi. È il metodo del «ruminare» la Parola affinché di- venti sangue e vita. Una rilettura giudaica dello sposalizio di Cana non è agevole per i nostri lettori che non sono abituati a considerare l’ebraicità di Gesù come condizione es- senziale per comprendere lui come persona e per ca- pire il senso autentico del suo messaggio. Per questo motivo dobbiamo essere molto schematici e chiari, a costo di essere ripetitivi. È meglio ripetere più volte lo stesso pensiero piuttosto che esprimerlo una sola volta malamente e in modo oscuro. Per capire il nes- so stretto che c’è tra il racconto di Cana e la lettera- tura giudaica, è necessario fare un confronto tra ciò che accadde a Cana e ciò che accadde al Sinai, sot- tolineando fatti, idee e testi che aiutino a cogliere il legame stretto che c’è tra di essi. Il confronto tra Pri- mo e Nuovo Patto passa attraverso il confronto Cana – Sinai, all’interno del quale troviamo diversi temi: il «terzo giorno» (che abbiamo già anticipato nelle pun- tate precedenti); le parole che la madre dice ai «dia- coni»; il simbolismo del vino e l’allusione alla scala di Giacobbe (Gv 1, 51) che precede immediatamente il racconto delle nozze di Cana. Questi temi devono es- sere letti nel contesto della Bibbia, poi in quello del- la tradizione giudaica e infine nel contesto del van- gelo che, a sua volta, vive e si sviluppa «dentro» una Chiesa che lo accoglie e lo consegna ai posteri. (continua - 8) Note 1. Cf Urbach 627-628; 950, nota 402 2. Ci ispiriamo pertanto alla sua opera, che è una pietra mi- liare nella storia dell’esegesi, specialmente il poderoso Con- tributi dell’antica letteratura giudaica per l’esegesi di Gv 2,1- 12 e 19,25-27, Edizioni Herder, Roma 1977, pp. 494. 3. Il popolo di Dio e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristia- na , Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, pp. 218. della fede accolta e della nuzialità che siamo chiama- ti a testimoniare nel mondo dove viviamo. Poiché le nostre forze non sono in grado da sole di compren- dere e accogliere questo mistero, «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8, 26), sostenendoci nella ricerca, nello studio e nell’adorazione. L A RICERCA ESEGETICA E LO SVILUPPO DEL MAGISTERO Aristide Serra, esegeta dell’ordine dei Servi di Ma- ria, ha dedicato tutta la sua vita di studioso alla figu- ra di Maria nella Scrittura e ha approfondito il brano delle nozze di Cana sotto ogni aspetto, tanto nella tra- dizione biblica cristiana, quanto in quella giudaica, a- prendo prospettive inesplorate e straordinarie [2]. Seguendo la sua ricerca e prima di passare all’esege- si, parola per parola, vogliamo anticipare, anzi, desi- deriamo puntualizzare la matrice giudaica del rac- conto perché, quando lo commenteremo, possiamo gustarlo con grandi respiri e soddisfazione. Facciamo anche riferimento ad un altro testo magi- steriale, che riteniamo essere fondamentale. Nel 2001, la Pontificia commissione biblica, allora pre- sieduta dal card. Joseph Ratzinger in qualità di Pre- fetto della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicò un documento, «Il popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana» [3], della cui di- rompenza solo gli specialisti si resero conto. Il docu- mento, che è una mirabile sintesi degli ultimi quattro secoli di studi biblici, dedica un capitolo intero ai «Metodi esegetici giudaici usati nel Nuovo Testamen- to» (pp. 34-45), rendendo così ufficiale l’approccio al- la Scrittura che noi sosteniamo da queste pagine or- mai da diversi anni. Dopo la costituzione conciliare Padre Cesare Giulio, imc. Le nozze di Cana (pittura murale, particolare).

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