Missioni Consolata - Dicembre 2009
versa se è entrato nei nostri siste mi di accoglienza (Sprar) viene in dirizzato in tal senso». Cosa pensa di queste tempistiche ridotte sugli appuntamenti per le audizioni territoriali e a quante persone offre accoglienza il ser- vizio Sprar? «Prima si aspettava troppo e ades so troppo poco. Il richiedente asilo che, dopo unmese dall’arrivo in Ita lia, si ritrova davanti a una commis sione è ancora sconnesso dalla realtà locale. Sveltite le procedure per l’audizione, i richiedenti asiloot tengono prima lo status,ma escono anche prima dai percorsi di acco glienza sempre che riescano aden trarci e dimostrano poi poca auto nomia. La legge Bossi Fini ha com pletato la legge Turco Napolitano istituendo un servizio centrale che ha il compito di organizzare una re te tra gli enti locali che creano posti di accoglienza. A disposizione per i rifugiati ci sono attualmente 3.000 posti per 6 mesi che danno ospita lità a 6.000 persone all’anno, ma le domande presentate in tutta Italia sono più di 30.000 e quindi la pe nuria dei posti è evidente. È sempre una questione di numeri e di adat tamenti: non ci sono sufficienti ri sorse e allora i criteri con cui agia mo sono di dar poco a tutti». che la possibilità di avere la tes sera facilitata per i mezzi pubbli ci a prezzo politico, mentre l’iscrizione ai centri per l’impiego è possibile anche solo con il per messo di soggiorno e senza l’obbligo della residenza». Ma è evidente che il sistema pec- ca. Il caso delle case occupate è lo specchio di un insuccesso strutturale. Dove si nasconde il problema principale? «Nella nostra impossibilità, per via delle poche risorse, di offrire a queste persone una previsione di vita decente. I finanziamenti ar rivano un po’ dal ministero del l’Interno, un po’ dal Comune, dal le fondazioni, dai progetti euro pei e alla fine... si è sempre alla ricerca di fondi. Non stiamo così facendo una vera creazione di ser vizi ma continuiamo a proporre servizi a progetto. L’anelito è di passare da un sistema di proget ti a uno di servizi, rendendo tra l’altro più stabili gli operatori e professionalizzandoli. Lavorando su progetti i nostri operatori sono sempre a tempo determinato. Si crea così un effetto domino: an che le risorse umane non sono mai sufficienti a coprire le esi genze e si perde il capitale di esperienza umana dell’operatore. È il caso dei mediatori, sempre po chi rispetto alle richieste». E il sistema? Eliminarlo, raffor- zarlo o cambiare forma mentis? «Siamo in una fase di transizio ne, di effettiva rielaborazione di questo sistema. Finché non cam bia la mentalità nel vedere i mi granti come problemi e non co me risorse, il sistema difficilmen te potrà mutare. Se un comune notasse lo spopolamento delle sue valli, il degrado delle case che si sfasciano, la popolazione che invecchia e iniziasse a vedere il fe nomeno dell’immigrazione come una risorsa, allora sì che le cose cambierebbero. Ma prima di que sto passaggio dovrebbe cambia re il modo di pensare e di vivere lo straniero, non subendolo ma considerandolo fonte di rivitaliz zazione. A partire dal commercio, all’edilizia, all’economia locale. In uno scenario di questo tipo, gli stranieri arriverebbero a sentirsi parte della nostra terra, potreb bero portare reddito, pagare le tasse e far rivivere il territorio». ■ A chi non rientra nello Sprar, co- sa proponete? «Segnaliamo posti di accoglien za recuperati con il volontariato ( a cui diamo dei contributi affinché possa rispondere alle esigenze dei senza tetto), dormitori comunali e mense per gli indigenti. Sui corsi di italiano, a seconda dei progetti sul territorio, sono previsti dei ser vizi didattici». La residenza, che chiaramente i rifugiati senza casa non hanno, non è un problema da poco per- ché da questo dipende anche la tessera sanitaria. Come vi siete mossi al riguardo? «La tessera sanitaria è vincolata alla residenza, e quindi è neces sario un domicilio. A Torino, a dif ferenza di altre città italiane, non si può dichiarare un domicilio fit tizio ( quello di una casa comuna le o di un dormitorio ad esempio). Oggi, dopo l’esperienza negativa in tal senso e i disagi socio sani tari all’interno delle case occupa te è stata emessa una circolare che supera il problema della re sidenza e rilascia la tessera con l’indirizzo domiciliare. È un prov vedimento temporaneo che sarà valido fino al 31 gennaio 2010 e prevede il codice esenzione E92. Al momento si sta trattando an DOSSIER 38 MC DICEMBRE 2009 Torino: trasferimento dei profughi conmezzo pubblico.
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