Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2009

62 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2009 AFRICA raggiunta la buona densità, la mate- ria va versata nelle forme classiche, quelle utilizzate per i blocchi in ce- mento. Dopo il raffreddamento i blocchi vengono staccati e sono pronti all’u- so. «Le prove che abbiamo fatto hanno rivelato una resistenza alla rottura pari a quella del cemento», ricorda Giglio.Nel 2007 l’autobloc- cante in plastica e sabbia prodotto da Reseda a Niamey riceve pure l’o- mologazione alla normativa euro- pea. «Ci sono ancora dei problemi – confessa Giglio - dovuti alla dilata- zione termica e al fatto che in que- sto paese si raggiungono tranquilla- mente 45- 50 gradi».A volte i pavé realizzati in blocchi di plastica, già u- tilizzati in vari quartieri della capita- le, rischiano di aprirsi perché i bloc- chi gonfiano: «Occorre ridurre la percentuale di plastica e potremo ben presto farlo». SALTOTECNOLOGICO Tutto è pronto infatti per il salto di qualità tecnologico: «Stiamo finen- do il montaggio di unmescolatore sabbia - plastica meccanico, che so- stituirà la“mescolazione”manuale che facciamo ora».Grazie a una col- laborazione con il Politecnico e l’U- niversità di Torino e finanziamenti della Regione Piemonte, del comu- ne di Carmagnola (To) e di Recosol (Rete dei comuni solidali), il Reseda ( www.reseda-niger.net ) insieme alla Comunità urbana di Niamey si sono dotati di questa unità. Il mescolatore ha un costo appros- simativo di 80 mila euro,mentre il comune della capitale nigerina par- tecipa con 36.000 euro fornendo terreno e capannone. «Stiamo facendo l’installazione - ricorda Giglio - poi occorrerà forma- re il personale e speriamo di andare a regime entro sei o sette mesi». La nuova tecnologia permetterà di au- mentare la produttività del processo e anche la qualità del prodotto. L’obiettivo è trasformare, o «valo- rizzare» come ama dire il console, il 10% dei sacchetti buttati via a Nia- mey. Allo stesso tempo si creano cir- ca 30 impieghi fissi. La prospettiva è poi di disseminare unità come que- ste in altre città del Niger. «Un gros- so lavoro - continua Giglio - sarà or- ganizzare la raccolta,ma anche la vendita del prodotto finito».Questi sono, infatti, due anelli fondamentali della catena, senza i quali a nulla ser- virebbe la tecnologia. Le mattonelle autobloccanti in plastica-sabbia prodotti in Niger co- stanomeno che quelli in cemento: «Occorrerebbe che i donatori (coo- perazioni, Unione europea, ecc.), i quali si dicono sempre così attenti all’ambiente, quando finanziano una strada o unmarciapiede, im- pongano l’utilizzo di questi pavé » sbotta Paolo Giglio, sempre molto vivace: «Il riciclaggio della plastica non è redditizio da nessuna parte del mondo, neanche in Italia, figuria- moci se può esserlo in Niger!». La produzione di mattonelle «ma- nuale» è stata esportata anche in Mali, a Mopti, dove lo stesso Giglio è andato a fare il corso di formazione per gli operatori. RICICLARE PER CREDERE L’Ong piemontese Lvia sta ope- rando in diversi paesi africani sullo stesso fronte ( www.lvia.it ) . Mopti (Mali). Fabbricazione di mattonelle in sacchetti di plastica e sabbia con la tecnica sviluppata in Niger. Sotto: posa delle stesse per una pavimentazione pubblica.

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