Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2009

AMAZZONIA /2 56 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2009 terre su cui l’ agrobusiness e le impre- se minerarie vorrebberomettere le mani. AGRICOLTURA FAMIGLIARE CONTRO AGROBUSINESS La cosiddetta «agricoltura familia- re», riguarda le famiglie beneficiarie di progetti di insediamento in ambi- to rurale, piccoli proprietari e possei- ros (4).Anche i popoli e le comunità tradizionali (5) si organizzano in u- nità di lavoro familiare e in diverse modalità di uso comune delle risor- se naturali. Questi ultimi presentano però una coscienza di sé come gruppo di- stinto, con identità collettiva e for- me di organizzazione propria, per la cui definizione le interpretazioni e- conomiche non sono sufficienti. Nel caso del Brasile, fa parte delle agro-strategie anche la dissemina- zione di una visione trionfalistica dell’ agrobusiness , articolata con un’immagine iperbolica del Brasile e del suo potenziale agricolo.D’accor- do con questa visione, in Brasile la terra sarebbe un bene illimitato e permanentemente disponibile. Da qui affermazioni ricorrenti sui maggiori quotidiani di circolazione nazionale (6) da parte di «specialisti» in temi ambientali secondo cui: «il paese non può perdere questa op- portunità», «le terre arabili del Brasi- le possono sfamare il pianeta», o an- cora: «le terre fertili del Brasile devo- no essere occupate in tutta la loro estensione». Tale «narrativa mitica» delle terre illimitate, come fossero spazi vuoti, ha aperto invece un nuovo capitolo di conflitti sociali in ambito rurale, in quanto qualsiasi estensione di terra è presentata come disponibile per l’espansione dell’ agrobusiness . Fattori etnici, vincoli di parentela e altre situazioni di uso comune delle risorse naturali (riassunte nella defi- nizione «terre occupate tradizional- mente») sono visti come ostacoli al- le transazioni di compra-vendita di terre e alla ristrutturazione formale del mercato, dato che lasciano im- mense estensioni al di fuori dei cir- cuiti commerciali di scambio. Compito delle agro-strategie è quindi quello di rimuovere tali o- stacoli, utilizzando un apparato mediatico e «scientifico» che, attra- verso il ripetuto appello alla «mo- dernità e al progresso», giustifichi il fatto che gli attori sociali interessati dai grandi progetti siano disprezza- ti o trattati etnocentricamente co- me «primitivi». C’È CHI DICE «NO» Questa tendenza colonialista è stata contrastata dai movimenti so- ciali e da entità ambientaliste che hanno cercato di spostare l’attenzio- ne verso nuovi criteri di coscienza ambientale.Canali e circuiti alterna- tivi di mercato, con prodotti diffe- renziati e tecnologie semplici, che si poggiano su unità di lavoro familia- re o vincoli di solidarietà etnica, si sono via via consolidati.Cercano di contrapporsi ai mercati omogenei e rappresentano un ostacolo alla loro espansione, senza però condiziona- re, se non inmodo circostanziale e locale, la posizione egemonica delle commodities (materie prime). Nel mercato delle terre arabili continua infatti a registrarsi un au- mento del loro valore, viste le alte quotazioni dei cereali, l’espansione della canna da zucchero e gli incen- tivi ufficiali ai biocarburanti (7). Il rit- mo delle transazioni, raggiungendo prezzi record, delinea una pressione

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