Missioni Consolata - Settembre 2009
qualità e non ci sono altre persone del suo livello. È una perdita molto grande, dal punto di vista umano e professionale.Una delle ragioni che portarono alla suamorte fu che si trovòmolto isolato.Era un caso uni- co. Così decisero: attacchiamo lui e ri- solviamo il problema. In quel mo- mento lo risolvettero,perché deter- minate inchieste caddero.Le forze politiche ed economiche legate al crimine, si salvarono». U neventodel generepotreb- beancoraverificarsi? «Chiaro che iopossoessereucciso domani,maqualcunopagheràun prezzo inperditadi popolarità,presti- gio, relazioni internazionali,coopera- zione. Èpenalizzanteperunpresiden- te, arrivare inunpaeseeperprimacosa ti chiedonoperchéèstatouccisoun giornalista.Èmolto imbarazzanteper ungoverno.Nonèsolo incriminare persone,ma l’immaginedi unostato, soprattuttosesi vuoleapparireun re- gime di legalitàdemocraticae garan- tita». «Io so e tutti sappiamo determina- te cose, non è detto che non ci sa- ranno piùmorti,ma qui in Mozam- bicomolte persone muoiono nel contesto del crimine, della droga». Dopo diversi processi, nel gennaio 2006 è stato condannato come mandante Annibal dos Santos ju- nior a 30 anni di carcere.Questi, no- tomalvivente, è già riuscito a fuggi- re due volte dal carcere. Sarebbe protetto da alte personalità, e nel- l’inchiesta spuntò anche il nome di Nyimpine Chissano, figlio dell’ex presidente Joaquim.Ma la giustizia sui veri mandanti deve ancora fare il suo corso. ■ È il 22novembre2000,quando Carlos Cardoso,giornalistadi 48 anni,viene freddatodaduekiller inpienocentroaMaputo (foto inalto). Cardosoera«ilmiglioree il più rispet- tatogiornalistamozambicano» ripor- terà l’inglese The Guardian due giorni dopo. Nato a Beira nel 1951, figlio di im- migrati portoghesi, Cardoso era un giornalista investigativo che non la- sciava nulla al caso.Aveva moglie e due figli. Dopo una carriera nei media di stato, aveva co-fondato Mediacoop , la prima cooperativa di giornalisti indipendenti (1992) e Media fax, pri- mo quotidiano che usa il fax come mezzo di diffusione. Cardoso fonda poi da solo il gior- nale economico Metical (1997, dal nome della moneta del paese), an- ch’esso via fax. Si dedica in particola- re alle battaglie contro le misure im- poste dalla Banca Mondiale e dalle altre organizzazioni internazionali per il suo paese. In quelle settimane sta lavorando a un’inchiesta scottante. La frode di 14 milioni di dollari nel caso della privatizzazione del Banco Comercial deMoçambique , la maggiore banca del paese. «C’ è libertàdi stampa in questopaese,maèuna libertà condizionata - ci raccontaFernandoLima,giornalista, presidentedel consigliodi ammini- strazione di Mediacoop , e amico di Cardoso -. Sembra che tutti in Mo- zambico siano favorevoli a questo governo,ma non è così. Quando un giornalista fa delle do- mande alla prima ministra, se sono superficiali non c’è problema,ma se vuole approfondire le cose si com- plicano, come quando si vuole scri- vere di corruzione del governo o dei funzionari dello stato». E continua: «Ci sonomolte barrie- re per chiedere, e ottenere la libertà che dovrebbe essere insita a questo mestiere. Le pressioni poi nonman- cano». Il panorama mediatico non è ec- cellente. Continua Lima: «I giornalisti sono in genere mal preparati e mal pagati, questo porta al fatto che non riescono a fare articoli di una grande profondità.Ci sono varie scuole,ma nonmolto buone». Q uandogli chiediamosecam- biò qualcosa per la stampa in Mozambico, dopo l’assassi- nio di Cardoso, risponde con un velo di emozione: «Nonmolto, quello che succede è che ne sentiamo la man- canza. Per fare quel lavoro lui aveva MC SETTEMBRE 2009 47 MOZAMBICO Carlos Cardoso: per non dimenticare Sono passati nove anni, ma chi abbia pianificato e deciso la morte del giornalista Carlos Cardoso dorme ancora sonni tranquilli. Il giornalista investigativo più noto del Mozambico lottava contro le misure strutturali imposte dalla Banca Mondiale e contro la corruzione nel suo paese. Lo ricorda un suo collega e compagno di lotta. A COLPI DI FAX di Marco Bello
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