Missioni Consolata - Settembre 2009

DOSSIER 42 MC SETTEMBRE 2009 posito. Per questo, anni fa, abbia- mo venduto la nostra casa e siamo andati a vivere in un appartamen- to. Però la paura paralizza. Non bi- sognerebbe avere paura». Quanto al Borda, è un ospedale decadente, ma occupa una vasta area verde che fa gola a molti spe- culatori. «Sì - conferma Hugo -. Il Borda sorge sui terreni più ambiti della zona sud di Buenos Aires. Si chiamano “Los Altos de Barracas”. Ci sono gruppi di potere che vor- rebbero questa zona per trasfor- marla in un country o comunque in un luogo privato. Però questo terreno è di tutti noi. Dobbiamo fa- re in modo che la gente venga qui ad approfittare degli alberi e del- l’ossigeno. Questo è un luogo da aprire come si aprì il manicomio di Trieste per merito di Franco Basa- glia. Ho una grande ammirazione per lo psichiatra italiano, soprat- I n Colombia, la popolazione è afflitta da una guerra in- terna interminabile, povertà ed ingiustizie secolari. In questo contesto, gli indigeni sono una minoranza (meno di un milione su un totale di 36), che deve difen- dere con le unghie e spesso con la vita le proprie peculia- rità. Il governo di Alvaro Uribe non esita a qualificarli come «terroristi», per la loro contiguità fisica con i guerri- glieri delle Farc. I leaders delle varie comunità rischiano la vita a causa delle violenze dell’esercito e dei gruppi pa- ramilitari (l’ultimo dei quali si è dato il nome di «aguilas negras»). Nonostante questa difficile situazione, le istanze degli indigeni colombiani sono oscurate dai me- dia ufficiali. In assenza dello stato, in questi ultimi anni, gli indigeni hanno organizzato la propria esistenza-resistenza, in parte con l’aiuto di missionari e organizzazioni interna- zionali, in parte trovando forza nelle proprie tradizioni più consolidate. Una delle organizzazioni indigene più at- tive, conosciute e meglio strutturate è l’A CIN (« Asociación de Cabildos Indígenas del norte »), che raccoglie le etnie della regione del Cauca. Nel «piano di vita» («plan de vida») dell’Acin sono previste 5 reti («tejidos», tessuti) operative: economia e ambiente, popolazione e cultura, giustizia ed armonia, difesa della vita, comunicazione e relazioni esterne. D ORA M UÑOZ , giovane indigena nasa (paez), è perfet- tamente consapevole delle innumerevoli difficoltà e per questo svolge la propria professione di gior- nalista come una missione. Lavora all’emittente comuni- taria della Acin, che trasmette da Santander de Quilichao. «Noi ci definiamo una“rete di comunicazione”, perché la- voriamo per unire i fili di un tessuto. Lo facciamo con la radio comunitaria, ma anche con un gruppo che lavora con i video. Abbiamo poi una pagina internet, attraverso la quale informiamo soprattutto all’esterno quello che sta accadendo. In Colombia i grandi mezzi di comunica- zione non parlano degli indigeni e del nostro“Piano di vita”. Se ci fossero soltanto loro, nessuno conoscerebbe il nostro percorso esistenziale. E quando parlano di noi, è unicamente per dire che siamo terroristi…». Il motivo di tanta avversione è presto spiegato. «I nostri territori sono occupati militarmente da gruppi di sinistra e di destra. Dall’esercito, dalla guerriglia e per finire dalle multinazionali. Tutti vogliono appropriarsi del territorio e delle sue risorse, senza curarsi delle comunità che vi- vono qui. Per le comunità indigene il territorio e le risorse naturali non sono mercanzia, ma beni che danno la vita e che perciò vanno protetti». Insomma, gli indigeni danno fastidio, sono d’intralcio agli interessi di molti e per que- sto vanno fermati. COLOMBIA / Radio «Payumat» I leaders dei popoli indigeni colombiani rischiano la vita, sono chiamati «terroristi» dal governo Uribe, ma non rinunciano alla lotta. Pacifica ed organizzata. Nonostante anche la loro emittente sia stata messa a tacere da un attentato. Era il 14 dicembre 2008. Da allora, le trasmissioni di Radio Payumat sono sospese. Buenos Aires,Ospedale Borda: il muro con il mosaico costituisce l’unica parete di Radio La Colifata .

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