Missioni Consolata - Settembre 2009
MISSIONI CONSOLATA MC SETTEMBRE 2009 25 Anni Novanta: in Africa si respira aria di democrazia. Anche l’etere è liberalizzato. Da allora «fioriscono» centinaia di emittenti, molte delle quali create dalla base. D ai media monopolio di stato, in Africa, si passa alla liberalizzazione delle onde elettromagnetiche solo agli inizi degli anni Novanta. Alcune esperienze di radio private si hanno tuttavia già negli anni ‘80, come Horizon Fm in Burkina Faso che, nata nel 1987 è una delle prime radio indipen- denti nell’Africa francofona. Già prima della liberalizzazione erano nate le cosiddette «radio rurali», radio pubbliche che vo- gliono essere di tipo didattico e orientate al mondo contadino. Trattano i temi come agricol- tura, salute, nutrizione, alleva- mento, igiene, ecc. Utilizzano prevalentemente le lingue africane. Questa tipolo- gia ha però diversi limiti, come la lo- calizzazione nelle capitali, la mancanza di mezzi e di ri- sorse umane competenti e moti- vate. C on la liberalizzazione che accompagna i processi di democratizzazione dei paesi, altre tipologie di radio nascono e si diffondono rapidamente: radio confes- sionali, comunitarie, associative e le radio commerciali. Sono tutte radio dette di «prossimità» ovvero locali, vi- cine alla popolazione, ma hanno diversi ruoli e missioni, nonché tipo di gestione. La RADIO ASSOCIATIVA è l’emanazione di un’associazione, creata e gestita dalla stessa. Ad esempio un’associazione per la difesa dei diritti umani, o una di contadini. La RADIO CONFESSIONALE è invece fondata e gestita da una confessione religiosa, ma orientata sempre al pubblico locale. Tante sono le radio evangeliche e quelle cattoliche nate in Africa nei primi anni ‘90. La RADIO COMUNITARIA appartiene invece alla comunità. Può essere una comunità professionale (ad esempio gli agricoltori) o un’entità sociale (le donne o i giovani di una località, le popolazioni di una certa lingua). Deve essere gestita attraverso organi definiti dalla comu- nità. Nella pratica c’è una certa confusione tra ra- dio associativa e comunitaria. Alcuni testi de- finiscono la prima come l’eccezione più am- pia, sotto la quale si potrebbero far rientrare sia le radio comunitarie sia quelle confessio- nali. La RADIO PRIVATA COMMERCIALE invece ha una diversa origine e finalità. Un capitale pri- vato e l’orientamento al profitto il pubblico urbano piuttosto che la popolazione ru- rale. L a radio comunitaria, proprio perché è un’emanazione della comunità di- venta strumento di concertazione. Favorisce la comunicazione tra i diversi membri della comunità, prendendo così un ruolo di strumento di regolazione sociale. È la tipologia più indicata per essere anche uno strumento di sviluppo endogeno. La trasmis- sione tipo «forum» o «tavola rotonda» è molto utilizzata per permettere a tutte le parti di esprimersi. Attori o parti antagoniste trovano così uno spazio di confronto e spesso di dialogo, e riducono gli ostacoli. Il «dibattito», la trasmissione pubblica (con la partecipazione degli ascoltatori) servono a in- staurare una comunicazione interattiva tra di- versi attori e diventano un’espressione demo- cratica e pluralista di opinioni, bisogni e aspi- razioni della comunità. Organizzazioni come Unesco, Unicef, Acct (oggi Agenzia intergovernativa della fran- cofonia, Aif) spingono e investono fondi nelle radio comunitarie in Africa già dalla fine degli anni ‘80. Marco Bello AFRICA / Radio per tutti i gusti Montaggio «analogico» con registra- tore a nastro (Burkina Faso).
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