Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2009 63 Nella stanza a lato, è ospitata l’impresa più vecchia, sorta dei primi anni Novanta, che si occupa della produ- zione di borse in polietilene. «Ne produciamo - spiega Federico - circa100 mila all’anno, che vengono offerte al mercato comune. L’impresa funziona ed è autosuffi- ciente». Nella prima stanza del corridoio, c’è un altro laborato- rio, quello adibito alla produzione di carta. Ci accoglie Dora Manzilla, psicologa sociale: «Non fate foto ai pa- zienti, per favore». Certo che no. Dora ci mostra qualche prodotto. «Ecco, questo è un biglietto di invito per un ma- trimonio, quest’altro è il programma di un teatro, questo un biglietto da visita...». La qualità artigianale (e artistica) si nota subito. N egli anni passati, sulla sanità pubblica dell’Argentina si è abbattuta la scure delle politiche neoliberiste. Il Borda non è rimasto immune. «Un tempo - racconta Federico - questo ospedale è stato un faro della psichiatria latinoamericana. Poi, come tutte le istituzioni dello stato, ha iniziato a sof- frire per la ridu- zione dello spa- zio di intervento pubblico». Federico ci regala una spil- letta con i colori della bandiera ar- gentina, e una scritta: « Defendamos el Hospital público ». Gli doman- diamo se esistono normative equi- parabili alla legge 180 che in Italia nel 1978 portò alla chiusura dei ma- nicomi. «Non ancora. Tuttavia, qual- che progresso è stato fatto. Per esempio, la legge di salute mentale numero 448 della città di Buenos Aires è una legge progressista. Se essa venisse applicata, basterebbe per una trasformazione profonda del sistema. Comunque... venite che andiamo nel nostro laboratorio più impegnativo, quello del restauro». Dal quarto piano del padiglione centrale dell’ospedale ci spostiamo dunque in un edificio nuovo, dove ci sono an- che un moderno ascensore e le scale antincendio. Qui ha trovato uno spazio adeguato il laboratorio di falegname- ria, in cui un gruppo di utenti del Borda restaurano vecchi mobili. Nella stanza, ampia ed ordinata, alcune persone (in ca- mice bianco) sono impegnate nel restauro: una scrivania, un tavolo, delle sedie, un armadio. Qualcuno scambia due parole con Federico, ma poi torna subito al lavoro. C’è un programma di lavoro e di consegne da rispettare, come ri- cordano gli avvisi scritti sulla lavagna bianca posta su una parete. P AOLO M OIOLA Pagina accanto: sopra, una veduta dell’Ospedale Borda; sotto, Federico (con camicia a righe) con un ospite. Questa pagina: a lato, nella Biblioteca; sotto, si lavora a pieno ritmo nel laboratorio di restauro mobili.

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