Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009
60 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 ITALIA-ARGENTINA T ORRES DE L UJAN .Sul campo di calcio del manicomio «Colo- nia nacional dr.Manuel A.Montes deOca» è in pieno svolgimento la partita tra la squadra locale e quella de- gli ospiti italiani.Mentre i giocatori, tutti pazienti psichiatrici, si danno battaglia senza risparmiarsi, ci accomodiamo a bor- do campo con il piccolo gruppo degli accompagnatori.Di lì a poco siamo avvicinati da un uomo alto,barbetta grigia, cami- ce azzurrino.Sul taschino è riportato un nome: dr. J.M.Romé. Medico, il dottor JoséMario Romé è direttore della riabilita- zione aMontes deOca.Dopo rapide presenta- zioni, gentile e disponibile,Romé risponde alle domande. «InArgentina - spiega -, il sistema sa- nitario è diviso in pubblico,privato e quello del- le opere sociali.Normalmente,dove si paga, si ri- ceve unamigliore attenzione.Tra le opere socia- li, che appartengono ai sindacati, alcune sono buone,altre secondo me dovrebbero essere chiuse. Quanto alla sanità pubblica, fa quello che può.Dipendemolto da come vengono amministrati i fon- di, dipendemolto dal luogo».Si in- tuisce subito che tipo di medico sia il nostro interlocutore: «Io credo - spie- ga -, che lo stato non può non occu- parsi di ciò che riguarda la salute, l‘educazione, la pensione e la sicurez- za per il futuro». Romé lavora nel manicomio da 25 anni: nessunomeglio di lui può aiutare a capire il luogo. «L’85 per cento degli ospi- ti - racconta - sono pazienti con ritardo I MATTI NON VOTANO Visita ad una struttura manicomiale pubblica, in cui il personale tenta di percorrere strade alternative. Facendo leva sulla propria professionalità e volontà per superare ostacoli e diffidenze. In manicomio (1) / La « Colonia Montes de Oca » mentale,di varia entità: lieve,moderato,grave. Il resto sono pazienti psicotici, che stanno nel padiglione 3,un edificio per sole donne con una cinquantina di letti,non sempre occupa- ti». Ci raggiunge anche il dottor Jorge Santiago Rossetto,psi- cologo e direttore della ColoniaMontes deOca.Lui vuole parlare in italiano perché - spiega - «lamia famiglia è di origi- ne piemontese,di Novara».Rossetto ricorda che,negli anni Settanta,Franco Basaglia lodò l’Argentina e le sue strutture manicomiali. «La ColoniaMontes deOca ha appena superato il secolo di vita.Aveva un’immaginemolto negativa,enfatiz- zata dai media.Poi,nel 2004,anno del mio arrivo,abbiamo i- niziato uno sforzo di trasformazione della strutturamanico- miale. Adesso stiamo portando avanti la riconversione del nostromodello di attenzione,passando da un sistema di chiusura ad uno di integrazione comunitaria,dove cioè la co- munità partecipa attivamente.Siamo in unmomento inte- ressante. Si stanno riducendo i letti nei padiglioni,mentre stanno aumentando i letti in case comuni.Abbiamo,ad e- sempio, un programma che si chiama“Ritorno a casa”.Ad og- gi ne beneficiano 80 persone. Insomma, il processo di cam- bio procede lento,ma procede». «Al padiglione 7 - interviene il dottor Romé - abbiamo ini- ziato a formare gruppi più piccoli. I pazienti cambiano attitu- dini: si autogestiscono,maneggiano un po’di denaro,escono con la famiglia,anche se non è facile,perché quelle sono le stesse persone che a suo tempo li cacciarono». A ccompagnati dal dottor Romé, andiamo a visitare alcuni padi- glioni. Ce ne sono 11 di funzio- nanti per un totale di circa 800 pa- zienti e 850 operatori. Il padiglione n.1 salta subito agli occhi perché è stato dipinto con accesi colori pa- stello: giallo,verde, rosa. Diviso in 3 parti autonome,una per ogni pia- no, l’edificio ospita donne con Il dottor Romé con un ospite. In alto: il direttore Rossetto.
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