Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

52 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 CENTROAMERICA con prestiti della Banca mondiale ( www.goldcorp.com ) .Questa multina- zionale, secondo l’organizzazione ambientalista Madreselva , utilizza in un’ora l’acqua che una famiglia utiliz- zerebbe in 22 anni e in Honduras la- vorano con royalties che si aggirano attorno alla cifra ridicola dell’1% ( www.madreselvaondg.net ) . Contadini senza terra e senza futuro Le privatizzazioni sono giunte an- che al credito per il settore di piccoli produttori agricoli e allevatori. In Ni- caragua, questo credito una volta era a disposizione di tutti.Oggi è stato di- rottato dalla produzione di alimenti al commercio,passando la prima dal 34%nel 1993 al 4%dieci anni dopo, il secondo dal 37% all’84%nello stesso periodo. A distanza di quasi 20 anni questi cambiamenti si sono tradotti nella re- gione (per la sua natura contadina e produttrice di materie prime) nello smantellamento dell’agricoltura so- stenibile, dei sistemi alimentari locali e delle reti sociali su cui essi poggia- no. Unmodello che ha spinto pro- gressivamente il Centroamerica ver- so la vulnerabilità alimentare e la dipendenza dalle importazioni di cereali Usa (sovvenzionati daWa- shington fino al 60%dei costi di pro- duzione). La conseguenza successiva è stato l’esodo rurale, con una massiccia de- contadinizzazione a livello regionale, accompagnata da una controriforma agraria per via dell’insolvenza dei pic- coli produttori. Il canovaccio è conso- lidato: ormai senza credito pubblico ai contadini non resta che ipotecare i loro piccoli appezzamenti di terra co- me garanzia per l’acquisto di concimi e semi, a cui segue spesso il pignora- mento per l’impossibilità di ripagare i prestiti (a causa delle oscillazioni dei prezzi sui mercati internazionali del Nord o del passaggio di un uragano caraibico che spazza via raccolti e non solo); e il cerchio si chiude con la terra che cade inmano ai nuovi la- tifondisti tramite le aste delle banche private. Questi contadini senza più terra so- no finiti accalcati nelle città, ingros- sempre con la promessa di migliora- re il servizio. La procedura era conso- lidata: prima si rendevano deficitarie le imprese pubbliche,per non avere movimenti di piazza al momento del- la loro privatizzazione, successiva- mente dividendole in bad and good company, vendendo quest’ultima a prezzo stracciato allemultinazionali «amiche» del governo di turno. Il caso del Nicaragua ha visto il go- verno e lamultinazionale spagnola Unión Fenosa (distribuzione elettrica) entrare nel vicolo cieco di una diplo- mazia legata a doppio filo alla Banca mondiale (che funge da guardia del corpo delle 100multinazionali che o- perano nella regione).Facile prevede- re che, in caso di un conflitto giudizia- le, la vicenda si concluderebbe con un parere favorevole allamultinazio- nale spagnola ( www.unionfenosa.es ) e con l’impossibilità del governo sandi- nista di pagare il prezzo della rinazio- nalizzazione dell’antico Instituto nica- raguense de energia (Ine). Per parte loro,Honduras, El Salva- dor e Guatemala sono state invase dalla miniera a cielo aperto, con in te- sta la multinazionale Glamis Gold Ltd. che lavora in tutto il Centroamerica Nicaragua: lavoro comunitario nel- l’arcipelago di Solentiname. A lato: tramonto sul Lago Nicaragua, a Solentiname.

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