Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2009 49 dati israeliani che hanno combat- tuto nei Territori occupati e che so- no oggi obiettori, dall’altra pale- stinesi che hanno preso parte in passato alla lotta armata di resi- stenza. «Oggi siamo uniti nel rifiuto di ogni violenza: siamo comunque ri- masti combattenti, ma per la pa- ce, che significa la creazione di due stati indipendenti: uno stato palestinese accanto a Israele» di- cono nella loro dichiarazione d’in- tenti. Ancora, c’è Yesh Gvul , (in ebrai- co significa «C’è un limite»), i cui volontari si occupano di suppor- tare sotto tutti i punti di vista ogni refusenik . Tutti questi gruppi pos- sono infine contare su una grossa rete di scambio di informazioni, la Rsn ( Refuser solidarity network , rete di solidarietà per obiettori), nata nel 2002 e ancora oggi, so- prattutto dopo i bombardamenti di Gaza, molto attiva nell’organiz- zare momenti di sensibilizzazione («il semplice rifiuto, se passivo, non basta: bisogna agire» recita un motto della Rsn) e nel tenere al- ta l’attenzione su cosa accade a ogni singolo soldato che dichiara la propria obiezione e che quindi, andando contro l’obbligatorietà del servizio, compie un atto fuori- legge. E ssere refusenik in Israele, og- gi, significa essere disprezza- to in patria, ma rispettato più che mai altrove. L’appoggio este- ro alla causa di questi giovani obiettori è enorme, e lo stesso Noam Livne ne è cosciente, in quanto è stato più volte invitato in Europa e Stati Uniti a tenere in- contri. In Italia, in particolare, l’asso- ciazione che più lo segue è Mondo senza guerre , che durante l’asse- dio della Striscia di Gaza ha diffu- so via web un video (con i sottoti- toli in italiano) in cui Noam spie- gava «il no di noi refusenik a una guerra bieca, moralmente inac- cettabile. Così come lo è il muro di separazione in Cisgiordania»; lo stesso muro che nel viaggio dello scorso maggio in Israele e nei Ter- ritori palestinesi lo stesso papa Be- nedetto XVI ha definito «sbaglia- to, destinato a non durare, a es- sere abbattuto». Noam si dice contento delle pa- role del papa, così come dei mez- zi di informazione stranieri, «che riescono a dire molte più cose di quelli israeliani, spesso poco obiettivi e manipolatori». Basti pensare che l’appoggio della so- cietà israeliana all’offensiva di Ga- za è stato riportato attorno al 95%. Di fronte a questo dato, anche la cifra dei 700 refusenik sembra ir- rimediabilmente piccola. «La mag- gior parte di noi, giovani compre- si, non vuole vedere la realtà delle cose» aggiunge il tenente obietto- re. Ne è un valido esempio il fatto che non abbiano avuto nessun se- guito rilevante le tremende dichia- razioni, diffuse ad aprile, di solda- ti di leva mandati a combattere per le strade della Striscia pochi mesi prima: «Abbiamo sparato a civili inermi, distrutto case, compiuto atti vandalici e di umiliazione ver- so i palestinesi» dicevano questi militari. Ma né episodi sconcertanti co- me questo, né il risultato delle ur- ne, che ha visto trionfare la destra del premier Benjamin Netanyiahu, ostile alla concessione di uno sta- to palestinese e favorevole al pro- seguimento dell’avanzata delle co- lonie (nonostante la richiesta di sospensione del presidente degli Usa, Barack Obama), spezzano la forza di volontà e la lotta nonvio- lenta di Noam e compagni. «Ci rendiamo conto che è diffi- cile essere obiettori di coscienza in Israele, oggi più che mai. Ma noi continuiamo il nostro lavoro, per- ché vogliamo arrivare a vivere un’esistenza normale, non domi- nata dalla paura e dall’odio, fatta di rispetto reciproco tra noi e i pa- lestinesi: crediamo profondamen- te che tutte le persone nascono uguali e meritano uguali diritti» af- ferma Noam. Una voce dissonante la sua in patria, ma che l’esercito teme più che mai, forse ritenendola troppo «libera». Per questo, la sua storia e quella degli altri giovani refuse- nik israeliani va conosciuta e, per- ché no? diffusa. Dopotutto, la scel- ta della nonviolenza, nel mondo d’oggi,può ancora provocare «mi- racoli»: il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela (og- gi 91enne), sono profeti recenti, del secolo scorso. E se uno di quel- li del XXI secolo arrivasse proprio dalla Terra promessa, dandole la pace vera e quindi avvicinando la Gerusalemme terrena a quella ce- leste? Perché no? ■ PER SAPERNE DI PIÙ: V ITTORIO A RRIGONI , Gaza, restiamo umani , Manifestolibri 2009, G ERIES S A ’ ED K HOURY , Un palestinese porta la croce. Mino- ranza cattolica in Palestina , EMI 2009 G IANCARLO L ANNUTI , Storia della Palestina, Datanews 2006 M ARTIN B UBER , Israele e Palestina , Marietti 1987 M ICHEL W ARSCHAWSKI , Israele-Palestina: la sfida binazio- nale , Sapere 2002 I LAN P APPE , La pulizia etnica della Palestina , Fazi 2008 I SABELLA C AMERA , Cento anni di cultura palestinese, Caroc- ci 2007 E DWARD S AID , La Questione palestinese, la tragedia di es- sere vittima delle vittime , Gamberetti 1992 M ARIO M ONCADA DI M ONFORTE , Israele, un progetto fallito , Armando 2009 J OHAN J. M EARSHEIMER - S TEPHEN M. W ALT , Israel Lobby e la politica estera americana , Mondadori 2007 Links a siti di militari obiettori di coscienza: Courage to refuse: www.seruv.org.il Breaking the Silence: www.breakingthesilence.org.il Combatants for Peace: www.combatantsforpeace.org RSN: www.refusersolidarity.net Yesh Gvul: www.yeshgvul.org.il Angela Lano e Jacopo Falchetta NAKBA. LA TRAGEDIA DEL 1948 Al Hikma 2009, pag. 86, Euro 5.00 Il libro, primo di una serie di Quaderni stori- ci sulla Palestina, ha lo scopo di fare chia- rezza, spiegare le origini dell'ingiustizia di cui è vittima il popolo di Palestina, e di con- futare la propaganda israeliana. In appendi- ce: una scheda giuridica di Aldo Bernardini prof. di Diritto Internazionale, e postfazione di Fernando Rossi, già sen. della Repubblica. Angela Lano, coautrice di questo volu- me, è direttore dell’agenzia stampa Info- pal (www.infopal.com) .

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