Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009
DOSSIER Signor ministro, ci spieghi qual è il bilancio della guerra. Innanzitutto, è necessario pre- mettere che i confini della Striscia sono molto ridotti, è lunga solo 50 km, ma vi abitano 1,5 milioni di persone, di cui un milione sono ri- fugiati provenienti dai Territori pa- lestinesi del ‘48. Io stesso proven- go da un villaggio nei pressi di Ashkelon. I campi profughi sono 8. In secondo luogo, voglio ricor- dare che da tre anni siamo sotto embargo e assedio. Ciò ha provo- cato una grave crisi umanitaria che è precipitata con i 22 giorni di bombardamenti israeliani. Gaza è chiusa. Questo perché nel gennaio del 2006, elezioni libere e democratiche, chieste dall’Occi- dente intero e monitorate da os- servatori internazionali, hanno as- segnato la vittoria a Hamas. Ecco che il mondo ci ha puniti, soffo- candoci con un feroce embargo. Come se non ba- stassero tre anni di assedio israelo- internazionale, si è scatenata la guerra che ha por- tato una deva- stazionemolto grande: oltre 1.300 morti e più di 5.000 feriti, 5.000 fa- miglie senza casa, 20 mila appar- tamenti distrutti. La centrale elet- trica funziona solo poche ore al giorno. Il bilancio economico è di 3 miliardi di dollari di danni. Ci so- no tante persone che dormono nel- le tende; 10 mila famiglie necessi- tano di sostegno immediato: casa, vestiti, cibo. La Striscia di Gaza vive grazie agli aiuti umanitari, ma con i va- lichi chiusi, come fate? Da quando siamo sotto embar- go, siamo costretti a sopravviver e con gli aiuti umanitari. Tuttavia, es- si possono passare solo attraverso i valichi israeliani, e quando sono chiusi per noi è una catastrofe. Per la ricostruzione delle infra- strutture e delle abitazioni avrem- mo bisogno di attrezzature, di ce- mento, di materiali per l’edilizia,di pezzi di ricambio, ma non lascia- no passare nulla. Gli israeliani non fanno entrare benzina, gasolio, gas. È difficile lavorare, in questo modo. Finita la tregua, è esplosa la guerra... E noi non avevamo che modesti mezzi per difenderci da un eserci- to super-tecnologizzato. Mentre avanzavano via terra, distruggeva- no tutto ciò che incontravano. Han- no devastato tutto. Non c’erascam- po neanche nelle strutture dell’O- nu, bombardate come tutte le altre. Durante le settimane di guerra, sono stati compiuti veri e propri eccidi, come quello della famiglia As-Samouni, rinchiusa in un pa- lazzo che è stato bombardato su- bito dopo con gli F16. In altri casi, hanno sparato a un’interafamiglia, lasciando vivo un bimbo solo. Dall’Europa cosa vi aspettate? Chiedo invece: cosa abbiamo fat- to noi all’Europa? Perché contribui- sce all’embargo israelo-americano? Perché Unione europea e Francia mandano le loro navi per chiudere ulteriormente il mare di Gaza? Vo- gliono inviare un contingente che garantisca la «sicurezza»: quella di Israele, non la nostra. Inizino con il far aprire i valichi, allora. Metà delle vittime dell’ultima guerraeranobambini.Molti han- no assistito a scene devastanti. Che ne sarà del loro equilibrio psichico? Avete attivato dei pro- getti speciali? Le fasi previste sono tre. Primo: aiuto psicologico rivolto a chi è stato ferito o è stato testi- mone di massacri. Sostegno gene- rale a tutti i minori, per permette- re loro di scaricare la tensione ner- vosa, lo stress psichico. In tutte le scuole abbiamo previsto program- mi di intervento psicologico. Secondo: terapie di riabilitazio- ne per chi ha subito ferite o è ri- masto handicappato. Terzo: sostegno economico alle famiglie con figli feriti o resi disa- bili. ■ Intervista al dottor Ahmed Elkurd DEMOCRATICAMENTE CASTIGATI Tre settimane di attacchi a Gaza non hanno provocato solo morte e macerie, ma anche tanti e diversi problemi sociali: ce lo spiega il dott. Ahmed Elkurd, ministro degli Affari sociali della Striscia di Gaza. I bambini, traumatizzati dalla guerra, hanno bisogno di aiuto psicologico.
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