Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

MISSIONI CONSOLATA L a guerra è sempre un dramma, l’uccisione dei propri simili non dovrebbe mai trovare una giustificazione, ma quando si passa da un confronto tra guerrieri, che uti- lizzano armi convenzionali, all’utilizzo di armi insidiose e devastanti, che colpiscono anche la popolazione civile e i bambini, le persone, che sono a conoscenza di questi even- ti, non dovrebbero restare indifferenti o, peggio, nascon- dere i fatti, siano essi recenti o passati. Non possiamo dimenticare, ad esempio, i bombarda- menti delle nostre città ad opera dei cosiddetti «alleati»: suonava l’allarme e si correva in cantina, sperando di non fare la fine del topo. Finiti i bombardamenti, se si usciva vivi, come minimo si trovavano i vetri rotti, le case senza luce né acqua, niente da mangiare... Venivano utilizzate anche bombe incendiarie e le città erano in fiamme. Gli strateghi pensavano che questo fosse un sistema per demoralizzare le truppe al fronte, che temevano che fos- se successo qualcosa di grave alle loro famiglie. Nessun tribunale internazionale si è mai occupato di questi fatti, che hanno riguardato i nostri genitori e i nostri nonni. Anche i vari tipi di armi, utilizzate nel tempo, meritano una valutazione sui loro meccanismi di azione, perché al- cune sono molto efficaci, ma particolarmente crudeli. Andando indietro nel tempo ricordiamo, ad esempio, che a volte i cannoni venivano riempiti di chiodi e altri frammenti metallici, per ferire gli avversari prima degli as- salti. Poi l’evoluzione della tecnica ha consentito di utiliz- zare delle granate piene di pallini metallici, definite shra- pnel , che mediante un innesco a tempo, potevano esplo- dere nel punto desiderato sparando i pallini in tutte le direzioni. Più recentemente sono state realizzate armi an- cora più devastanti. Ricordo soltanto la bomba atomica, che oltre al danno immediato, causa danni letali anche a distanza di tempo per via delle radiazioni. S i è parlato anche delle radiazioni dell’uranio impove- rito, ma in questo caso il meccanismo di azione è più complesso. L’uranio impoverito viene usato nelle muni- zioni delle armi moderne ed è stato associato con gravi malattie non solo dei soldati, ma anche delle persone che vivono in aree di guerra o vicino ai poligoni militari. L’uranio impoverito è un’arma formidabile, perché rie- sce a perforare anche le corazze più robuste per via della grande forza di penetrazione e del fatto che esplode a 3.000 gradi, «polverizzando» i bersagli. È verosimile che le gravi malattie riscontrate, soprattutto tra i militari, sia- no causate non solo dalle radiazioni dell’uranio, ma anche dalle nanopolveri, che entrano nell’organismo e determi- nano reazioni non del tutto prevedibili e, in ogni caso, si- curamente non benefiche. L’uranio impoverito emette una modesta quantità di ra- diazioni alfa, che sono le più pericolose per l’organismo. Gli esperti dicono che basterebbe un foglio di carta per fermare queste radiazioni e che si potrebbe dormire tran- quilli con un proiettile di uranio impoverito nel cassetto del comodino. Il fatto grave, però, è che dopo l’esplosione anche l’uranio si trova disperso nell’aria sotto forma di na- nopolveri e può raggiungere il sangue e gli organi interni, dove le radiazioni possono fare danni non trovando nessuna barriera. Tutta la questione che riguar- da l’uranio impoverito è ancora oggetto di studio e le uni- che tragiche certezze sono i tumori dei soldati e le malfor- mazioni dei loro figli. Danni devastanti sono stati descritti anche per gli effet- ti delle bombe a grappolo ( cluster bomb ), che pratica- mente sono un numero variabile di piccole bombe rac- chiuse in un ordigno principale, che quando esplode le lan- cia in tutte le direzioni (evoluzione della granata shrapnel ). I giornali di questi giorni hanno parlato delle bombe al fo- sforo, che secondo alcune testimonianze, sono state usa- te nella Striscia di Gaza. I proiettili al fosforo bianco crea- no spesse cortine fumogene, ma possono anche causare terribili ustioni, perché le gocce di fosforo bruciano al con- tatto con la pelle. Tra i militari il fosforo bianco viene chia- mato Willy Pete (le iniziali di White Phosphorus ) fin dal- la prima guerra mondiale ed è stato utilizzato, secondo al- cune fonti, dagli Usa nel Vietnam e in Iraq. Il fosforo bianco viene conservato sott’acqua o in azo- to, perché a contatto con l’ossigeno presente nell’aria pro- duce anidride fosforica generando calore. L’anidride fo- sforica reagisce violentemente con composti contenenti acqua (come il corpo umano) e li disidrata producendo aci- do fosforico. Il calore sviluppato da questa reazione bru- cia la parte restante del tessuto molle. Il risultato è la di- struzione completa del tessuto organico. Sono reperibili in rete le testimonianze di alcuni medici che descrivono le- sioni analoghe tra i feriti della Striscia di Gaza. Alcuni recenti articoli riferiscono l’utilizzo, da parte del- l’esercito israeliano, di bombe Dime ( Dense Inert Metal Explosive ). Si tratta di un tipo innovativo di bomba, con una testata di fibra di carbonio e resina epossidica inte- grata con acciaio e tungsteno. Queste armi hanno un enor- me potere esplosivo, che si dissipa molto rapidamente: il raggio interessato non è molto lungo, forse dieci metri; le persone travolte da questa esplosione per effetto dell’on- da d’urto, vengono letteralmente fatte a pezzi. Secondo Massimo Zucchetti (professore al Politecnico di Torino e membro del Comitato scienziati contro la guer- ra) le ferite che si vedono oggi all’ospedale Shifa di Gaza rendono assodato che sia stato fatto uso di armi Dime da parte degli israeliani in questa guerra. Anche in questo caso, come per l’uranio impoverito, bi- sogna tener presente che le nanopolveri, non solo del tung- steno e dell’uranio, inalate durante e dopo le esplosioni, sono in grado di raggiungere il sangue e depositarsi nei vari tessuti. Si tratta di polveri non biodegradabili e non biocompatibili, che sono in grado di penetrare addirittura all’interno del nucleo delle nostre cellule. Studi recenti stanno confermando la presenza di nanopolveri di origi- ne antropica (non solo dovute alle esplosioni) all’interno di tessuti tumorali anche di neonati, in questi casi le na- nopolveri hanno raggiunto i feti tramite il sangue della ma- dre e la placenta. Chi non resta ucciso dalle esplosioni ri- schia, a distanza di tempo, di ammalarsi di tumore o ve- der ammalare i propri figli. Non dimentichiamo, infine, che anche i moderni incene- ritori di rifiuti producono nanopolveri simili, sia pure in for- ma più diluita, e che i danni ipo- tizzabili riguardano i bambini soprattutto. È la strage degli in- nocenti dei nostri giorni e non ri- guarda solo le aree di guerra. E l’informazione? Impoverita pure quella! R OBERTO T OPINO ARMI VECCHIE E NUOVE URANIO I MPOVERITO E INFORMAZIONE IMPOVERITA Schegge delle bombe e missili lanciate dagli israeliani sulla Striscia di Gaza.

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