Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009
MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2009 41 dott. Ashur, direttore dell’ospeda- le Shifa, il più grande della Striscia di Gaza. Nel cortile è allestita una tenda con foto delle vittime. Sui ta- voli, al centro, sono disposti fram- menti delle armi usate da Israele. L’odore è pesante: ci sono pezzi di bombe al fosforo e a frammenta- zione, e proiettili all’uranio impo- verito. I cittadini entrano, osservano ammutoliti, piangono. Mentre scat- tiamo foto e prendiamo appunti, ascoltiamo le testimonianze di chi ha perso tutto: figli, marito o mo- glie, genitori, parenti, casa. Hanan, una signora sulla cin- quantina, ci viene incontro e ci mo- stra la foto della sua abitazione de- molita, sbriciolata dagli F16. Uno dei suoi figli è rimasto senza gam- be. Abita a Sudania, un quartiere di Gaza City. Zakya, un’anziana,ci in- dica la foto dei suoi cinque figli uc- cisi. È disperata, perché è vedova e senza più casa. Entriamo nell’ospedale sovraf- follato. Ci accoglie il dott. Ashur. «Dopo il cessate il fuoco - raccon- ta -, annunciato il 19 gennaio, Israele ha ucciso almeno altri 13 ci- vili. Nei giorni di bombardamento indiscriminato abbiamo ricoverato 1.926 feriti e ricevuto 658 cada- veri. Il primo giorno di guerra, il 27 dicembre, sono arriva- BAMBINI DELLA STRISCIA DI GAZA (2) PROBLEMI DI SOPRAVVIVENZA A pagare il prezzo delle dure con- dizioni di vita e della difficile si- tuazione economica che sta viven- do la Striscia di Gaza sono anche i bambini, in particolare quelli della Città di Gaza. Per poter sopravvi- vere insieme alle loro famiglie (per chi ha ancora una famiglia), i piccoli palestinesi sono costretti a fare i venditori per strada e nei mercati. Ahmad, 10 anni, vende prezze- molo al mercato di az-Zawiyah. È un bambino come tutti gli altri del- la sua condizione: vestiti strappati, capelli spettinati, viso stanco. Ha dovuto lasciare la scuola, ma spera di poterci andare ancora, come i suoi coetanei; intanto, va a lavora- re al mercato ogni mattina, per tor- nare a casa la sera. Ha riassunto la sua esperienza in poche parole: «La vita è difficile!». I suoi sogni? Avere un vestito nuovo e un cellulare. Baha, con il suo instancabile sor- riso, vende invece mais, e a quasi tutte le domande risponde subito: «La a‘rif» (non so), come se volesse fuggire dalla realtà. Noi però ab- biamo insistito nel chiedergli delle sue speranze in questa vita, e lui fi- nalmente ha risposto: «Fare l’inse- gnante, perché l’insegnante non si stanca come noi, va a scuola la mat- tina e torna a mezzogiorno, mentre io vengo al mercato ogni giorno al- le otto del mattino e torno a casa la sera: qualche volta mi lavo, altre dormo direttamente tanto sono stanco, senza nemmeno cenare». P roseguendo il giro, assistiamo a una scena triste, per certi versi difficile da comprendere: un uomo, apparentemente di tutto rispetto, sta fermo a un lato della strada, mentre in un angolo, vicino a lui, scorgiamo un bambino dall’aspetto di mendicante, ma che vende le si- garette alle macchine di passaggio. Cosa c’entra l’uomo con il bambi- no? ci siamo chiesti. L’amara realtà è che l’uomo è il padre del bambi- no, e continuamente gli domanda: «Cosa hai venduto? Dammi i soldi! Cerca di vendere ancora di più!». Ecco come il bisogno ha spinto un padre e un figlio a una misera vi- ta, fatta solo di sopravvivenza. Infopal Bambini rimasti senza casa.
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