Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

MISSIONI CONSOLATA e il suo legame con fenomeni natu- rali. I maya consideravano il tempo come un qualcosa senza né inizio né fine, per questo non hanno dato all’«anno uno» lo stesso significato di altri popoli, come i romani che ini- ziarono la loro cronologia a partire dalla fondazione di una città. Per la cultura maya l’origine del calendario è strettamente ispirata all’universo e agli elementi naturali necessari per vivere: fuoco, terra, ac- qua e aria, oltre che ad alcuni simbo- li fondamentali, come la donna, il ri- sveglio e la morte. Il calendariomaya è circolare, in accordo alla cultura ciclica che lo i- spirava, mentre quello gregoriano è lineare. Inoltre si fonda sui cambia- menti cosmici e non sulla misurazio- ne del tempo. L’aspetto sorprenden- te è la precisione di questo calenda- rio, che creato in accordo ai movimenti del sole, aveva calcolato la durata dell’anno in 365, 2420 gior- ni, l’approssimazione più perfetta e- laborata dall’umanità fino all’epoca dello sviluppo di sistemi tecnolo- gici e informatici. UNNUOVOANNO Il 21 febbraio a Nebaj, cittadi- na di circa 20.000 abitanti situa- ta nel dipartimento del Quichè, centro dei massacri inflitti alla popolazione indigena maya du- rante il conflitto armato e cuore della tradizione maya ixil (pro- nuncia iscil ) ha accolto l’anno 5125. Chi si aspettava una ce- lebrazione rumorosa, ap- pariscente e molto parte- cipativa ha dovuto fron- teggiare una certa delusione. Il capodannomaya, ci spiega Ana Laynez Herrera, guida spirituale appartenente al gruppo indigeno ixil , è un evento interiore, sacro. «Per accogliere il nuovo anno ci prepariamo con cinque giorni di riflessione, di purificazione: si tratta del wayeb , il periodo di transizione tra un anno e l’altro». L’associazione Fundamaya, orga- nizzazione guatemalteca impegna- ta nella promozione dei diritti uma- ni e la salvaguardia delle tradizioni maya, ha sostenuto una celebrazio- ne più ufficiale, simbolica, quasi per ricordare e mostrare alla gente che la cultura maya esiste ancora e non deve essere perduta. Quello che sembra però stonare è unmarcato senso di vuoto alla ceri- monia. La gente partecipa, segue il rito di benvenuto al nuovo anno,ma alle semplici domande di turisti e curiosi, su quale sia il significato più profondo dell’atto o perché si usano determinati colori di can- dele piuttosto che elementi natu- Pagina precedente: in alto, rito di purificazione nella notte del 21 febbraio, in attesa del nuovo anno; a sinistra, guida spirituale ixil si inginocchia in saluto ai punti cardinali; a destra, un altro sacerdote ixil offre acqua al fuoco sacro. A destra: bimbo gioca con le candele durante la cerimonia. SIMBOLI E SACERDOTI L a cerimonia maya solitamente si svolge in un luogo sacro ed è una celebrazione di ringraziamento delle forze della natura:Kab’awil (dio) è l’universo e si manifesta nella dualità, per questo ci sono giorni buoni e giorni cattivi, perché Kab’awil rappre- senta due energie opposte. Le ceri- monie, coordinate dalle guide spiri- tuali, sono caratterizzate dalla pre- senza di un fuoco centrale e iniziano sempre con il saluto ai quattro punti cardinali per seguire con l’offerta di vari elementi quali resina, petali o fio- ri, mais, acqua per invocare la prote- zione del dio e degli antenati. Nell’area di Nebaj, in Quiché, esi- stono circa 350 guide spirituali. Le guide possono essere uomini o donne,ma l’importante è che la do- te per essere «tatas» e «nanas» non si può acquisire o imparare, è innata. S pesso si manifesta in giovane età in sogno, con simboli rappresen- tanti il volo, come varie specie di uc- celli. È necessario l’appoggio di una guida spirituale già formata per colti- vare le doti e aiutarle a manifestarsi. Durante le cerimonie le guide spiri- tuali si riconoscono perché si copro- no il capo con un tessuto, spesso di colore bianco, e impugnano un ba- stone simbolico. Se un tempo «tatas» e «nanas» vivevano delle offerte che riceveva- no per il servizio che prestavano nelle comunità oggi invece si trova- no in difficoltà e devono svolgere altre attività per sostentarsi.Vari progetti di salvaguardia delle tradi- zioni indigene appoggiano l’attività delle guide, forse in parte snaturan- do la loro funzione, ma quanto me- no ne garantiscono una formale esi- stenza. Ermina Martini

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