Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

MISSIONI CONSOLATA trattati,Osvalde è molto femminile e non nasconde una certa tenerezza sotto la quale fermenta una grande grinta. Donna e realizzatrice, si rischia di avere più difficoltà in questomestie- re. «Penso che noi donne abbiamo molti più ostacoli per fare una car- riera professionale.Quando si è ve- ramente impegnate è difficile conci- liare una vita di famiglia con la car- riera. E questo non solo per le donne cineasta. Per noi c’è la dimensione supplementare di dover andare ai festival, assentarsi settimane per le riprese e per la promozione del film». Come donna, cineasta, africana è ancora più complicato, ricorda O- svalde, perché: «Il cinema è un uni- versomolto chiuso, pieno di uomini. Talvolta quando si gira ci si ritrova come sola donna con quindici uo- mini. Non è mai molto semplice... Anche a livello internazionale è un ambiente machista e sessista».No- nostante questo il numero di donne africane che realizzano film in tv o per il cinema è in aumento. UNA STORIADI «NEGRI» Nel 2003 decide di dedicarsi a un progetto ambizioso: un documenta- rio sul Commandement opérationnel (letteralmente: Comando operativo ). Si tratta di un corpomilitare d’élite, che il presidente camerunese Paul Biya (ancora in carica) creò, con de- creto presidenziale, nel febbraio del 2001.Vi facevano parte reparti scelti di esercito, gendarmeria e vigili del fuoco. L’obiettivo era quello di com- battere il «grande banditismo» che imperversava la zona di Douala, la capitale economica del paese, sulla costa. Purtroppo il «Co» (come veniva chiamato) ha una deriva violenta e diventa incontrollabile. I giovani dei quartieri spariscono, sono torturati e, il più delle volte, uccisi. In altri casi sono chiusi in piccole celle dove so- no lasciati consumare per fame e se- MC LUGLIO-AGOSTO 2009 25 Pagina accanto: Osvalde con il terzo premio per filmdocumentari vinto al Fespaco 2009. Sopra: una locandi- na del filmdi Osvalde Lewat. Una scena tratta dal filmdi Osvalde Lewat: la testimonianza di Rigobert Kouyang, ex del comando operativo.

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