Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

CAMERUN 24 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 po per fare delle vere ricerche. «Vo- levo anche realizzare dei lavori che potessero restare, in un certo senso, essere rivisti». Dopo aver frequentato l’Istituto nazionale dell’immagine e del suo- no di Montréal (Canada), realizza il suo primo documentario. Si interes- sa ai diritti degli innuit, le popolazio- ni indigene del Canada. Il taglio è so- ciale. Frequenta un corso anche alla prestigiosa Femis di Parigi (Scuola nazionale superiore dell’immagine e del suono) e realizza un documenta- rio sulla vita di una religiosa. Comincia a lavorare per la televi- sione, facendo dei programmi d’informazione.Arriva così al suo primo cortometraggio impegnato: Au-delà de la peine (Al di là della pe- na). È la storia vera di un carcerato in Camerun, che condannato a 4 anni, ne aveva passati 33 in prigione.Que- sto film riceverà diversi premi, tra cui il gran premio film televisivi in Por- togallo e il premio diritti umani al fe- stival Vues d’Afrique di Montréal. Osvalde non si ferma, ha trovato il suomodo di essere e fare giornali- smo. Unisce alla sua intelligenza e capacità tecniche una grande deter- minazione. «Questo filmmi ha dato voglia di andare avanti.Ho continuato quindi con i documentari quello che avevo iniziato con il giornalismo, una sorta di attrazione per i soggetti socio-po- litici». PER UNANUOVA COSCIENZA CITTADINA Se le si chiede da cosa scaturisce questo suo «impegno» risponde: «Non so se è un giornalismo impe- gnato. Forse. Voglio piuttosto che gli altri, tramite i lavori che faccio, si sen- tano impegnati, coinvolti.Che i film portino qualcosa alla gente, al mon- do in cui vivo, all’Africa.Non so se riesco sempre a farlo,ma ci provo». E così si trova a raccontare trage- die: «Mi dicono che i miei film fanno piangere. Io ho piuttosto voglia di scuotere la gente e farla muovere. Fare inmodo che ci sia più coscien- za cittadina in Africa, e quindi un ri- sveglio politicomaggiore.Che la gente comprenda che ha una re- sponsabilità sul proprio destino, quindi non può dare le dimissioni di fronte a delle questioni che sono preoccupanti nella loro società». In Africa è difficile vivere, occorre battersi: quotidianamente ci si do- manda se si riuscirà a nutrire la pro- pria famiglia.Così molti africani non si interessano più a quello che suc- cede nel loromondo: «Io invece penso che cercando di far muovere la società si può riuscire a migliorare anche il proprio quotidiano. È que- sta la mia visione ed è per questo che faccio i film». Nel 2005 Osvalde Lewat torna su- gli schermi con il soggetto delle donne violentate in Congo durante la guerra: Une amour pendant la guerre (Un amore durante la guerra) . Un punto di vista di una africana su una tragedia di africane. Nonostante la durezza dei temi

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