Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

22 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 ITALIA debito conmilioni e ora lavoro per contomio,qui.Ho provato e conti- nuo a cercare un lavoro onesto.Ma sembra non esserci. Sono andata da tante associazioni che stai nominan- do. Ma la verità è che io sono una prostituta e rimarrò sempre una pro- stituta. Per giunta nera.Una prostitu- ta nera.Vorrei solo un lavoro di cui i miei figli non dovrannomai vergo- gnarsi, vivere in una casa povera,ma dignitosa emagari un buon compa- gno. Ma ho perso le speranze. L’a- more non esiste.Per quelle comeme l’amore non esiste. E gli uomini,mie care, fidatevi: sono tutti uguali. Qui fa schifo, lo so. Le finestre sono rotte. I bagni sono di tutti e ci trovi anche gente che si spara in vena e- roina. E il terrore continuo che pos- sano fare qualcosa ai miei figli.Ma è meglio che stare sotto i ponti. La lu- ce va e viene, quindi d’inverno i ter- mosifoni vanno per un po’.Ogni tan- to vengono a chiuderli, perché non paghiamo...Menomale c’è un’asso- ciazione di attivisti che ci aiuta.Ab- biamo una stanza tutta per noi. So- no cose per voi assurde,ma per me è già un passo avanti» chiude il di- scorso Rosa. C ontinuiamo a scattare tra i sorrisi dei bambini che vo- gliono entrare dentro l’obiet- tivo. Rosa ci guarda divertita ma non dice più nulla. Ci ha già vomita- to la rabbia e il dolore.Non è stata un’intervista la mia,ma solo un suo sfogo. E lo prendo così. Il senso di impotenza torna come il senso di colpa che si fa spazio nel cuore e nella mente ogni volta dopo aver vi- sto e ascoltato queste storie. E ti di- ci: è il tuo lavoro. Sei la loro voce e così li puoi aiutare. Dopo qualche settimana leggo nella cronaca locale del Lazio che a Ostia, nella malfamata casa occupa- ta da clandestini «è stata ammazza- ta una giovane nigeriana. Si faceva chiamare Rosa. Lascia due bambini di cinque e due anni affidati all’assi- stente sociale». Riguardo le foto e rivedo quella sagoma nello sfondo del primo pia- no di Jafety.Ogni foto è un ricordo. Rivivo quel suo sfogo. Ricordo i sorri- si dei bambini così come lo sguardo di quel cliente. Il padre di Jafety che ha abbandonato suo figlio pur di non rovinare quel fintomatrimonio che andava avanti da troppi anni. ■ La casa occupata di Ostia Ostia, uno scorcio Nella casa di Ostia

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