Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009
mente si gratta la testa piena di ricci. «È un’allergia del cuoio capelluto,mi hanno detto» dice Aisha. La mia paura, avendo una testa altrettanto piena di ricci, è che fossero pidocchi. Ma che fare.Non posso andar via. Non posso non ascoltarli.Non posso non stargli vicina.Non è stato sem- plice entrare laddove non entra nes- suno. Ci avevano dato fiducia. E io non potevo tradirli. Guardo Alessandra, capisco lo stesso timore,ma la stessa voglia di documentare come si possa ancora, nel terzomillennio, vivere in queste condizioni, nella Roma multietnica. Alexandrina ci fa capire che ci stan- no aspettando.Continuiamo a salire le scale tra i saluti e gli sguardi di chi è intrinsecamente intimorito. Sono clandestini.Clandestini con storie al- le spalle allucinanti.Ma tutti insieme vanno a manifestare per il diritto alla casa. La casa di Carlo Felice è nota per le sue manifestazioni. Spesso so- no finiti nei telegiornali nazionali. A lexandrina ci porta a casa sua; vive con il nipote, la sorella e un’altra sudamericana che ha ospitato. L’odore di cibi e l’arreda- mento tipicamente sudamericani ci avvolge e ci impregnerà i vestiti.Un bellissimo ragazzo vestito come tan- ti suoi coetanei italiani è steso su un letto fisso a guardare i video di Mtv. MISSIONI CONSOLATA armadio, un tavolino e due sedie per gli ospiti.Ci giriamo come due ele- fanti in una gioielleria tra i sorrisi di Aisha, una giovane etiope che vive in questa stanza conmarito, figli e parenti.Una decina di etiopi che si dividono l’umidità che trasuda dai muri al pavimento. Due occhi magnetici grandi e scu- ri ci fissano. Sembra una bambola seduta su uno di quei materassi con la stessa eleganza di una regina d’o- riente sul suo trono. È Sara. Per mol- to tempo sarà la nostra modella, vin- cendo la timidezza e la paura dei suoi due anni.Un odore di caffè riempie l’aria. È Mohamed che appe- na dopo le presentazioni è scompar- so nell’anticamera di una pseudo- cucina. Sarà il primo dei sei caffè del- la giornata, dei sei piani. Forte e scuro come la loro terra africana. Aisha ci racconta la sua storia.A- mava Mohamed,ma in Etiopia era dura.Volevano sposarsi,ma nel loro villaggio era iniziata una guerriglia tribale.Appartengono a due tribù ri- vali da sempre.Un fratello di Moha- med era venuto in Italia e gli scrive- va una lettera al mese.Gli mancava la sua terra. La luce e i colori dell’E- tiopia, la famiglia, le feste tutti insie- me, ma «mi ripeteva sempre, non sai che gioia svegliarsi la mattina senza saltare dal letto, non andare a dor- mire con il terrore che anche quella notte verranno a fare razzie - ricorda Mohamed -. È vero.Qui è dura.Non si fidano. E quando trovi lavoro ti ri- cattano con uno stipendio da fame, tanto sanno che non possiamo ri- bellarci, altrimenti non abbiamo una documentazione per rinnovare il permesso di soggiorno.Menomale abbiamo saputo di questa casa oc- cupata. Siamo in tanti e diversi. La sera succede di tutto, perché c’è sempre chi fa entrare qualcuno che spaccia come amico.Ma almeno ab- biamo un tetto. E la maggior parte degli abitanti sono brave persone. Sono riuscito a trovare questi mate- rassi e piano piano compro qualco- sa per la mia famiglia. La nostra gioia più grande è la nostra Sara.Non riu- scivamo ad avere figli. E per noi che siamo cresciuti con il pensiero fisso di fare dei bambini, non averne di nostri era dura.Ma abbiamo pregato e pregato, e il buon Dio ci ha premia- to» continua Mohamed. Parliamomentre Sara continua- MC LUGLIO-AGOSTO 2009 19 Alexandrina La casa di Alexandrina
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