Missioni Consolata - Giugno 2009
MC GIUGNO 2009 71 F acciamo ancora un passo avanti per raggiungere l’o- biettivo che ci siamo dati con la rubrica della nostra rivista «Così sta scritto», e cioè aiutare i lettori a vin- cere l’approccio superficiale alla Bibbia con un’attenzio- ne più rispettosa del testo che per noi è Parola di Dio. Ogni volta che prendiamo in mano la Bibbia dobbiamo avere lo stesso atteggiamento e la stessa sensazione che ebbe Mosè quando vide il roveto di fuoco e scoprì di tro- varsi davanti a Dio: si tolse i calzari, abbassò la testa fino a terra e stette in adorazione (Es 3,1-6). Noi invece siamo stati abituati a leggere la Bibbia come un libro di racconti edificanti o come un codice etico, da cui prendere quel- lo che serve all’occasione, perdendo di vista la visione globale del disegno di Dio che la Bibbia descrive: un pro- getto di alleanza inserito nella storia dell’umanità. Ne deriva che la Bibbia è una prospettiva di vita e bi- sogna impararla frequentandola assiduamente e metten- do in connessione tra loro fatti, eventi e parole per po- terne cogliere la portata unitaria. Nessun fatto narrato nel vangelo o in qualsiasi altra parte della Bibbia può es- sere preso da solo e staccato dal suo contesto naturale, perché significa sfalsarne il senso: vale per le nozze di Ca- na, le parabole o i miracoli. I N GINOCCHIO DAVANTI AL TRONO DELLA G LORIA Alla luce di quanto appena detto, forniamo di seguito una visione d’insieme dello schema di tutto il vangelo di Giovanni, che ci serve anche come consultazione quan- do vogliamo leggerne un brano o un passo: vedere dove è collocato, quale posto occupa all’interno del progetto dell’autore. In questo modo capiremo meglio e più profondamente. Forse all’inizio ci costerà un po’ di fati- ca, ma siamo sicuri che i lettori conoscono il proverbio «non c’è rosa senza spine». Sul IV vangelo sono state fatte molte proposte di divi- sione e di strutture, segno della complessità e forse an- che dell’irriducibilità del testo: possiamo sfiorarlo, ma non possederlo, possiamo intuirlo, ma non dominarlo perché la Parola di Dio è, sì, scritta con parole dell’uomo che usa le regole delle grammatiche delle lingue umane, ma è anche la Parola di Dio che emerge dal limite in tut- to il suo splendore superandoci in sovrabbondanza. Gli stessi disaccordi tra gli studiosi non sono alterna- tivi, ma angolature diverse, di cui ognuno coglie un a- spetto che non necessariamente nega gli altri, ma sem- mai si integra con essi che espongono altri punti di vista. Di fronte alla Parola di Dio bisogna essere «umili» e biso- gna stare anche «in ginocchio» perché essa è il trono del- la gloria del Lògos che diventa fragilità per mettersi al no- stro livello: «E il Lògos carne fu fatto» (Gv 1,14). a) Cana punto di arrivo e punto di partenza Tra tutte le proposte di divisione del vangelo di Gv, ci sembra più interessante quella dello studioso Frédéric Manns (cf bibliografia della 1 a puntata: L’Évangile 12- 17), specialista del vangelo di Gv e di letteratura giudai- ca che insegna a Gerusalemme allo Studium Biblicum Franciscanum . La particolarità della sua proposta (e di tutta la sua impostazione esegetica) sta nel fatto che egli, più di ogni altro, mette in rapporto il IV vangelo con la letteratura giudaica e i testi di Qumran, con l’obiettivo e- spresso di ricercare il sottofondo originario della predi- cazione di Gesù e della presentazione che ne fa l’autore del vangelo. È vero: poiché noi non conosciamo il giudaismo, non capiamo il 90% del significato del vangelo. Lo schema sintetico del IV vangelo, suggerito da Frédéric Manns, che riportiamo sotto, ci aiuta a rilevare subito che il rac- conto delle nozze di Cana non è un masso erratico, ma è inserito dentro una visione teologica che ha come epi- centro geografico la cittadina di Cana dove Gesù compie «due segni»: uno rivolto ai Giudei con le nozze di Cana (Gv 4,1-12) e l’altro rivolto ai Pagani con la guarigione del figlio del funzionario regio (Gv 4,43-51). b) Da Cana a Cana: due rivelazioni di una sola Gloria A Cana quindi avvengono due rivelazioni che riguarda- no il mondo intero: i giudei e i pagani, i credenti e i non credenti, il mondo biblico e il mondo estraneo alla Bib- bia. Questi due segni sottolineano già nel loro stesso an- nuncio, l’universalità del messaggio di Gesù che l’evange- lista mette in evidenza, perché la rivelazione del monte Sion fu riservata al solo popolo ebraico, mentre ora, nel- l’èra messianica, Dio parla al mondo intero, senza più di- DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (40) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (5) UN VANGELO, MOLTISSIME PROSPETTIVE: DALL’ORA ALLA GLORIA
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